Sciacallo di guerra, traditore degli interessi nazionali, disonore della Croazia. Così il giudice Ivan Turudic ha accompagnato la sentenza che ha condannato a dieci anni di carcere per corruzione e abuso di potere Ivo Sanader, primo ministro dal 2003 al 2009.
Per vent’anni il suo partito, l’Hdz fondato nel ’91 da Tudjman, ha governato il Paese. Ed è stato proprio l’Hdz a iniziare il lungo percorso per l’ingresso della Croazia in Europa, previsto per il prossimo luglio. Unione Europea che poco dopo la sentenza ha elogiato Zagabria per la sua efficace lotta contro la corruzione. Prima forse non se ne erano accorti, eppure il primo caso per il quale è stato condannato Sanader risale al ’94, in piena guerra jugoslava, quando l’allora vice capo degli Esteri si intascò mezzo milione di euro come commissione per favorire l’ingresso in Croazia dell’austriaca Hypo Bank. L’abbraccio tra politica e crimine avviene mentre si combatte, e decolla una volta firmata la pace, nei Balcani post conflitto è un film noto. In patria la sentenza mette il sigillo a un’epoca, peraltro già certificata dalle scorse elezioni vinte dal blocco progressista Kukuriku, mentre in tutta l’Europa sud-orientale è la seconda volta che un ex primo ministro viene condannato (a luglio scorso l’ex premier romeno Adrian Nastase).
Sono invece cinque i milioni (dieci secondo la pubblica accusa che aveva chiesto 15 anni di carcere) che nel 2008 hanno convinto Sanader a consentire all’ungherese Mol di avere mani libere nella gestione della società nazionale petrolifera, la Ina. Ma bisognerà attendere i prossimi gradi di giudizio per poter discutere sull’annullamento dell’accordo. Laureato in filosofia, 59 anni, ex direttore del teatro nazionale, amante del lusso, Sanader ha accolto il verdetto – che lo obbliga anche a restituire le tangenti – senza battere ciglio. Espulso dal partito, in un’intervista due mesi fa aveva pronosticato il suo ritorno al potere, presto o tardi, sostenendo che si trattava di un processo puramente politico per eliminarlo. Il potere lo aveva lasciato a sorpresa nel 2009. Due mesi quelle dimissioni, un report inviato da una associazione americana all’ambasciata Usa a Zagabria e pubblicato poi da Wikileaks indica nelle pressioni della criminalità organizzata il motivo dell’uscita di scena di Sanader, che nel frattempo si ricicla come consulente, mediatore ed esperto di marketing. Fino al suo arresto nel 2010 mentre tenta la fuga in Austria, secondo la stampa croata l’ex primo ministro ha un contratto come consulente anche con Unicredit per 10mila euro al mese. Era diventato un uomo ricchissimo Sanader. Adesso lo aspettano altri processi, come quello sui fondi neri del partito e sui suoi legami con i clan mafiosi.