Le modalità assomigliano alla defenestrazione dell’ex assessore alle Finanze Riccardo Realfonzo e dei molti ex assessori, consulenti e presidenti di partecipate, “infilzati” in rapida successione a partire dal gennaio scorso da Luigi de Magistris, a causa di contrasti con il sindaco arancione di Napoli. Un legame, solido fino a poco tempo prima, che si sfalda alla velocità della luce. E’ andata così anche con Silvana Riccio, direttore generale del Comune di Napoli, sollevata dall’incarico attraverso una delibera di giunta. Su proposta di de Magistris. “Apprendo con stupore e meraviglia la revoca del mio incarico di direttore generale per esser ‘venuto meno il rapporto fiduciario’ – dice la Riccio in un comunicato – sono allibita in quanto fino a pochissimi giorni fa questo rapporto mi era stato confermato come saldo. Non conosco ancora le motivazioni che hanno fatto venir meno il rapporto fiduciario che apprenderò quando mi sarà consentito di leggere il provvedimento adottato dalla giunta”.
Silvana Riccio era direttore generale da poco più di un anno, dal settembre 2011. In precedenza ha diretto l’ufficio dell’Alto Commissario Anticorruzione. Paga la scelta di non firmare la delibera con la quale de Magistris intendeva assumere 320 maestre precarie comunali, necessarie per dare il via alla refezione scolastica, in grave ritardo. La Riccio si è opposta per rispettare gli stringenti vincoli di bilancio di un Comune che soffre un deficit di circa 1 miliardo e 600 milioni di euro e un disavanzo di 850 milioni di euro. Una situazione da ‘pre dissesto’, ereditata dalla precedente amministrazione Iervolino, che vede de Magistris in aperta polemica col governo Monti che non intende allargare i cordoni della borsa per rimettere in carreggiata i comuni in sofferenza come il suo. Di qui i timori della Riccio su una eventuale attenzione della Corte dei conti in caso di approvazione della delibera. De Magistris intende comunque assumere le maestre e probabilmente la responsabilità della firma sull’atto deliberativo passerà sulle spalle del suo capo di gabinetto, Attilio Auricchio.
Si allunga così l’elenco dei ‘dimissionati’ o ‘licenziati’ da de Magistris. Il primo fu a gennaio Raphael Rossi, il torinese presidente della società dei rifiuti. Seguirono: il cantautore Roberto Vecchioni dalla presidenza del Forum delle Culture, l’ex pm Giuseppe Narducci dall’assessorato alla Legalità, l’economista Riccardo Realfonzo dall’assessorato alle Finanze. Con quest’ultimo la rottura fu particolarmente violenta, tanto che de Magistris annunciò una richiesta di risarcimento danni di un milione di euro nei confronti di Realfonzo, reo di aver criticato aspramente le politiche del sindaco in un’intervista sul sito de ‘Il Fatto Quotidiano’.