Diritti

Matrimoni gay, se un conservatore è più avanti dei riformisti

Leggo l’ultimo articolo scritto da un mio amico sul sito di una delle principali associazioni gay d’Italia. Parla della vittoria di Obama e dei referendum sul matrimonio gay in alcuni stati americani che avranno ripercussioni positive in Europa. “L’Italia – cito – non potrà non tenerne conto.”

Una vaga sensazione da anno 1999, o giù di lì, mi assale. Quante volte avrò sentito questa frase nei miei lunghi anni di militanza Lgbt?

Non ero quindi nella pelle all’idea di vedere le ripercussioni americane sul dibattito dei Fantastici 5 di qualche sera fa.

Per chi se lo fosse perso, eccovi una sintesi senza latte alle ginocchia. Tabacci ha detto di no, che il matrimonio gay è un abominio (non l’ha detto, lo so, ma l’ha pensato, fidatevi); la Puppato ha detto di sì, ma poi tanto si allea con l’Udc quindi non se ne fa nulla; Vendola idem, con l’aggravante che se vince lui scappano tutti come i topi quando c’è un incendio; Renzi ha detto che la soluzione inglese è la migliore, ma gli inglesi dicono che è sbagliata; Bersani ha finalmente sciolto la riserva e insistito per la soluzione tedesca, che conosce solo lui. State tranquilli, cari amici gay, ché la soluzione tedesca che ha in mente Bersani non è quella che aveva in mente Hitler.

Battute a parte, quello che tristemente constato è, ancora una volta, lo stato di confusione in cui regna la cosiddetta sinistra italiana. L’unico punto chiaro e cristallino emerso dal dibattito è che papi e cardinali ispirano tutti indistintamente.

Il giorno dopo, dall’altro lato della manica, c’ero io che leggevo sull’Evening Standard, un quotidiano certo non di sinistra, un’intervista a George Osborne, Cancelliere dello Scacchiere, che nominando Obama sosteneva che è ora per i conservatori di approvare il matrimonio gay. Sostenendo che Romney ha perso perché con il suo integralismo si è distaccato da una società più moderna di lui, si è rivolto ai backbencher, agli estremisti del suo partito, invitandoli a seguire la Thatcher come esempio di lungimiranza e riformismo (una dei pochi conservatori a votare, ad esempio, per l’abolizione del reato di sodomia). “Il succo della politica non è la teoria politica, ma le persone e come vogliono vivere la loro vita”, ha ricordato. E’ chiaro che il punto di Osborne è non perdere le prossime elezioni, ma credo sia esemplare come tale punto diventi essenziale per decidere le sorti di un partito.

Sullo stesso quotidiano, l’editoriale criticava il Primo Ministro Cameron che ultimamente non si è speso più di tanto sul tema e parlava di vitale riforma da approvare in tempi rapidi. Chapeau.

Vi immaginate Feltri spronare Berlusconi ad approvare le nozze gay in tempi rapidi? Fantascienza!

Ma la domanda che più mi preme è: può un ministro conservatore essere più avanti e moderno di Tabacci, Renzi e Bersani, aspiranti leader di un partito riformatore? Non rispondetemi dicendo che Osborne lo fa solo per calcolo politico, perché i candidati alle primarie del centrosinistra non lo stanno facendo per la gloria.

Dopo il dibattito dell’altro sera ho avuto purtroppo una triste ma scontata conferma. I Fantastici 5 mi son sembrati più 5 personaggi in cerca d’autore, che di fantastico hanno il fatto di vivere su un altro pianeta, e con l’unico potere di deludere il popolo della sinistra ogni volta che aprono bocca. O quando stanno zitti.

di Vincenzo Ianniello, Professionista nel settore degli Eventi Internazionali, attualmente si riposa dopo i giochi di Londra 2012