Hanno voluto dormirci sopra i leader europei prima di parlare concretamente e tutti insieme del quadro finanziario pluriennale Ue 2014-2020. Ieri, dopo ben 14 ore di incontri bilaterali, ovvero a tu per tu tra i vari leader e Herman Van Rompuy, i 27 capi di Stato e di governo hanno dato il via alla riunione ufficiale solo verso le 23.30, giusto per prendere visione della nuova bozza di bilancio scritta in fretta e furia dal presidente del Consiglio europeo. Restano invariati gli 80 miliardi di tagli proposti nella bozza della settimana scorsa, ma si gioca sui vari capitoli di spesa per cercare di accontentare tutti. Cosa più facile a dirsi che a farsi.
Aumentano (o meglio diminuiscono i tagli previsti nella bozza precedente) i fondi destinati alla coesione e alla politica agricola comune. Diminuisce tutto il resto. Veniamo alle cifre. Le politiche di coesione (fondi per le regioni in ritardo di sviluppo e fondo sociale) ricevono 10,7 miliardi in più e la Pac (agricoltura) riceve 7,8 miliardi (sempre rispetto ai tagli previsti). Ecco che rispetto alla proposta originaria della Commissione europea (quella da 1.048 miliardi, che prevedeva un aumento complessivo di oltre il 6 per cento rispetto al periodo 2007-2013) il taglio per la coesione sarebbe di 18,5 miliardi mentre la riduzione a carico della Pac sarebbe di 7,8 miliardi. Ulteriori colpi di forbici, invece, (oltre quelli già proposti la settimana scorsa) alla competitività, ovvero ai programmi di ricerca e sviluppo tecnologico come il programma Galileo, che vengono ridotti di altri 13 miliardi oltre gli 11,6 già proposti (totale – 24,6 miliardi). Decurtato anche il programma “Connencting Europe Facility”, un piano di investimenti per le reti di trasporti, energia e telecomunicazioni tanto caro a Confindustria (-5 miliardi oltre i 4 già proposti, totale -9 miliardi).
Tagli anche agli aiuti umanitari e allo sviluppo dei Paesi non europei. La bozza di bilancio suggerisce di ridurre di 5 miliardi i finanziamenti per l’azione esterna (oltre i già previsti 6,8 miliardi, totale -12,3 miliardi) e di 1,6 miliardi le iniziative riguardanti la giustizia e sicurezza interna (totale -2,1 miliardi). La nuova bozza Van Rompuy non tocca ulteriormente, invece, le spese amministrative delle istituzioni europee, e in particolare gli stipendi dei funzionari Ue (la precedente bozza prevedeva già 6 miliardi di euro da racimolare attraverso tasse, fondi di solidarietà e contributi pensionistici, da parte del personale di tutte le istituzioni Ue, gli organismi e le agenzie europee) ma propone comunque di aumentare l’orario di lavoro degli stessi funzionari da 37,5 ore a 40 ore settimanali.
In sostanza, a guadagnarci è soprattutto la Francia, che vede diminuire i tagli alla tanto cara politica agricola comune. “L’agricoltura è un bene per tutta l’Europa non solo per la Francia”, aveva detto laconico il presidente francese François Hollande ieri all’ingresso del summit. Mentre per l’Italia la pillola è ancora amara. Se è vero che con la nuova proposta l’Italia recupera 1,5 miliardi sull’agricoltura e 1,2 sui fondi di coesione (sempre rispetto ai tagli), resta il colpo di accetta alla competitività, uno dei capisaldi degli interessi italiani in Europa ripetuti da Monti e Moavero. All’arrivo questa mattina e prima di un incontro personale con Van Rompuy, Monti non ha pronunciato la parola “veto”, ma ha ammesso che si tratta di “un negoziato molto complesso” e che “è prematuro dare adesso un giudizio”, facendo intendere che molto probabilmente sarà necessario un altro vertice europeo per raggiungere un accordo definitivo. Difficile se non impossibile, infatti, che i 27 arrivino a un accordo oggi stesso. La Gran Bretagna non intende cedere di un passo sui tagli richiesti, visto che a Londra i 973 miliardi di euro previsti dalla nuova bozza Van Rompuy (1,01% del Pil dell’Ue) sembrano ancora troppi. Cameron al suo arrivo ha infatti detto che “non ci sono stati progressi sufficienti in questa fase”. E poi c’è l’incognita del Parlamento europeo. Il suo presidente, Martin Schulz, che partecipa per la prima volta al negoziato sul quadro finanziario pluriennale perché con il Trattato di Lisbona è richiesta l’approvazione del Parlamento europeo, ha ribadito che l’Aula “è contraria a qualunque taglio rispetto alla proposta della Commissione europea”.