Il termine ultimo per bandirli, spenderli e rendicontarli è il 31 dicembre 2013, ma se si vota a marzo non ci sarà tempo. Così la Fondazione Diritti Genetici ha depositato una diffida (inoltrato anche alla Corte dei Conti) per sbloccare le procedure entro 30 giorni
Molto probabilmente il Lazio non tornerà alle urne prima di marzo. E difficilmente la nuova giunta, che si insedierà attorno alla metà di aprile riuscirà ad indire un bando per assegnare i fondi per la ricerca e l’innovazione – già stanziati nel 2010 – spenderli ed infine rendicontarli entro il 31 dicembre 2013. Termine ultimo, fissato da Bruxelles, per usufruire dei Por-Fesr: i finanziamenti europei per lo sviluppo regionale. E così quei 625 milioni di euro, erogati in gran parte dall’Unione Europea, rischiano seriamente di tornare al mittente, senza essere stati spesi. Un vero e proprio spreco, per la Fondazione Diritti Genetici, imputabile “all’inerzia gravissima” della presidente dimissionaria, Renata Polverini.
E’ compito della giunta infatti avviare l’iter per l’attuazione del “Programma strategico regionale per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico” di durata triennale che la Regione Lazio, come stabilisce la legge regionale 13 del 4 agosto 2008, è tenuta ad adottare. Uno specifico documento in cui vengono stabiliti gli indirizzi e gli obiettivi per le politiche di ricerca – settore in cui la stessa Regione ha individuato uno dei fattori trainanti per favorire la crescita sociale, economica ed occupazionale – e in base al quale vengono ripartite le risorse pubbliche. Secondo quanto sancisce la suddetta legge, una volta approvato il piano strategico, la giunta “adotta entro il mese di marzo di ogni anno un piano nel quale sono individuati per l’anno di riferimento gli interventi, i soggetti ammessi, le risorse nonché i tempi e le modalità per la realizzazione degli interventi stessi”.
“Ma a parte il bando indetto alla fine del 2011 per la competitività delle imprese (a cui pure è rivolto il programma strategico, ndr), quei soldi – denuncia a ilfattoquotidiano.it Ivan Verga, direttore generale della Fondazione Diritti Genetici – non sono stati toccati”. La giunta guidata da Renata Polverini insomma sembra aver ignorato quel settore che la Regione Lazio aveva deciso di promuovere, introducendo nel 2008 una norma ad hoc: giustappunto la ricerca. Quasi un paradosso ancor più se si considera che la maggior parte della ricerca nazionale si concentra proprio nel Lazio, in cui ricadono ad esempio: un distretto tecnologico delle bioscienze, uno per i beni e le attività culturali e un polo aerospaziale.
Le risorse finanziarie per la ricerca quindi ci sono, sono disponibili, ma i bandi necessari all’allocazione non sono stati indetti. “Un’inadempienza inaccettabile – commenta Mario Capanna, presidente della Fondazione Diritti Genetici – che impedisce a tutti quei soggetti che, come noi, sono legittimamente interessati a concorrere alle procedure di accesso ai finanziamenti europei per la ricerca, di esercitare un proprio diritto”. Ed è proprio per questo motivo che la Fondazione Diritti Genetici ha depositato una diffida nei confronti del governatore Polverini e della sua giunta perché avviino entro trenta giorni le procedure per sbloccare i fondi del “Programma strategico regionale per la ricerca”, indicendo i bandi necessari all’allocazione dei fondi. L’atto formale è stato inoltrato anche alla Corte dei Conti, fa sapere la Fondazione Diritti Genetici, per i controlli e gli adempimenti di sua competenza. “L’ingiustificato spreco irreversibile di risorse pubbliche non solo pone in essere la violazione del principio di buon andamento e di efficacia dell’azione amministrativa, con conseguenti profili di responsabilità – si legge nella diffida – ma ostacola le politiche di sviluppo territoriale dettate ad ogni livello di governo, anche europeo”. E se quei fondi non venissero assegnati, oltre al danno si rischierebbe la beffa: già perché “difficilmente l’Europa tornerà a mettere a disposizione fondi per l’innovazione e la ricerca – fa notare Verga – se li rispediamo al mittente senza essere stati capaci di investirli”.