In occasione del 35° anniversario di “Slowhand”, disco che ha per titolo il soprannome affibbiato a Eric Clapton per quel suo stile ricercato, lento e sopraffino, verrà ripubblicato il prossimo 4 dicembre in ben quattro edizioni: Super Deluxe Edition, con un cofanetto che riproduce l’amplificatore per chitarra Fender usato da Clapton durante le session, Deluxe Edition (2 Cd), Cd rimasterizzato e vinile Lp. La Super Deluxe Edition e la Deluxe Edition contengono quattro brani inediti registrati durante le session di Slowhand (“Looking At The Rain” – cover di un brano scritto dal cantautore canadese Gordon Lightfoot e pubblicato nel 1972 nel suo album Don Quixote – , “Alberta”, “Greyhound Bus” e “Stars, Strays And Ashtrays”).
Eric Clapton, una delle figure più carismatiche della musica moderna, con una grande carriera alle spalle, nel corso della quale si è conquistato enorme popolarità anche militando in band storiche come gli Yardbirds e i Cream, pubblica Slowhand nel novembre 1977 ed è forse il suo album più riuscito nel periodo a cavallo tra gli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta: il disco raggiunge il secondo posto di Billboard restando per ben 74 settimane nelle classifiche statunitensi. In questo periodo il giovane Eric ha cambiato pelle ed è diventato l’idolo dei giovani benestanti, non più esclusivamente degli appassionati del Blues. Con questo album Clapton “afferma la necessità di rivolgere uno sguardo alla vita più attento al dettaglio e all’infinita straordinarietà del quotidiano”.
Apre il disco una cover di J.J. Cale, Cocaine, con il suo inconfondibile riff e la scelta non è casuale: la dipendenza da cocaina è uno dei demoni che hanno segnato la vita di Eric Clapton (oltre alla morte del figlioletto Conor, avuto con la soubrette italiana Lory Del Santo, caduto da una finestra lasciata aperta da una domestica, il 20 marzo del ’91). Il brano diventa un classico del suo repertorio dal vivo, tanto che in molti sono convinti che l’abbia scritta proprio lui. Segue Wonderful Tonight una ballatona melodica che “The God” (altro soprannome del chitarrista) canta con voce commossa, seguita da Lay Down Sally, anche questa divenuta negli anni un classico, costruita prevalentemente sulla ricchezza della sua chitarra. La successiva Next Time You See Her è caratterizzata da un refrain molto coinvolgente, mentre We’re All The Way è forse il brano meno ispirato del disco, a testimonianza degli alti e bassi, neanche troppo rari, dell’artista inglese. In The Core, Clapton duetta con Yvonne Elliman, cantante e attrice americana che, dopo esserne stata la corista, raggiunge la celebrità interpretando il ruolo di Maria Maddalena nel film musical Jesus Christ Superstar. La canzone si sviluppa su un gran bel riff, ma gli 8:41 di durata probabilmente sono eccessivi. La seconda cover dell’album è May You Never dello scozzese John Martyn, uno a cui la vita con una mano ha donato un talento vocale straordinario mentre con l’altra gli ha tolto, progressivamente, tranquillità e salute. Naturalmente anche lui c’ha messo del suo, andandoci giù pesante con l’alcool. Chiudono Mean Old Frisco e la strumentale Peaches And Diesel per un disco che probabilmente non è il migliore della produzione, ma che è funzionale alla sua attività dal vivo dove da sempre Clapton tira fuori il meglio di sé, esclusi i momenti in cui torna a essere vittima dei suoi demoni personali e delle dipendenze varie che ne hanno contrassegnato l’esistenza. Auguri Mr GOD. E sempre ViVe Le RoCK!