Fa un certo effetto vedere il rappresentante delle nuove leve del Pd dire le stesse cose del rottamando per eccellenza della vecchia guardia democrat. Un ingrigito Massimo D’Alema seduto accanto a Fausto Raciti, segretario nazionale dei Giovani democratici, in una notte magica per gli ultimi dalemiani, accorsi ieri al Circolo degli artisti di Roma per ascoltare l’ex presidente del Consiglio. Fa un certo effetto, dicevamo, vedere quei giovani che, nonostante la “rinuncia maxima” allo scranno di Montecitorio, ancora si sentono fieramente discepoli del vecchio leader. Twittano e ritwittano tutto quello che esce da sotto i suoi baffi, gli si mettono accanto per fare una foto, con occhi adoranti che neanche per Bersani brillerebbero tanto, anche se ufficialmente ad organizzare la serata è proprio il Comitato dei giovani che sostengono il segretario Pd alle primarie.

E sul palco, D’Alema e il giovane Raciti si alternano a criticare il “liberismo” e il “predominio del mercato sulla politica”, la “rottamazione urlata”. “E l’età media è più bassa qui che alla Leopolda”, dice D’Alema, attaccando ancora Renzi, odiatissimo anche dalle giovani leve, un tutt’uno con il correntone “turco” organizzato da Fassina e Orfini. Solo su un punto la platea rimane fredda. Quando l’ex presidente Ds si profonde nell’elogio di Monti, ricordando che “in Europa adesso ci dicono: bravi. Mentre prima, con Berlusconi, ci compativano”. I giovani del Pd sull’esecutivo tecnico hanno un idea molto diversa, tanto che all’ultimo congresso la linea anti-Monti ha trionfato con il 74% dei voti degli iscritti. Ma è l’unica discordanza che nessuno, ieri sera, ha voluto rimarcare. E alla fine, come da copione, quando D’Alema ha finito di parlare, è stata standing ovation.

“Per me D’Alema dovrebbe ricandidarsi”, spiega Giulia Tempesta, moderatrice dell’incontro di ieri e referente del comitato “Giovani per Bersani” di Roma. “Non è questione d’amore – dice scherzando – è che per noi lui è un esempio di come fare politica. E rimarrà un punto di riferimento anche se confermerà la decisione di non stare nel prossimo Parlamento”. “Comunque D’Alema non se ne è andato per niente”, chiarisce poi, “la sua autorevolezza rimane anche perché dell’esperienza dei vecchi leader bisogna saper fare tesoro”. Dello stesso parere anche Domenico Romano, segretario dell’organizzazione giovanile del Pd di Roma, ieri in prima fila. “L’età non è un fattore politico, al prossimo governo servono soprattutto persone capaci e in grado di portare elementi di discontinuità rispetto alle politiche liberiste degli ultimi anni. Bersani poi ha già praticato il ricambio, basta dare un’occhiata a chi siede nella segreteria nazionale del Pd o ai vertici regionali del partito”. E D’Alema, lo ricandideresti? “Io sicuramente sì, è la figura più autorevole del centrosinistra italiano. Ma D’Alema rimane D’Alema anche se non è parlamentare”.

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