Mentre da Parigi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano traccia la strada alla riproposizione dell’esperienza governativa del premier, il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini interviene in aula contro “questa rappresentazione forzata di un parlamento ozioso e un governo virtuoso”. E chiarisce che “alle prossime elezioni la parola tornerà a cittadini, finirà la transizione e chiunque vinca sarà un nuovo inizio per la democrazia italiana che vogliamo torni a essere orgogliosa delle proprie istituzioni repubblicane a cominciare dal Parlamento”. Parole accolte dall’ovazione dei colleghi in aula.
Nel suo intervento durante il voto finale sulla legge di stabilità, Franceschini ha puntualizzato che “il limite di quest’anno è stata la rappresentazione di tecnici da una parte e politici dall’altra”. Dopo un anno di governo, ha proseguito il capogruppo rivolgendosi all’esecutivo, “siete politici come noi a tutti gli effetti”. Poi l’affondo durissimo: “Il governo è espressione delle Camere e risponde al Parlamento”, ha chiarito. “Abbiamo il dovere di reagire a quella rappresentazione di un Parlamento che frena – ha insistito – noi possiamo vivere come un dolore la mortificazione individuale, ma è il Parlamento che non può essere mortificato”. Franceschini ha poi ricordato che “la sovranità appartiene al popolo, come dice l’articolo 1 della Costituzione. Al popolo, non ai mercati e ai grandi interessi finanziari”.