Il ministro dell'Ambiente inaugura l'anno accademico a Parma tra le proteste dei collettivi studenteschi, rilanciando il dialogo tra governo e giovani generazioni, anche se l'aula dove parla è semideserta. Poi sull'inceneritore: "Non lo inaugurerei, ma evitiamo discussioni ideologiche"
Il ministro all’Ambiente Corrado Clini arriva a Parma per inaugurare l’anno accademico dell’Università degli studi, ma gli studenti non ci sono, anche se le lezioni sono state sospese appositamente per consentire la partecipazione all’evento. E quelli lasciati fuori dall’Ateneo per motivi di sicurezza, gli riservano un’accoglienza che non è delle migliori.
A contestare il suo arrivo fin dalle prime ore del mattino, una cinquantina di giovani che ha marciato per le vie intorno alla sede dell’Ateneo al grido di “Non c’è niente da festeggiare, oggi stiamo celebrando un funerale”. I ragazzi hanno occupato gli uffici dell’Ergo, l’ente regionale per il diritto agli studi, dirigendosi poi verso la sede centrale dell’Università, blindata per l’occasione dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa che hanno isolato tutta l’area. La protesta si è fermata dietro al cordone della polizia, con cori, fischi e il lancio di fumogeni.
“Sarebbe bello potere incontrare questi ragazzi perché la protesta delle giovani generazioni è la nostra speranza per il futuro” ha detto il ministro. Che però per entrare nell’Ateneo ha scelto di utilizzare un’entrata laterale, evitando il confronto anche solo visivo con il gruppo di protestanti. Le parole per loro arrivano al sicuro dell’aula Magna, di fronte ai microfoni dei giornalisti: “Possiamo uscire dalla crisi in Italia e in Europa se riusciamo a dare alle giovani generazioni la responsabilità della loro visione. Perciò il dialogo con le nuove generazioni che protestano è essenziale, non possiamo farne a meno e dobbiamo evitare che sia distrutto dalla violenza. Se non c’è il loro contributo, noi abbiamo poca speranza”.
Il dialogo auspicato però, negli effetti non c’è stato. Gli studenti sono rimasti fuori dall’Ateneo, i più fortunati fuori dall’aula piena di autorità in cui si è svolta la cerimonia e solo a due loro rappresentanti è stata concessa la parola. “Segno che questo ateneo è libero e dà importanza agli studenti” si è affrettato a dire il rettore Gino Ferretti, smentito poi dagli stessi giovani.
La polemica è sfociata nel discorso ufficiale del presidente del consiglio degli studenti Gianluca Scuccimarra: “Mi piacerebbe portare il saluto degli studenti, ma non posso perché stamattina ho trovato un’università pubblica blindata come il G8, e studenti che dopo aver ricevuto l’invito, sono stati bloccati e identificati dalle forze dell’ordine”. I rappresentanti degli studenti uniti con un comunicato hanno denunciato la situazione, parlando di “studenti privati del diritto alla partecipazione” e di “università pubblica che non è un carcere”.
Critiche al governo, alla situazione dell’università in continuo peggioramento, ma anche ai problemi dell’Ateneo ducale sono poi piovute tra gli applausi di tutti i presenti. “Vorrei vedere un Governo che viene in università non per parlare con docenti e autorità – ha detto il presidente – ma per rispondere alle domande che gli studenti la scorsa settimana hanno portato in piazza”. Nel mirino anche lo stato dell’Università di Parma, dove sono state appena rinnovate le rappresentanze degli studenti e degli organi maggiori, ma in cui il rettore Ferretti, così come altri colleghi di atenei italiani, è stato prorogato nel suo ruolo per la seconda volta, nonostante il suo mandato fosse in scadenza da due anni. “Non c’è stato un cambiamento nel Paese, né nella nostra università – ha aggiunto Scuccimarra – Perché democrazia significa rinnovare non solo organi ma anche governo dell’università, fermare delle proroghe continue e immotivate. Democrazia significa che all’interno dell’Ateneo i professori non cercano di giocare con le rappresentanze studentesche per i propri interessi”.
A rincarare la dose è stata poi una rappresentante dei manifestanti, che si è rivolta direttamente al ministro Clini, venuto a Parma per consegnare una medaglia d’oro al merito ambientale al professore emerito Antonio Moroni: “Peccato che il nostro ministro all’Ambiente non sembri così ferrato in tema di ambiente e salute, ma piuttosto interessato a difendere i profitti di chi sta avvelenando e devastando il nostro Paese”.
Gli studenti puntano il dito sull’Ilva di Taranto, sulla Tav in Val di Susa e sull’inceneritore di Parma. E le risposte del ministro arrivano sempre ai microfoni dei giornalisti. “Inaugurare l’inceneritore di Parma? Non lo farei, se dovesse assumere un valore simbolico, perché vi assicuro che di tutto abbiamo bisogno, tranne che di simboli. Eviterei discussioni ideologiche”. Il ministro ha spiegato che “gli inceneritori sono una delle modalità per la gestione dei rifiuti e sono regolamentati da leggi europee molto severe” e che l’emergenza vera invece riguarda le discariche: “La situazione grave è di quelle realtà in Italia in cui la maggior parte dei rifiuti finisce nelle discariche senza essere trattata, è questa la vera emergenza per il Paese”.
Più dura la posizione sulla Val di Susa: “E’ una protesta che guarda al passato e non fa bene all’Italia e alle giovani generazioni. Il progetto è stato cambiato radicalmente per fare in modo che si evitassero danni irreversibili per l’ambiente. C’è bisogno di creare infrastrutture per rendere possibile l’integrazione attraverso la mobilità dell’Italia con l’Europa”.
Clini ha infine parlato anche dei problemi dell’università (“ma non parliamo solo di macerie, guardiamo alle risorse umane e culturali che ci sono negli atenei”) e di quelli incontrati nel campo dell’innovazione e della ricerca. “Abbiamo cercato di fare di più nonostante i vincoli molto forti non solo di bilancio, ma anche di organizzazione, che anche nell’innovazione e nella ricerca è fondata su modelli superati – ha spiegato – Abbiamo cercato, ma non ci siamo ancora riusciti, di dare nuove forme agli istituti nazionali di ricerca, ma ci sono resistenze fortissime”.