Il deputato del Pdl accusato di aver impiegato soldi del clan dei Casalesi nella costruzione di un centro commerciale in provincia di Caserta. A gennaio il processo
Avrebbe dovuto chiamarsi “Il Principe”. E’ l’ipermercato, mai ultimato, che doveva nascere nella zona Madonna di Briano a Casal di Principe e che costerà al deputato Pdl Nicola Cosentino un secondo processo. A quasi un anno dalla seconda ordinanza di arresto, respinta dalla Camera come già accadde per la prima, l’ex coordinatore regionale del Pdl ed ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver cercato di favorire gli interessi della camorra, intercedendo con una filiale dell’Unicredit per la concessione di un mutuo in favore di imprenditori vicini ai clan e promotori del progetto dell’ipermercato.
La decisione del Gup di Napoli Eduardo De Gregorio, che accoglie sostanzialmente l’impianto inquisitorio dei pm Antonello Ardituro ed Henry John Woodcock, del pool coordinato dall’aggiunto Federico Cafiero de Raho, arriva al termine di un’udienza preliminare durata circa due mesi e dopo che la difesa aveva accarezzato all’inizio l’ipotesi di chiedere il giudizio abbreviato (processo davanti al giudice monocratico, soltanto con le carte dell’inchiesta e senza l’acquisizione di nuovi atti o testimonianze, sconto di un terzo di pena in un’eventuale condanna).
Il processo inizierà il prossimo 23 gennaio davanti alla prima sezione del Tribunale. Il Gup ha prosciolto Cosentino dalle accuse di violazione della normativa bancaria e falso, ma lo ha rinviato a giudizio per corruzione e reimpiego di capitali illeciti, con l’aggravante di aver favorito il clan dei Casalesi. Accusa che ha già colpito Cosentino, sotto processo da un anno e mezzo a Santa Maria Capua Vetere per concorso esterno in associazione camorristica per le collusioni con la camorra nel business dei rifiuti durante l’emergenza campana.
Il rinvio a giudizio di Cosentino rappresenta il principale sbocco processuale di un’inchiesta culminata ai primi di dicembre dello scorso anno con la maxi ordinanza di custodia cautelare di 1164 pagine firmata dal Gip Egle Pilla: 73 indagati, 52 arresti in carcere, 5 ai domiciliari, più la posizione del deputato azzurro. Per lui la Camera decise di negare l’incarcerazione, nonostante un parere favorevole della giunta per le autorizzazioni.
Gli inquirenti hanno lavorato su più filoni relativi alle collusioni tra politica, camorra e imprenditoria a Casal di Principe. Da un lato, approfondendo i condizionamenti dei clan nel voto e le tecniche e i brogli con cui vennero inquinate le ultime due elezioni amministrative a Casal di Principe – gli atti di questo procedimento sono alla base del recente scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’amministrazione comunale. Dall’altro, concentrandosi sul ruolo di Nicola Cosentino, considerato il referente di un patto politico-camorristico che sarebbe stato alla base della realizzazione dell’ipermercato progettato da imprenditori vicini ai clan, attraverso il reimpiego dei capitali del clan dei Casalesi. Il tornaconto del deputato sarebbe consistito nel consenso elettorale derivante dal fiume di assunzioni clientelari che il megastore avrebbe garantito. Ed anche nella rivalutazione dei suoli di un’area dove la facoltosa famiglia Cosentino concentra i suoi numerosi interessi economici.
Per dare un’accelerazione alla vicenda, Cosentino si recò personalmente, accompagnato dall’altro deputato Pdl ed ex presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, presso la filiale romana dell’Unicredit dove giaceva la pratica di fido di 5 milioni e mezzo di euro in favore della società progettista, la Vian srl. Le foto di quella visita, scattate dalla Dia di Napoli, che ritraggono Cosentino e Cesaro in compagnia degli imprenditori di Casal di Principe, sono allegate agli atti del procedimento. Cesaro, in un primo momento indagato insieme al suo collega deputato, è stato poi pienamente prosciolto già nel corso dell’istruttoria. Per Cosentino invece si aprono le porte di un’aula di Tribunale.