Confronto a RaiSport tra i candidati, anche se la testata si era "dimenticata" di Vendola, Tabacci e Puppato. Per il segretario Pd sugli impianti serve una legge, ma garantendo tutele urbanistiche e ambientali. Il sindaco di Firenze: "Servono strutture nuove"
Le partita delle primarie si gioca anche sul campo dello sport. Su questo tema la Rai ha chiamato a confrontarsi i cinque candidati alla leadership del centrosinistra. E dalla possibile creazione di un ministero dello Sport prospettata da Pierluigi Bersani, al sostegno alla legge sugli stadi arrivato da Matteo Renzi, gli spunti non sono mancati.
A partire proprio dalle polemiche che hanno preceduto la trasmissione Novanta Minuti, andata in onda ieri su Rai Sport1. Quello sullo sport avrebbe dovuto essere il primo vero confronto a due tra Bersani e Renzi, principali antagonisti di queste primarie, opposti anche nel tifo con le loro squadre del cuore (rispettivamente Juventus e la Fiorentina), storicamente rivali. In un primo momento, infatti, la Rai aveva invitato al dibattito solo i due candidati più accreditati: l’idea era quella di rifarsi al modello calcistico, con una partita da disputare nell’arco di novanta minuti e i due avversari a confrontarsi su 13 domande (come il numero dei pronostici della schedina del Totocalcio). Ma la trovata non è piaciuta a Nichi Vendola, dimenticato al pari di Bruno Tabacci e Laura Puppato: come ha spiegato il direttore di Rai Sport, Eugenio De Paoli, il governatore della Puglia ha chiamato l’azienda per chiedere spiegazioni sull’esclusione. E così la Rai ha subito provveduto ad aggiungere una breve intervista agli altri tre candidati.
La trasmissione, però, è rimasta centrata sul faccia a faccia tra Bersani e Renzi. E i due hanno dimostrato di pensarla molto diversamente anche sullo sport. Ed in particolare su uno degli argomenti più controversi degli ultimi tempi: la legge sugli stadi, contestata per i suoi possibili risvolti speculativi e arenatasi in Senato per l’opposizione del Pd. Bersani ha confermato in pieno la linea del partito: “Questa legge bisogna farla, ma solo con garanzie di tutela dal punto di vista urbanistico e ambientale”. Ancor più deciso è stato l’affondo della Puppato: “È inaccettabile che diventi un’occasione per commettere abusi edilizi”. Di tutt’altro avviso, invece, Renzi, che si è detto “assolutamente a favore” della legge: “Abbiamo bisogno di impianti nuovi non solo per risollevare il calcio ma per riavvicinare le famiglie allo sport”. Una presa di posizione netta, che potrebbe valergli diverse simpatie in Lega: il calcio e i grandi club, infatti, aspettano da tempo l’approvazione della legge.
Chi invece potrebbe non aver gradito le dichiarazioni di Bersani è il Coni. Interrogato a proposito della gestione dei finanziamenti statali allo sport (più di 400 milioni di euro, che ogni anno il Governo passa al Comitato Olimpico Nazionale Italiano), Bersani ha ventilato la possibile creazione di un ministero ad hoc per l’attività sportiva, come ad esempio in Francia (mentre in Italia attualmente esiste solo un ministero senza portafoglio che tra le deleghe ha anche lo sport). “Il Coni non può essere l’unica agenzia ad occuparsi dello sport – ha detto il segretario del Pd –, ci vorrebbe una responsabilità politica e ministeriale per gestire meglio il quadro d’insieme”. La creazione di un nuovo ministero ridimensionerebbe il ruolo (e anche il budget) del Coni. E infatti il presidente Petrucci, presente negli studi Rai, ha subito puntualizzato che “per il momento si tratta di dichiarazioni abbastanza generiche”.
Posizioni contrastanti anche a proposito delle Olimpiadi 2020, per cui Monti ha deciso di ritirare la candidatura di Roma. “Una scelta dolorosa ma condivisibile”, secondo il segretario del Pd. E che invece non è piaciuta a Renzi: “Ho grande rispetto per Monti ma credo abbia sbagliato: i Giochi sono un grande evento e avrebbero fatto bene all’Italia”.
Tra una tranche e l’altra di domande c’è stato spazio anche per gli altri. Vendola ha posto l’accento sul bisogno di recuperare valori più genuini, e contrastare l’idea “di uno sport inteso come pezzo dello star system e troppo legato al business”. Mentre Tabacci ha rivelato la sua passione per il ciclismo e la sua fede interista: misurata, però, “perché in Italia bisognerebbe relativizzare l’importanza dello sport e viverlo con più moderazione”.
Tutti d’accordo invece, sull’inasprimento di controlli e pene in fatto di doping e scommesse illecite, e sulla necessità di recuperare l’attività sportiva nella scuola. Il dibattito si è concluso così all’insegna del fair-play. Difficile dire chi abbia vinto nel primo vero faccia a faccia tra Bersani e Renzi: probabilmente è finita in pareggio, ma l’impressione è che alcune dichiarazioni del sindaco di Firenze – vedi legge sugli stadi e elezioni federali (“La politica non deve più metterci bocca”) – possano aver fatto particolarmente presa sul mondo dello sport.
In chiusura una promessa a testa, la prima cosa da fare da presidente del Consiglio per lo sport italiano: per Renzi riportare lo sport nella scuola, per Bersani incentivare fiscalmente una riqualificazione dell’impiantistica minore. Parole da trasformare in fatti, come sottolineato dal presidente del Coni Petrucci: “Le dichiarazioni dei politici sono sempre belle. Poi però ci vogliono i soldi e bisogna fare le leggi. Questi annunci ad effetto lasciano il tempo che trovano”. Ecco l’incognita. Ma dopo queste promesse anche lo sport guarda con interesse alle primarie di domenica.