Il magistrato, Rosanna Musa, nell’aggiornare l’udienza dopo il 13 settembre 2013, data dalla quale il tribunale dovrebbe essere assorbito da quello di Torino, ha impugnato i provvedimenti di fronte alla Corte Costituzionale. Il decreto era stato approvato a luglio
La riforma della geografia giudiziaria, con il taglio dei 37 tribunali e la soppressione di 220 sezione distaccate, finisce alla Corte Costituzionale. Un giudice civile di Pinerolo (Torino) ha sollevato questione di legittimità della legge delega e del decreto legislativo che, ridisegnando la mappa degli uffici, sancisce la cancellazione di quel tribunale. Il magistrato, Rosanna Musa, nell’aggiornare l’udienza dopo il 13 settembre 2013, data dalla quale il tribunale dovrebbe essere assorbito da quello di Torino, ha impugnato i provvedimenti di fronte alla Consulta.
Nel ricorso ai giudici, il primo del genere in Italia, si ipotizza, nella parte dei provvedimenti che prevedono la scomparsa dell’ufficio pinerolese, la violazione degli articoli 3, 24, 25, 76 e 97 della Costituzione. Fra i vari argomenti citati dal giudice spicca la relazione ministeriale che accompagnava il decreto 155 del 2011, dove si spiegava che era stata seguita la strada di “impedire accorpamenti dei tribunali sub provinciali ai tribunali delle cinque grandi aree metropolitane (Roma, Napoli, Milano, Torino, Palermo)”. Dei due tribunali presenti nel territorio provinciale di Torino, però, si è salvato solo quello di Ivrea.
Il decreto, approvato il 6 luglio scorso, punta al recupero “dell’efficienza”. La riduzione degli uffici giudiziari, secondo il governo, comporterà risparmi di spesa, previsti sui 2 milioni 889mila e 597 euro per il 2012, 17milioni 337mila e 581 euro per il 2013 e 31 milioni 358mila e 999 per il 2014. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, aveva commentato parlando di “provvedimento” epocale.