A due giorni dalla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne il ministro della Giustizia annuncia che a breve il Senato ratificherà la Convenzione di Istanbul: "Le cause sono culturali e sociali". Il sito del Pd lancia la campagna delle "Scarpe rosse"
“Le donne sbagliano a credere che l’amore vinca tutto”. A parlare, a due giorni dal 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, è il ministro della Giustizia Paola Severino. La Guardasigilli, in un’intervista a Uno Mattina, ha anche annunciato la ratifica, a breve, della Convenzione di Instanbul, il trattato internazionale che affronta il fenomeno e ha, tra gli obiettivi, la prevenzione della violenza, la protezione delle vittime e la perseguibilità penale degli aggressori. Domenica, per la giornata mondiale, programmata dalle Nazioni unite, in tutta Italia sono previste iniziative: incontri, dibattiti, spettacoli (qui una scelta tra le tante opzioni su tutto il territorio). In questo quadro si inserisce anche la discussione sul femminicidio: le parlamentari di Fli e Pdl Giulia Bongiorno e Mara Carfagna hanno presentato una proposta per introdurre l’aggravante dell’ergastolo quando una donna viene uccisa “proprio perché donna”. “E’ impensabile che nel 2012 parlamentari italiani possano considerare incostituzionale parlare di violenza maschile sulle donne. Eppure, nel corso del dibattito per la ratifica della Convenzione di Istanbul, sono emerse anche posizioni di questo tipo”, aveva detto due giorni fa a Donne di Fatto l’avvocato Barbara Spinelli, che lavora alla Convenzione Onu per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna.
Secondo le anticipazioni dei dati 2012 di Telefono Rosa le violenze contro le donne all’interno di rapporti sentimentali sono in aumento: questo tipo di abusi ha raggiunto l’85% di tutte le violenze, il 3% in più del 2011. Questo dato – commenta l’associazione – “dimostra l’urgenza di ripartire dalle relazione donna-uomo, proprio gli uomini inizino davvero a farsi carico di questa vera e propria tragedia”.
“Quella sulle donne è la forma di violenza più diffusa, senza confini di ambiente, religione, censo, cultura e nazionalità. Lo dimostra la statistica e lo conferma la cronaca” sottolinea Gabriella Battaini Dragoni, vice Segretaria Generale del Consiglio d’Europa. E’ nel 1999 che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le Ong ad organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno. La data fu scelta in ricordo del brutale assassinio del 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.
Severino: “Serve una cultura antiviolenza. Le cause sono culturali e sociali”
Sono tante e in aumento, ricorda il ministro Severino, “le storie di donne prima picchiate e poi uccise: circa 120 in Italia dall’inizio dell’anno un numero straordinariamente alto. Perché? Le cause sono profondamente sociali, prima culturali e poi sociali. La violenza delle donne avviene sia nei Paesi ad elevato livello di cultura e civiltà, come Finlandia e Danimarca per esempio, sia nel sud. Le categorie delle donne sono indifferenziate”, dalla manager alla casalinga. “Il problema sociologico della violenza sulle donne – ha osservato Severino – non riguarda le donne, visto che tutte le fasce di donne sono colpite, ma riguarda la cultura degli uomini, una cultura che si radica nel senso del possesso. Mariti, padri, fratelli, amanti che ritengono di dover possedere la loro donna, le creano attorno una specie di cerchio di fuoco, la allontanano dal resto della famiglia, la isolano, la amano in modo folle, malato, la picchiano. E la donna non reagisce, perché non è supportata, è isolata, si vergogna e ritiene che l’amore possa vincere tutto e questo è un grande errore. Invece bisogna creare una cultura dell’antiviolenza”.
“Molti passi avanti li abbiamo fatti, ma non ci si deve fermare – continua il ministro -, bisogna andare oltre e creare una cultura dell’anti-violenza e dare alla donne la possibilità di non essere uccise, che è una frase apparentemente semplice e terribile, ma l’escalation di violenza che si ha con lo stalking sfocia spesso nella morte. La prevenzione non è facile. Bisogna suggerire alle donne che subiscono violenze di rimanere sempre in contatto con i centri anti-violenza e insegnare alle donne a costruirsi e a conservare le prove” dello stalking.
“Nei prossimi giorni il Senato ratificherà la Convenzione di Istanbul”
Gli strumenti per combattere il fenomeno della violenza ci sono nel nostro ordinamento, ma “se molti passi in avanti sono stati fatti, bisogna andare oltre, con la ratifica della Convenzione di Istanbul, prevista in Senato nei prossimi giorni, e che spero abbia un percorso accelerato, entro la fine della legislatura” insiste la Severino. Non è facile, sottolinea, mettere a punto strumenti di prevenzione: “Dobbiamo suggerire alle donne di restare sempre in contatto con i centri antiviolenza e le forze di polizia. Stiamo lavorando a banche dati, ne parlo spesso con il ministro Cancellieri e anche il ministro Fornero è attivata su questo fronte. Dobbiamo insegnare alle donne a costruire la prova della violenza subita, perché spesso ciò che accade non è visibile, perché si tratta di minacce”.
L’inasprimento delle pene, aggiunge il guardasigilli riferendosi evidentemente alla proposta di legge Bongiorno-Carfagna, “può essere un segnale importante, ma fondamentale è l’applicazione della pena. Le nostre leggi prevedono già aggravanti. Le norme le abbiamo, stiamo meglio di quanto si pensi”. In particolare, Severino ricorda l’intervento del legislatore nel prevedere “querele che non possono essere ritrattate”; inoltre, rileva come in alcuni casi “la perseguibilità d’ufficio possa essere una soluzione: servirebbe a far sì – conclude il ministro – che anche un vicino di casa possa intervenire con una denuncia a sostegno della donna vittima di violenza”.
Fornero: “Le discriminazioni sul lavoro ci costano anche in mancato sviluppo”
A ridosso della Giornata mondiale ha parlato oggi anche il ministro del Lavoro, del Welfare e delle Pari Opportunità Elsa Fornero: “Ho avuto modo di incontrare molte donne, di sentire ancora fortissima la violenza, la pressione e la distanza nei confronti delle donne in molti ambiti, anche all’interno della famiglia, nei posti di lavoro: quindi il tema è più che mai attuale” afferma. “Ovviamente il tema specifico delle differenze di genere nell’ambito del mercato del lavoro, nell’accesso alle professioni, nell’accesso alla carriera, nella dinamica della progressione di carriera – sostiene – è un tema non di violenza, ma è comunque un tema che per la nostra Italia è molto importante perché questi ritardi costano in termini di mancato sviluppo oltre che di mancato benessere”.
“Molte ricerche – ha proseguito il ministro – dimostrano che laddove il lavoro è sia della donna che dell’uomo nella famiglia i bambini vivono meglio, non solo in termini materiali ma anche di benessere psicologico. Quindi c’è una maggiore sicurezza. Certo si può dire che questa è una bella aspirazione ed è vero che deve essere un’aspirazione di tutti. Il governo la condivide e io ritengo che anche la riforma del mercato del lavoro, magari con mezzi insufficienti, tenda a valorizzare il ruolo della donna, a darle più chance, a ridurre le segmentazioni che sono oggi molto a discapito delle donne”. “Noi – ha concluso – abbiamo cercato di fare quello che era possibile, certo la strada non è finita, altri la riprenderanno io penso che dobbiamo puntare sulle cose positive e credo che ce ne siano molte”.
La Carfagna a Facci: “La nostra proposta una scemenza? La legga, prima di criticare”
Intanto si accende la polemica tra la Carfagna e il giornalista di Libero Filippo Facci che aveva scritto che la legge che vuole introdurre l’ergastolo in caso di “femminicidio” vince “il premio scemenza di fine anno”. Prima di criticare la proposta di legge che chiede l’ergastolo per chi commette un femminicidio, “bisogna leggerla” risponde Carfagna, “Questa è una proposta di legge che fa discutere – ha detto Carfagna – e mette in evidenza con quanta superficialità vengano accolte le battaglie contro un’emergenza e una piaga sociale, come quella della violenza sulle donne”. Mancano, secondo l’ex ministro per le Pari opportunità, “la sensibilità e l’intelligenza di andare a fondo per capire cosa vuol dire questa proposta di legge. Contro la violenza sulle donne – ha concluso – c’è tanta strada da fare, soprattutto sul piano culturale”.
Il sito del Pd lancia la campagna delle “Scarpe rosse”
Scarpe rosse eppur bisogna andar”: è lo slogan (che fa una perifrasi della celebre canzone Fischia il vento) lanciato sul doodle del sito internet del Pd. Il motivo è l’adesione di alcune deputati del Pd all’iniziativa di indossare le scarpe rosse per denunciare il problema. Idea nata dopo l’installazione dell’artista messicana Elina Chauvet. Sulla prima pagina seguono una serie di foto dei piedi delle parlamentari del Pd che calzano le scarpe rosse con la spiegazione dell’iniziativa: “Abbiamo voluto indossare quelle scarpe abbandonate per far camminare un obiettivo di civiltà incredibilmente ancora lontano: la lotta la femminicidio, obiettivo che deve ancora farsi strada soprattutto nella coscienza e nell’educazione dei singoli”. Seguono il video di Fischia il vento interpretato da Modena City Ramblers e di Todo cambia di Mercedes Sosa.
Hands off Women: “Serve una rete internazionale”. L’adesione online
Creare una rete internazionale di associazioni e persone per contrastare la violenza sulle donne è invece l’obiettivo dell’associazione “Hands off Women-How”, che parte dal presupposto che le violenze di genere “non possono essere considerate fatti individuali e privati, ma devono essere affrontate e contrastate come responsabilità collettive”. La violenza sulle donne, ha affermato la presidente di How, Isabella Rauti, è “un flagello mondiale, una malattia sociale, un fenomeno diffuso e sommerso, nessun paese è esente. How vuole mettere in rete le persone e le associazioni, è una vetrina mondiale dove, attraverso le nuove tecnologie, si può denunciare un caso singolo di diritti violati perché diventi di consapevolezza mondiale, è un mezzo per amplificare la voce delle donne”. In Italia, come nel mondo, ha ricordato Rauti, la violenza sulle donne “è in aumento, solo nel 2012 nel nostro Paese sono oltre 100 le donne rimaste vittima di casi estremi di violenza. Ma la violenza ha tante forme: psicologica, sessuale, economica. E quella domestica è la più diffusa, ma anche la più difficile da far emergere”.
L’adesione alla rete può avvenire attraverso la sottoscrizione di una carta d’intenti, che sarà pubblicata sul sito. Tra gli obiettivi “eliminare ogni tipo di violenza e coercizioni subite dal genere femminile, divulgare le buone prassi, sviluppare azioni coordinate, promuovere borse di studio per la comunicazione sociale sul tema dei diritti umani delle donne e delle bambine e corsi di formazione e avviamento al lavoro e iniziative di imprenditoria solidale”. “La violenza sulle donne – ha concluso la deputata del Pdl e presidente dell’associazione Diritti in Cammino, Mara Carfagna – è una tragedia quotidiana, le istituzioni devono vigilare e dare risposte efficaci”.