Se l'emendamento previsto dal governo dovesse passare al Senato, lo Stato rinuncerebbe a incassare miliardi. I democratici pronti a dare battaglia. Ma a Palazzo Madama il governo non ha bisogno del loro voto
LA TRATTATIVA tra le banche, spalleggiate da Consob, e il governo, insomma, è stata lunga ma alla fine ha dato i suoi frutti: “La versione finale della Tobin tax all’italiana sembra propendere verso il modello francese”, hanno scritto ieri l’Abi e l’associazione dei trader. Praticamente una firma, insieme alla crisi del settore bancario e i suoi bilanci in sofferenza (che, comunque, non hanno mai smesso di produrre dividendi per gli azionisti e stipendi milionari per i manager). L’arrabbiatura del Pd, però, e la conseguente minaccia di non votare il ddl stabilità se la nuova Tobin tax “servirà solo a salvare le banche” rischia di complicare la situazione. Il governo s’è mosso in queste settimane proprio per aggirare e rendere ininfluente il partito di Pier Luigi Bersani: siccome a Montecitorio il voto del Pd è fondamentale, l’esecutivo s’è rifiutato di presentare lì il suo emendamento rinviando la questione a palazzo Madama (l’esame inizia la prossima settimana), dove potrà contare sulla vecchia maggioranza Pdl-Lega, spalleggiata dall’Udc. Se riuscirà l’operazione in Senato, la partita sarà chiusa: nella terza lettura alla Camera, infatti, il provvedimento verrà votato in blocco.
Di nuovo Boccia: “Intanto mi faccia dire una cosa: il modello francese di Ttf non funziona, è molto criticata a sinistra e Hollande sta pensando di rimetterci mano. Per di più, non ci darebbe il gettito di cui abbiamo bisogno. La posizione di Bersani sulla questione è nota ed è formalizzata in Parlamento fin dal 2010: riequilibrare la tassazione spostandola da lavoro e imprese sulle rendite, quelle finanziarie comprese”. Il che vuol dire? “Che non si possono esentare i derivati delle banche, né nessun altro. La tassazione deve riguardare tutti i soggetti: dagli operatori esteri (pena la nullità del contratto) agli high frequency trader a quelli on line che, com’è noto, sono tra i principali speculatori su Borsa Italiana”. La tesi del Pd è che ampliando la platea, tutti potrebbero pagare meno: “Anche secondo noi, comunque , la stima del governo è troppo bassa. Se al Tesoro, invece di fare riunioni con la Consob per salvare le banche, facessero una buona stima del gettito potremmo anche capire come modulare meglio la Ttf”. Anche sulle “banche in difficoltà” Boccia non è tenero: “Chi ha preso scorciatoie nella gestione finanziaria per favorire se stesso e i propri clienti non può essere premiato”.
da Il Fatto Quotidiano del 22 novembre 2012