L’entrata è imponente: marmo, parquet e acciaio. Le pareti sono chiare con stampe delle bellezze di Roma. L’illuminazione è calda, l’insieme di design. Mobili etnici sapientemente intarsiati. Le stanze vanno dai 75 ai 150 euro. La cordiale ragazza alla reception mi dice che bisogna prenotare con un po’ d’anticipo, perché spesso sono al completo. Su Tripdavisor (370 commenti) ricevono tre stelle e mezza. Strano. La posizione è ottima. Centrale e a due passi dalla metropolitana. Forse il problema è il rumore. Molte stanze affacciano, infatti, sul cortile di un oratorio e spesso ci sono dei bambini che giocano. “Lasciate che i bambini vengano a me”, certo. Ma non viene detto: “In silenzio e non dalle 14.00 alle 16.00”. 

L’albergo, perché di un albergo si tratta, è ‘stretta pertinenza ad uso foresteria’ di una struttura religiosa e (come tale) non paga l’Imu.

Uscendo, mi imbatto in un gruppo di stranieri che scende da un pullman dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Alcuni si versano da bere da un distributore di acqua con dentro arance e altra frutta. “Date da bere agli assetati”, penso.

Esco con quel senso di disagio che provocano le disparità.  Saranno pure “beati quelli che hanno fame e sete di giustizia”, ma in questo caso mi sa che restano a bocca asciutta.
Ho conosciuto religiosi che con la loro vita mettevano in crisi la laicità, di più, l’ateismo. Non avevano bisogno di predicare: la loro vita era la prova di una santità negata all’uomo comune.

Uno di questi mi diceva che chi usa la fede per giustificare il proprio comportamento (giusto o sbagliato, non importa) non ha capito il messaggio cristiano. Come ti comporti è il messaggio. “Non si usa la fede per fare politica”, aggiungeva “si fa politica non perdendo la fede”.

Quando gli chiedevo: “E il Concordato? E l’esenzione Ici alla Chiesa?” rispondeva lapidario: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Non aggiungeva mai altro.

Penso che proprio un credente dovrebbe ribellarsi a chi fa scempio del suo e dell’altrui Credo. Chi lo usa come biglietto da visita. Foto tristi di gente che va a messa per rendere partecipe il mondo della sua bontà d’animo. 

L’ultimo in ordine di apparizione: Formigoni che chiede alla sua assistente – pena il licenziamento – di spaccare la faccia alla Parodi
Cristianamente parlando.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

La favola del topolino e del formigone

next
Articolo Successivo

Facebook e le primarie del centrosinistra

next