La velocità della trasmissione delle notizie e degli appelli sono stati l'asso nella manica del presidente riconfermato da un alto numero di under 30. Wedd, leader della Payvia: "Il mobile computing ha fatto la differenza". E il sistema di contributi nel 2016 si perfezionerà
Le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti non hanno visto solo la vittoria di Barack Obama dal punto di vista elettorale, ma anche un vero trionfo dal punto di vista “social”. La velocità della trasmissione delle notizie e degli appelli, legata alla possibilità di seguire i candidati sui vari social network, sono stati l’asso nella manica del presidente riconfermato, secondo le statistiche, da un alto numero di voti di giovani under 30. Un dato che è stato confermato dalle parole di Darcy Wedd, presidente dalla Payvia , l’azienda che ha messo a disposizione le tecnologie per ricevere donazioni per la campagna elettorale di entrambi i candidati. Senza entrare nel merito dell’importo accumulato dai due sfidanti ha comunque confermato: “Il mobile computing ha fatto davvero la differenza nelle elezioni presidenziali. Romney ha perso, e questo è un buon modo per unire i puntini”. Insomma: anche sotto l’aspetto dei finanziamenti ricevuti per la campagna elettorale, Obama ha vinto sul suo avversario.
Secondo le indiscrezioni trapelate proprio dalla Payvia, gran parte delle donazioni sono state effettuate in momenti ben precisi, uno tra tutti il primo dibattito presidenziale del mese di ottobre che ha visto un picco nei contributi tramite tecnologia mobile di oltre il 96%. In contemporanea sono stati inviati quasi 10 milioni di cinguettii su Twitter. È evidente, come ha sottolineato Wedd, che i due dati sono strettamente collegati: la facilità con cui sono stati inviati tweet durante il dibattito, va di pari passo con la facilità con cui è stato possibile effettuare donazioni attraverso dispositivi mobili. Ben diverso dall’impegno che invece avrebbe richiesto un accesso sul web per donare attraverso la carta di credito. Se già in queste elezioni il ruolo delle donazioni “social” è stato fondamentale, di certo lo sarà ancora di più per le urne del 2016 dove la ditta assicura che verrà implementato un sistema di donazione attraverso l’addebito sulla fattura del mese successivo. Per lo stesso motivo verrà implementato su Facebook un tasto “tex-to-donate” e sarà data la possibilità di seguire in streaming tutti gli eventi della campagna elettorale.
Se è vero che Obama ha vinto grazie ad un sostegno soprattutto “giovane”, è facile ritrovare lo stesso dato anche tra i fans: 33 milioni su Facebook per Obama contro appena 12 milioni di Romney . “L’abilità di diffondere rapidamente un messaggio, qualunque esso sia – ha commentato Jack Gold, analista della Gold Associates -, ha chiaramente consentito di amplificare in modo virale sia le notizie e gli eventi positivi che quelli negativi”. E l’Italia, spesso ispirata al modello economico americano, come si pone nell’ottica di una nuova politica 2.0, fortemente “social” e connessa alla rete? “Oltreoceano è una consuetudine, da sempre, finanziare il politico per cui si crede – commenta Riccardo Scandellari, esperto di web marketing e tecniche di comunicazione rivolte al web -, in Italia non è mai radicata, anzi, in alcune zone del paese succede addirittura il contrario. Ancora dobbiamo vedere la vera discesa in campo sui social media, i partiti politici e movimenti investiranno, come è successo negli Usa, in: Tweet e Hashtag sponsorizzati, Facebook Ads e banner sui principali quotidiani. Un esempio di quello che potrà succedere l’abbiamo visto l’anno scorso con l’elezione del sindaco Pisapia, si avvantaggiò nella capacità dei suoi sostenitori di contrastare sui blog e piattaforme sociali, talvolta deridendola non proprio amabilmente, la sua avversaria Letizia Moratti; e di creare, con gli stessi strumenti, il fenomeno virale del “favoloso mondo di Pisapia”. Ma la capacità di finanziarsi con donazioni degli elettori attraverso sms e PayPal è un caratteristica prettamente anglosassone e non esportabile, almeno fino a quando perdurerà questo astio nei confronti della politica”. E sul 2020 Wedd scherza: “Forse saremo in grado di votare direttamente sui nostri smartphones”. Ovviamente negli Stati Uniti.