Politica

Tobin tax, Abi e trader esultano. Pd: “Così è invotabile”

Se l'emendamento previsto dal governo dovesse passare al Senato, lo Stato rinuncerebbe a incassare miliardi. I democratici pronti a dare battaglia. Ma a Palazzo Madama il governo non ha bisogno del loro voto

I problemi per la legge di stabilità non arrivano per ora dai voti in Parlamento: le prime tre fiducie sul provvedimento passano alla Camera senza problemi. Ma al Senato le cose potrebbero complicarsi: al Pd non piace come il governo sta cambiando la Tobin Tax, contenuta nella legge di stabilità. “Dopo aver letto il Fatto, eravamo preoccupati, ora dopo il comunicato di Abi e Assosim [l’associazione dei trader, ndr] che dice di aver trovato un accordo col governo sul ‘modello francese’ lo siamo ancora di più: se l’emendamento che il governo si appresta a presentare sulla Tobin tax in Senato serve solo a escludere i derivati per salvare le banche il ddl stabilità diventa invotabile”.
In questo colloquio avvenuto nel pomeriggio di ieri Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni economiche del Pd, si riferisce ad una notizia pubblicata sul Fatto Quotidiano di ieri di cui “stamattina ho parlato con Pier Luigi Bersani”: il sottosegretario Vieri Ceriani e un inviato di Consob hanno riscritto la Tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf) contenuta nella legge di bilancio per esentare i derivati (ad eccezione di quelli sulle azioni), strumenti che riempiono i bilanci dei nostri istituti di credito e sono la vera fonte degli introiti previsti da questo provvedimento. Ricostruzione, per di più, confermata ieri anche da una fonte governativa. Questa scelta dell’esecutivo, oltre ai problemi politici, ne genera anche uno di gettito. Secondo stime interne al mondo bancario, infatti, gli incassi per lo Stato a norma invariata sarebbero assai di più di quelli stimati dal governo: tra i 3,5 e i 4 miliardi l’anno anziché l’uno messo nero su bianco dalla Ragioneria generale. Col “modello francese” invece – niente derivati e acqua di rose in generale – l’introito per l’erario non supererebbe i 100 milioni: d’altronde al massimo 200 è la stima per la Francia, in cui la tassa proposta da Sarkozy è stata fatta propria da Hollande in estate.

LA TRATTATIVA tra le banche, spalleggiate da Consob, e il governo, insomma, è stata lunga ma alla fine ha dato i suoi frutti: “La versione finale della Tobin tax all’italiana sembra propendere verso il modello francese”, hanno scritto ieri l’Abi e l’associazione dei trader. Praticamente una firma, insieme alla crisi del settore bancario e i suoi bilanci in sofferenza (che, comunque, non hanno mai smesso di produrre dividendi per gli azionisti e stipendi milionari per i manager). L’arrabbiatura del Pd, però, e la conseguente minaccia di non votare il ddl stabilità se la nuova Tobin tax “servirà solo a salvare le banche” rischia di complicare la situazione. Il governo s’è mosso in queste settimane proprio per aggirare e rendere ininfluente il partito di Pier Luigi Bersani: siccome a Montecitorio il voto del Pd è fondamentale, l’esecutivo s’è rifiutato di presentare lì il suo emendamento rinviando la questione a palazzo Madama (l’esame inizia la prossima settimana), dove potrà contare sulla vecchia maggioranza Pdl-Lega, spalleggiata dall’Udc. Se riuscirà l’operazione in Senato, la partita sarà chiusa: nella terza lettura alla Camera, infatti, il provvedimento verrà votato in blocco.

Di nuovo Boccia: “Intanto mi faccia dire una cosa: il modello francese di Ttf non funziona, è molto criticata a sinistra e Hollande sta pensando di rimetterci mano. Per di più, non ci darebbe il gettito di cui abbiamo bisogno. La posizione di Bersani sulla questione è nota ed è formalizzata in Parlamento fin dal 2010: riequilibrare la tassazione spostandola da lavoro e imprese sulle rendite, quelle finanziarie comprese”. Il che vuol dire? “Che non si possono esentare i derivati delle banche, né nessun altro. La tassazione deve riguardare tutti i soggetti: dagli operatori esteri (pena la nullità del contratto) agli high frequency trader a quelli on line che, com’è noto, sono tra i principali speculatori su Borsa Italiana”. La tesi del Pd è che ampliando la platea, tutti potrebbero pagare meno: “Anche secondo noi, comunque , la stima del governo è troppo bassa. Se al Tesoro, invece di fare riunioni con la Consob per salvare le banche, facessero una buona stima del gettito potremmo anche capire come modulare meglio la Ttf”. Anche sulle “banche in difficoltà” Boccia non è tenero: “Chi ha preso scorciatoie nella gestione finanziaria per favorire se stesso e i propri clienti non può essere premiato”.

da Il Fatto Quotidiano del 22 novembre 2012