Troika in “trasferta” a Nicosia, dove ha chiuso quasi ufficialmente l’accordo finale sul memorandum con il governo di Cipro, il cui annuncio ufficiale è atteso a Bruxelles. Coperto in linea di massima l’importo di 17,5 miliardi di euro. Secondo quanto riferito dal portavoce del governo cipriota Stefanos Stefanou, l’accordo di principio di Nicosia con il memorandum della troika, è ormai cosa fatta, anche se prima di rendere pubblico il tutto è necessario il definitivo nulla osta da parte della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale, impegnati in questi giorni nei controversi negoziati per l’ultimo prestito ponte da concedere alla Grecia (appuntamento all’Eurogruppo di lunedì 26 novembre). Stefanou ha aggiunto che la marcia di avvicinamento all’accordo è stata molto difficile: “Abbiamo fissato alcuni obiettivi, e nelle circostanze in cui si concretizzeranno e nei dati che dovremmo poter ottenere siamo soddisfatti”. Ragion per cui il presidente cipriota Dimitris Christofias ha evidenziato in una nota ufficiale che a seguito di trattative complesse e articolate proprio con i rappresentanti di Bce, Fmi e Ue, “e sempre tenendo in considerazione le condizioni difficili in cui versa il nostro paese, siamo molto vicini alla firma di un memorandum”.
L’accordo riguarda l’importo di 17,5 miliardi di euro anche se i numeri definitivi saranno determinati non prima dell’inizio di dicembre, a seguito della relazione della società Pimco sulle esigenze specifiche delle banche. Che la troika nel suo report iniziale ha stimato in dieci miliardi di euro. Ma la liquidità per la ricapitalizzazione bancaria si intreccia anche all’altra grande questione che riguarda l’isola invasa dai turchi nel 1974 e ancora occupata da cinquantamila militari nella cosiddetta Katekomena, autoproclamatasi Repubblica turco cipriota del Nord, riconosciuta solo da Ankara e non da Onu né dall’Ue: lo sfruttamento dei giacimenti di gas, su cui è stato già siglato un accordo preliminare fra Nicosia e Tel Aviv che nei mesi scorsi ha prodotto minacce esplicite da parte di Ankara. Sembra che le due parti abbiano convenuto che la Repubblica di Cipro manterrà l’autonomia per le sue infrastrutture, con l’impegno di rimborsare i prestiti grazie a una parte dei ricavi. Il ministro del Lavoro Charalambous, che partecipa in modo permanente al comitato ministeriale per i negoziati, ha fatto sapere che molto è stato fatto per migliorare le posizioni espresse inizialmente dalla troika sullo stato sociale e sulle pensioni.
Intervistato dalla CBC ha assicurato che lo Stato continuerà ad essere un collaboratore del Fondo delle assicurazioni sociali. Per l’età pensionabile è stato concordato l’aumento di sei mesi nel corso dei prossimi due anni, per raggiungere il sessantacinquesimo anno di lavoro. Successivamente il singolo sarà tassato, ma dopo il 2012 ci sarà una riduzione numerica delle pensioni. La troika ha lasciato Cipro ieri dopo aver discusso i dettagli dell’accordo, come ad esempio il bilancio di austerità. Su cui il ministro delle finanze, Vassos Siarlì, ha osservato che si tratta di un “processo inusuale, ma che oggi siamo in grado di attuare in cambio degli aiuti”.
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