Il candidato del centrosinistra esordisce con un documento di sette pagine presentato pubblicamente che parte dalla legalità e dalla partecipazione civile per divenire programma. Il luogo scelto è il teatro Litta, lo stesso dove cominciò la sua corsa Giuliano Pisapia
Sette pagine per spiegare il significato della sua candidatura e la sua proposta. All’insegna della legalità. E della discontinuità con chi ha finora governato la Lombardia. Umberto Ambrosoli ha presentato le linee guida del suo progetto. E per farlo ha scelto il teatro Litta di Milano, lo stesso dove nel 2010 Giuliano Pisapia iniziò la corsa che l’avrebbe portato alla vittoria delle primarie del centrosinistra e delle elezioni comunali.
Il primo appuntamento ufficiale arriva dopo che nei giorni qualche intervista e numerosi post su Facebook e Twitter. C’è già stato anche un dibattito pubblico, ieri all’auditorium San Carlo, con i suoi tre sfidanti alle primarie del Patto civico (la ginecologa Alessandra Kustermann, il giornalista Andrea Di Stefano e il consigliere comunale di Milano Roberto Biscardini).
C’è la stampa a seguirlo. E ci sono anche Maurizio Martina e Franco Bordo, segretari regionali di Pd e Sel, insieme ad altri esponenti di quei partiti da cui Ambrosoli ha voluto differenziarsi per aprire il suo progetto anche alla società civili. Si rivolge a loro quasi subito, con il riferimento a “un progetto già avviato efficacemente dai partiti del centrosinistra”. Parole che sanciscono la fine definitiva delle polemiche di dieci giorni fa suscitate due settimane fa dal suo rifiuto a primarie indette da forze politiche, per sostituirle con quelle del Patto civico.
“La personalità è un ostacolo che va superato – ha detto – la mia personalità schiva cambierà”. Ambrosoli ribadisce di essersi fatto avanti dopo le email ricevute. Ne cita qualcuna (“Con lei andrò a votare, senza no”). Parla di cambiamento e di discontinuità con chi ha governato finora la Regione. Basta al “modello del governatorismo”, che ha fallito: “Consentire la presenza di un uomo solo al comando è diverso rispetto a quello che prevede la Costituzione”.
Ambrosoli sfida Roberto Maroni e Gabriele Albertini sulla discontinuità: “Stanno coinvolgendo la società civile – dice – ma per ora solo nel centrosinistra la realtà civica è concreta, tanto che si è voluto coinvolgerla nel processo di selezione dei candidati”. Basta anche al federalismo per come è stato inteso finora: “E’ stato un bluff grandissimo, del quale stiamo pagando le conseguenze – accusa – le Regioni hanno perso un enorme potere nei confronti dello Stato, bisogna pensare a un diverso modello di Regione che abbia un ruolo concreto di collaborazione con i Comuni”.
E poi il tema della legalità. La giunta è caduta perché “sono state aperte alla mafia le porte della Regione Lombardia”, ricorda Ambrosoli in riferimento all’arresto dell’ex assessore Domenico Zambetti, arrestato con l’accusa di avere comprato voti dalla ‘ndrangheta. Del resto la legislatura, in cui è finito sotto inchiesta lo stesso governatore, non era partita sotto i migliori auspici: “C’è stato un punto di partenza nefasto rappresentato dalle irregolarità nella raccolta firme a sostegno di Formigoni, svelate grazie all’impegno dei Radicali”.
Ecco alcune delle proposte contenute nelle sette pagine delle linee guida, che grazie ai contributi di partiti e società civile diventeranno un programma: accelerare il raccordo tra tutti i soggetti per il miglior esito di Expo 2015, limitare il consumo di suolo, esplorare soluzioni di salario di sussistenza per i giovani, sostenere le famiglie numerose attraverso la revisione dell’Irpef regionale e rimodulare l’Irap a favore delle piccole e medie imprese. Il progetto ha raccolto finora il sostegno di circa 800 personalità del mondo della cultura, della politica e dell’associazionismo, tra cui il regista Ermanno Olmi e il fondatore di Comunità nuova, don Gino Rigoldi.
La presentazione per Ambrosoli è anche l’occasione per spiegare la sua apertura a forze di centro come l’Udc: “Abbiamo ritenuto di dover togliere il ‘trattino’ che separa centro e sinistra e cercare di portare quell’unica parola, centrosinistra, al governo della Regione Lombardia. Stiamo cercando di includere quanti mettano i valori davanti alle differenze di appartenenza”. Precisa poi quanto detto due giorni fa sulla sanità privata da non demonizzare: “Sembra che io ne sia diventato un paladino, quando sono solo convinto che ogni ragionamento sul futuro della sanità privata non può essere fatto a slogan, ma dopo aver dimostrato che esiste una alternativa migliore”. Una risposta anche agli altri tre sfidanti delle primarie su un tema che ieri ha acceso il dibattito all’auditorium San Carlo. Lì gli applausi più numerosi sono andati ad Andrea Di Stefano: “Non confido molto negli ‘applausometri’, ma nei contenuti – sottolinea Ambrosoli – ho molta considerazione delle capacità di Di Stefano e alcuni suoi contenuti coincidono con la mia idea di Lombardia”.
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