Il 52% dei pensionati, ovvero 7,2 milioni di persone, che non percepisce più di mille euro dall’Inps e occupazione per gli under 30 in calo dell’11,3%. Sono questi alcuni dei paradossi che emergono dal bilancio sociale del biennio 2009-2011 dell’istituto nazionale di previdenza, che riflette, tra gli altri, i dati su ammortizzatori sociali e occupazione. Numeri che delineano una situazione di difficoltà economica nel Paese, come evidenzia anche il rapporto Caritas. Tra i lavoratori del settore privato, si registra un crollo per gli apprendisti (-14,6%) mentre gli operai tengono (-0,3%) e rappresentano con 6.505.337 unità ancora più della metà dei dipendenti. Tra loro inoltre, nell’arco compreso fra 2007 e 2011, gli uomini sono diminuiti di quasi 215mila unità mentre ci sono 190mila donne in più.
Allarmante il quadro che emerge per il 52% dei pensionati che “presenta redditi pensionistici inferiori a mille euro mensili e il 24% (3,3 milioni) si colloca nella fascia tra mille e 1.500 euro mensili”. Soltanto “il 12,7% riscuote pensioni comprese tra 1.500 e 2.000 euro mensili e il restante 11,2% gode di un reddito pensionistico mensile superiore a 2mila euro”. Inoltre l’assegno medio per le pensioni di vecchiaia nel 2011 ammonta a 649 euro, mentre per le pensioni di anzianità si sale a 1.514 euro. Il reddito pensionistico medio lordo mensile nel 2011 erogato dall’Inps e dagli enti previdenziali era di 1.131 euro (1.366 euro per gli uomini, 930 per le donne), ma c’e grande differenza a livello territoriale (1.238 al Nord, 1.193 medi al Centro, 920 al Sud). Se invece del reddito complessivo si guarda alla singola pensione (ma oltre un quarto dei pensionati ne ha più di una) l’importo medio è di 780 euro con grandi differenze tra quelle previdenziali (870 euro) e quelle assistenziali (406 euro). Tra quelle previdenziali ci sono differenze significative nelle medie tra quelle di anzianità (1.514 euro medi), quelle legate al prepensionamento (1.469 euro medi) e quelle di vecchiaia (649 euro medi).
Dal bilancio sociale dell’istituto di previdenza, si delinea una lieve diminuzione dei dipendenti privati che tra il 2009 e il 2011 sono diminuiti dello 0,6% (da 12,5 milioni a 12,42 milioni). Tuttavia, la riduzione è stata consistente soprattutto per gli under 30 con una perdita dell’11,3% e 280mila occupati in meno in questa fascia di età (da 2,468 a 2,188 milioni). E per i giovani fino a 19 anni in questi due anni il calo è stato del 45,5% (da 110.713 a 60.292).
Per quanto riguarda la spesa per gli ammortizzatori sociali, nel 2011 è stata di 19,1 miliardi di euro con un calo dell’1,7% rispetto al 2010. Di questi 10,7 miliardi sono di prestazioni e 8,3 di contributi figurativi. La diminuzione di spesa rispetto al 2010 è di 0,3 miliardi e il totale è ripartito in 5 miliardi per la cassa integrazione, che registra una diminuzione dell’11,4% rispetto al 2010, 11,6 miliardi per l’indennità di disoccupazione in aumento del 1,1% e 2,4 miliardi per l’indennità di mobilità, che rispetto allo stesso anno cresce dell’8,2%.
Con la crisi e la difficoltà a trovare lavoro, è aumentato il numero di italiane che tornano a fare le colf. Dopo anni nei quali i lavori domestici erano stati sempre più appannaggio degli immigrati, nel 2008 le domestiche e badanti di nazionalità italiana erano 119.936, cresciute negli anni della crisi fino a 134.037 nel 2009, 137.806 nel 2010 e 143.207 nel 2011 (23.000 in più in tre anni, circa il 20%). La percentuale dei domestici italiani sul totale era del 22,6% nel 2008 (su un totale di 530.701), scesa al 18,6% nel 2009 (ma a causa dell’aumento significativo dei lavoratori immigrati contrattualizzati grazie alla sanatoria che si è avuta in quell’anno). Nel 2009 i lavoratori domestici erano nel complesso 718.996 (con un aumento di oltre 188.000 unità rispetto all’anno precedente). La percentuale dei lavoratori italiani nel settore è cresciuta nel 2010 arrivando al 19,1% (137.806 su 721.316) e ancora di più nel 2011 arrivando al 20,5%.
I lavoratori dipendenti sono 12.874.933 (+0,5% sul 2010) mentre gli autonomi (coltivatori diretti, artigiani e commercianti) sono 4.420.878 (+0,3%). I parasubordinati che contribuiscono effettivamente sono 1.741.000 (+1,9%). Gli operai rappresentano con 6.505.337 unità ancora più della metà dei lavoratori dipendenti (-0,3% tra il 2009 e il 2011) mentre gli impiegati con 4.863.350 persone (+0,4% nel biennio) sono il 39,1% dei dipendenti. Gli apprendisti con appena 488.062 persone nel 2011 (-6% nel 2011, -14,6% nel biennio) rappresentano appena il 3,9% dei dipendenti. I dirigenti del settore privato, diminuiti nel biennio dell’1,7%, sono 122.681, appena l’1% del totale dei lavoratori dipendenti. I quadri, in aumento nel biennio del 2,9%, sono 420.911. Tra i lavoratori dipendenti diminuiscono i maschi (-0,5% sul 2010) arrivando a 7,3 milioni e una quota del 58,8% mentre aumentano le femmine (+0,9%) superando i 5,1 milioni.