Cronaca

Roma, il calvario kafkiano del ragioniere che denunciò gli abusi edilizi

Era la vigilia di Ferragosto, siamo quasi a Natale. Ricordate Antonio Panci, l’onesto funzionario della Regione Lazio, vittima di un’incredibile storia di soprusi per aver denunciato mazzette e corruzione nella gestione degli alloggi del Comune di Roma al centro storico? Vogliamo aggiornarvi, ha perso 25 chili e da alcuni giorni è costretto ad alimentarsi con le flebo a causa di uno sciopero della fame durato troppo a lungo. La sua storia ha commosso i lettori, il Movimento 5 stelle ha aperto un blog sulla vicenda, ma non è cambiato niente. Panci continua a vivere barricato nella piccola casa alla Garbatella che il Comune vuole togliergli e questa a noi sembra non soltanto una sconfitta della giustizia, ma anche del famoso “cuore” di Roma.

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, vale anche per il sindaco Alemanno. Tre giorni fa è arrivata a Panci la lettera dell’Ufficio che si occupa della vendita degli alloggi comunali. Finalmente il rogito? No, lo invitano a ritirare la caparra versata nell’estate 2010 per l’acquisto della sua abitazione in via degli Armatori 12. E’ l’atto finale di una piccola guerra che vede in ballo i vigili dell’XI Municipio e un modesto funzionario cui non viene perdonata l’eccessiva “vocazione alla legalità”. In tanti anni di attività, come responsabile della commissione ecologica della Regione Lazio, ha fatto troppe denunce mettendo a rischio interessi pubblici e privati. Se fosse stato in condizione di uscire di casa oggi avrebbe testimoniato a piazzale Clodio contro un vigile accusato di falso in atto pubblico proprio a seguito di un suo esposto.

Ritorsione, la brutta parola aleggia nell’aria. Nella primavera 2011, quando Panci stava per acquistare la casa, un’ informativa dei vigili di zona lo dichiarò “emigrato all’estero senza lasciare recapito”. Missing, sparito. Perché mai un uomo di quasi 70 anni avrebbe dovuto versare una caparra e poi fuggire senza lasciar traccia? Infatti non si era mai mosso di casa. Scoprì di essere “emigrato” mesi dopo, del tutto casualmente, nel chiedere un certificato di residenza. La richiesta di una nuova iscrizione viene ignorata fin quando la nostra denuncia, ad agosto, non ha scosso dal torpore l’XI Municipio e l’assessore Beccari lo ha di nuovo iscritto in via degli Armatori 12. Caso risolto? Niente affatto, visto che era “emigrato” ora è “occupante abusivo” sia pure della medesima casa che gli era stata regolarmente assegnata 8 anni prima. E ieri è arrivata la lettera che intende mettere la parola fine.

Storia kafkiana che si perde nel labirinto della burocrazia capitolina, della dissennata gestione del patrimonio abitativo pubblico in una città di tre milioni di abitanti, dove gli affitti non accennano a scendere, e attorno a queste case a basso costo si è sviluppato un fiorente mercato illegale fatto di sensali, mazzette, cessioni a pagamento. Antonio Galloro, l’ex assessore alle politiche abitative della giunta Veltroni, ieri è andato a trovare Panci in segno di solidarietà: “Questa casa gliel’ho assegnata io, era in attesa da 13 anni. In questi palazzi ormai nessuna sa più chi ci abita, se c’è uno con le carte in regola è lui. Nel 2007 ricostruii l’anagrafe degli aventi diritto e il mercato illegale fino a 100-120 mila euro ad alloggio, fu stroncato. Ora, mi dicono, sia ripreso anche se a prezzi inferiori ma per motivi di mercato”.

Un paio di settimane fa il vicecomandante della Polizia Municipale Antonio Di Maggio ha telefonato a Panci mostrandosi finalmente disposto a trovare una soluzione. Dopo mesi un lampo nel buio, ma poi è scomparso, al telefono non si fa trovare. Forse è emigrato anche lui, oppure aspetta che il gip, come Ponzio Pilato, archivi le denunce di questo poveraccio che si ritrova tra i “non aventi diritto” con una flebo al braccio. Signor comandante alzi la cornetta, prima che sia troppo tardi!