Quando a Milano l’odor di Cina non è solo ristoranti d’oriente, quando a Torino l’aumento di capitale diluisce quote libiche come carburante allungato post-mortem (Gheddafi), ‘quelli che il calcio’ diventa Massimo Moratti contro presunte ricomposizioni del sistema in sonno: “Ho già vissuto queste situazioni e dopo tanti anni non vorrei ritrovarmi come allora”. Sibillino il sito Juventus.com: “No comment”, refurtiva già saldata. Gira la ruota, la giostra riparte. Si risale a bordo, in perfetto orario: gli intrecci e la spy story di Juve-Inter sono misteri all’italiana, leggasi Fiat, Saras e Telecom, cioè automobili, benzina e telecomunicazioni, dove Mediaset fa da spettatrice interessata, elargendo prebende nei diritti tv.
Il risiko delle lobby risvegliate da Moratti è ‘Nel paese di Giaralaruota’ (Vostock Film), film documentario di Stefano Grossi e Renato La Monica. Per alcuni dietrologia e complottismo juventino. Per altri (che poi è la stessa cosa) assoluzionismo da ‘così fa tutti’ e revisionismo d’accatto. Secondo me, invece, un’interessante chiave di lettura, un concentrato di analisi, legami e teoremi (bianco) neri (utili i commenti di Beha, Beccantini, Moretti e Sconcerti) per rileggere in 120 minuti smantellamento e rinascita del club più amato/odiato d’Italia. Sei anni dopo Calciopoli, non è mai tardi, vista l’aria che tira.
Neo-realismo e cronaca in fila indiana, la trama è verosimile (anche se, detto del doping, manca il richiamo al filone Gea Word): 171.000 intercettazioni degli inquirenti (uguale, un universo-mondo non trascritto!!), processi sportivi (conosciuti) e penali (snobbati, vedi security Tavaroli), tra condanne e assoluzioni, scambio di scudetti, funerali eccellenti (Agnelli, Gianni 2003 e Umberto 2004) e bare con giallo enigmatico (Adamo Bove, 2006), alta finanza e intrighi internazionali, bloccato l’espansionismo della Libyan Arab Foreign Investment Company e il flirt con la triade Giraudo-Moggi-Bettega, prima del bombardamento Nato su Tripoli e la salita al trono di Andrea Agnelli (Presidente, ramo umbertino), regia di John Elkan (Ifil-Exor, proprietà, ramo ‘avvocato’).
Almeno a chiacchere, la querelle infinita (non proprio in questi termini) riaffiora. Torna d’attualità. Ma la faida interna, riferiscono i ben informati, adesso è sul progetto di riqualificazione della Continassa, mentre Pinetina e Milanello guardano il sol dell’avvenire come un involtino primavera. Di là Marchionne, Usa, piccone e ruspa. Di qua yuan, China falce e martello globalizzata. Per molti (quasi tutti) era solo il Sistema Moggi, già su traversine e binari della stazione di Civitavecchia. Non proprio un film già visto, nello scontro tra titani …