Il cantautore romano esce oggi nei negozi con una raccolta di brani natalizi come White Christmas, l'Ave Maria di Schubert e Rocking Carol. Una sorta di racconto autobiografico, in attesa del primo cd di inediti dopo 10 anni, in uscita a maggio 2013
“Aveva sacrificato la sua voce per far sentire più forte la mia”. Una radio. Una finestra sul mondo. Via dei Noci al numero 46, popolare quartiere di Centocelle, Roma. Cinquanta metri quadri che “misuravano d’infinito”. Un bambino, figlio unico di un maresciallo dei carabinieri e di una sarta. “Un tipo ingegnoso” lui, “l’uomo di casa e l’ex contadino”, colui cui spettava “la strutturazione e l’impianto dell’albero e del presepe”. “L’esteta del gruppo” lei. Mano nella mano con quel piccolo uomo, classe ’51, Montesacro, che sognava di fare l’architetto. Ma che, in un lontano Natale degli anni Cinquanta, riuscì a scoprire il mondo attraverso quello strano oggetto che emetteva “ruggiti, fischi, sibili, rantoli, mozziconi di parole e grappoli di note” acquistato coi risparmi di una famiglia media. Un oggetto che poi, la vita, gliel’ha cambiata davvero.
Claudio Baglioni e il Natale. Non soltanto un cd, 26 canzoni in vendita da oggi per Sony, ma anche un racconto. Nel tinello di casa, accanto a quel focolare sempre sognato, a quel fratellino troppo caro per essere comprato al mercato, a quei pastorelli sproporzionati e a quella radio, transistor e fili invisibili che collegano il mondo. Baglioni rivisita, facendoli propri, i tradizionali brani di Natale – da White Christmas all’Ave Maria di Schubert, dal Cantique de Noel a Rocking Carol – e li carica dei suoi ricordi di bambino e delle sue emozioni di periferia. Di quel Gazometro che sarebbe potuto diventare il più grande albero di Natale di Roma e che invece poi è diventato l’oggetto della tesi di laurea dell’architetto Baglioni. C’è tanto di lui nelle 13 pagine di racconto autografo che accompagnano il cd. Ma c’è, soprattutto, la speranza di recuperare lo spirito del Natale di 60 anni fa, quella casetta di legno e lamiera sul terrazzo che sarebbe stata in grado di ospitare tutte le voci del mondo. Prodotto e arrangiato da George Westley alla direzione della Budapest Scoring Symphonic Orchestra, “Un piccolo Natale in più” è corredato dalle splendide foto di Alessandro Dobici.
Baglioni non ha nostalgia del passato. “Quello l’ho avuto e l’ho vissuto. Ed è ancora con me. E con me resterà sempre, perché il passato ha questo di bello: non passa mai. Semmai è nostalgia del futuro. Di un altro futuro. Di quello che sarebbe stato. Di quel tempo che non è continuato così come avremmo voluto”. In attesa che esca, nel maggio 2013, il primo cd di inediti dopo 10 anni di gestazione.