La Procura di Taranto ha espresso parere negativo sull’istanza di dissequestro avanzata dall’Ilva per gli impianti dell’area a caldo, sotto sigilli dal 26 luglio scorso. Il parere motivato è stato depositato alla cancelleria del gip Patrizia Todisco. E’ a lei che spetta ora la decisione, che potrebbe arrivare in settimana.
Nelle poche pagine con le quali motivano il loro no al dissequestro, i magistrati inquirenti rilevano che se l’azienda intende eseguire i lavori sugli impianti sequestrati, può chiedere l’autorizzazione ai custodi e non ci sarebbero ostacoli ad ottenerla, sempre che lo scopo sia il loro risanamento e non la produzione. Riguardo alle controperizie allegate dall‘Ilva all’istanza di dissequestro, dalle quali non risulta – secondo l’azienda – una emergenza ambientale nel territorio tarantino, la procura fa presente che si tratta comunque di consulenze di parte. Secondo i pm ci sono quelle chimica e medico-epidemiologica, elaborate da esperti su incarico del gip Todisco nel corso di un incidente probatorio conclusosi il 30 marzo scorso, e quindi superpartes, dalle quali emergono dati profondamente diversi. Le motivazioni della procura sono firmate dal procuratore Franco Sebastio, dall’aggiunto Pietro Argentino e dai sostituti procuratori Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile e Remo Epifani, quest’ultimo titolare di un’inchiesta sull’Ilva parallela a quella per disastro ambientale che ha portato al sequestro degli impianti dell’area a caldo.
Intanto, a proposito dell’intento dell’azienda di chiudere lo stabilimento in caso di mancato dissequestro, intervengono i sindacati: “Gravi e inaccettabili le dichiarazioni dell’Ilva sulla possibile chiusura dello stabilimento di Taranto. E’ urgente la convocazione da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri”, dicono le segreterie nazionali dei sindacati dei metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil in una nota. “All’indomani dell’approvazione dell’Autorizzazione integrata ambientale, predisposta dal Ministero dell’Ambiente e da Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto, l’Azienda, dopo innumerevoli tatticismi, sostiene di riconoscere formalmente l’Aia, ma non concretizza in un piano industriale l’applicazione delle prescrizioni previste dall’Aia stessa”.