All'esame degli investigatori ossa e oggetti personali, tra cui una collana. Il corpo non sarebbe stato sciolto nell'acido, ma bruciato. Per l'omicidio dell'ex collaboratrice di giustizia calabrese sono state condannate in primo grado sei persone, tra cui l'ex compagno Carlo Cosco
I resti di Lea Garofalo, compagna del pregiudicato calabrese Carlo Cosco, uccisa per aver testimoniato contro i clan, sarebbero stati trovati in un campo della Brianza. A rivelarlo è il quotidiano La Stampa secondo cui sono state trovate ossa e alcuni oggetti che potrebbero essere della vittima e si attende l’esito dell’esame del dna per averne la conferma. La notizia non è ancora stata ufficializzata.
Se il dna confermerà quanto sospettato dagli inquirenti allora si tratta di una svolta nell’inchiesta sulla morte dell’ex collaboratrice di giustizia, figlia di un boss della ‘ndrangheta di Petilia Policastro. Che, secondo l’accusa, nella notte tra il 24 e il 25 novembre 2009 sarebbe stata ammazzata e fatta sparire dall‘ex compagno Cosco, un pregiudicato calabrese residente a Milano intenzionato a scalare le gerarchie ‘ndranghetistiche. Significherebbe infatti che il suo corpo non è stato sciolto nell’acido come si è pensato finora, ma bruciato e sepolto. Le indagini che hanno condotto al processo, conclusosi in primo grado a Milano con sei condanne, sono state basate principalmente su testimonianze de relato e sui movimenti degli imputati, a cui si è risaliti attraverso le celle agganciate dai loro cellulari, ma non è mai stato trovato alcun riscontro oggettivo alla morte della donna.
Il ritrovamento dei resti sarebbe avvenuto un mese fa, ma solo oggi se ne è avuta notizia. All’esame degli inquirenti ci sarebbero anche dei monili, compresa una collana. Le probabilità che i resti siano della donna scomparsa sono “elevatissime”, si apprende da fonti investigative.