Altro che confronto all’americana su Sky, altro che Renzi e Bersani ospiti di tutte le trasmissioni tv. La vera protagonista mediatica di queste primarie è una e una sola: Alessandra Moretti, 39 anni, vicesindaco di Vicenza, portavoce del segretario Pd, passato di centrodestra e presente da pasionaria della “Resistenza bersaniana” contro la “Rottamazione renziana”. Portavoce, dicevamo, quindi si presume che la Moretti ci sappia fare, quando va in tv. In un paese normale, con partiti normali e portavoce normali, forse. Non in Italia.

Ogni volta che Alessandra Moretti va in tv, Pier Luigi Bersani perde un capello. Non ne imbrocca una, la volenterosa amministratrice veneta. E sui social network si è creata un’allegra compagnia di giro che monitora, per diletto o per mestiere, tutte le gaffe o le imprecisioni della Moretti.

Riccardo Puglisi, sul suo blog su Linkiesta, qualche tempo fa ha riportato una delle gaffe più clamorose. Salotto di Porta a Porta, 24 ottobre scorso. La Moretti parla delle contestate regole delle primarie e piazza la botta sovietico-confusa: “Allora, di fronte a questa cessione di sovranità, cioè tu popolo, nostro popolo di centrosinistra, esprimi dal basso chi secondo te è la persona migliore per guidare il paese, dovrai anche tu cedere parte – diciamo – della tua sovranità, cioè fare un po’ di fatica.

Ma cosa vuol dire fatica? Cos’è tutta questa fatica che viene descritta in maniera bizzarra? È la sottoscrizione di un manifesto, cioè della carta di intenti “Italia bene comune” e quindi queste dieci straordinarie parole che parlano di diritti, giustizia, uguaglianza, ambiente, scuola, e poi la registrazione che c’è sempre stata. Questo evidentemente per dare sicurezza e – voglio dire – tutelare anche l’elettorato di centrosinistra contro eventuali inquinamenti e forme di inquinamento”.

Compagni, avanti il gran partito. Verrebbe da cantare. Brividi da centralismo per nulla democratico a parte, è evidente la difficoltà della portavoce a portare la voce di chi la voce vorrebbe spenderla tutta per urlarle dietro, cioè quel Pier Luigi Bersani che, secondo i bene informati, non è proprio felicissimo della scelta rinnovatrice di qualche settimana fa.

Ogni volta che sullo schermo compare il bel viso di Alessandra Moretti, dalle parti del Pd qualcuno comincia a sgranare il Rosario, temendo l’ennesima gaffe. “Con lei nel suo team, persino Obama avrebbe perso le elezioni”, sibila un bersaniano della prima ora. E pensare che all’inizio della scalata al successo televisivo, si diceva che bucasse il video.

Meno presenze televisive in vista del rush finale, dunque? Pare di sì, anche se solo domenica sera battagliava (baccagliava, anzi) nientepopodimenochè con Renata Polverini a In Onda. Ma nel 2012, in pieno boom dei social network, le preoccupazioni restano. Su Twitter imperversa con cinguettii da gaffeur conclamata e c’è chi spera in un blackout improvviso del suo account.

Tv, giovane e donna veniva considerata una combinazione vincente. Ebbene, ci sono anche le eccezioni. E anche la rottamazione generazionale, tanto cara a Renzi, di fronte al modello Moretti perde drammaticamente di credibilità.

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