Proprio ieri Nichi Vendola, candidato alle primarie per Sel, sparava ancora su Renzi: “Questa campagna elettorale è un’esperienza splendida per chi non ha amici alle Cayman”. Ma adesso si scopre che, oltre a essere amico di Renzi, Davide Serra ha visto investire in CoCo bond del suo fondo Algebris una cifra di circa 10 milioni di euro proveniente dall’Ente Cassa di Risparmio, la fondazione di Firenze, in cui il sindaco nomina un membro del comitato d’indirizzo: Bruno Cavini, portavoce di Renzi.
Dieci milioni di euro, quindi. Un investimento che non è neppure l’1% di quelli della fondazione: nel bilancio 2011 toccavano in tutto quota 1 miliardo e trecento milioni. Ma una cifra che, comunque, è la metà dei 23 milioni di investimenti previsti per il territorio nel 2013. L’operazione è recente, avvenuta poco prima della ormai nota cena milanese, a ottobre, di Renzi con la grande finanza italiana. Il sindaco, chiusa la Leopolda, è all’ultima corsa, tanto che domenica 25 novembre, il giorno delle primarie, sarà impegnato nella maratona di Firenze.
Davide Serra, il suo alter ego della finanza internazionale, proprio dal palco della kermesse, ha mostrato ancora una volta il suo lato pop, discettando di scout e solidarietà, altro che paradisi fiscali alle Cayman. Ma il sindaco Renzi, tra una corsa e l’altra, si sarà sicuramente informato degli investimenti della fondazione di riferimento della sua città.
Perché il fatto riguarda, e beneficia, proprio Davide Serra. E la fondazione in questione è l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, appunto, presieduta dal potentissimo Jacopo Mazzei, uomo che nella città gigliata fa il bello e il cattivo tempo, amico del sindaco, ma non solo. Perché nel cda dell’Ente c’è anche la vera eminenza grigia di Renzi, l’imprenditore Marco Carrai, appartenente a una dinastia di “principi” di Greve in Chianti, legato all’Opus Dei e molto vicino, anche con altri incarichi (Firenze Parcheggi, Gabinetto Viesseux), ai vertici di Palazzo Vecchio.
Nell’articolo 1 dello Statuto della fondazione fiorentina si legge: l’Ente opera “nello spirito della cultura europea di progresso civile, con lo scopo di favorire il risparmio e la previdenza delle classi meno agiate, prevedendo la destinazione dei profitti esclusivamente a scopi di utilità sociale”, e non ci può essere alcun dubbio sull’importante funzione dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, dal sostegno al soccorso clown per i bambini alla casa famiglia per giovani madri, per fare solo due lodevoli esempi. Ma i CoCo bond, come spiegato nel sito ufficiale della Borsa italiana, “sono strumenti rischiosi che, in caso di conversione, potrebbero subire notevoli perdite” e ancora, “in cambio di questo maggiore rischio che viene addossato all’investitore sono previsti dei rendimenti più elevati”. Proprio Carrai, invece, sostiene che “a fronte di un rendimento dell’11 per cento, il rischio per la fondazione è pari a zero”. L’unica cosa che i mercati considerano a rischio zero, però, sono i bund tedeschi, che hanno rendimenti reali vicini allo zero. Da regola base della finanza, infatti, più sale il rischio e più aumenta la possibilità di rendimento.
L’unica certezza è che, come riporta il Financial Times, l’Algebris CoCo Fund di Serra, che gestisce 900 milioni di dollari, sta guadagnando nell’anno di grazia 2012 la bellezza del 45%. In Italia è possibile investire in CoCo bond dal 21 maggio scorso. Per Davide Serra è un elemento di prestigio avere un investitore italiano, a maggior ragione se questo investitore può vantare nel suo marchio la parola “Firenze”. Eventuali benefici per la fondazione e di conseguenza per la comunità fiorentina si vedranno successivamente, anche se il margine di rischio dei CoCo bond, obbligazioni ibride convertibili, è talmente elevato che per alcuni analisti sarebbero addirittura i nuovi subprime, quelli della crisi dei mutui americani del 2007, all’origine di una catastrofe economica di proporzioni gigantesche.
di Giampiero Calapà e Stefano Caselli
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Da Il Fatto Quotidiano del 18 novembre 2012