Avevano detto “sarete pochi”, invece gli antifascisti che hanno sfilato per le vie di Bologna erano più di 800. Quasi un migliaio. Un lungo corteo di bandiere rosse che ha attraversato pacificamente zona Murri per protestare contro Casapound, il “messaggio di violenza che veicola in tutta Italia” e, soprattutto, la sede di via Malvolta. Deserta per via della manifestazione del movimento nella Capitale. “Da quando hanno aperto stanno allargando la loro sfera d’azione – si legge nel volantino distribuito nel corso della manifestazione –. Adesivi e manifesti in strada, aperitivi sul marciapiede, una sede aperta diversi giorni della settimana. Il 13 ottobre hanno concluso la loro prima iniziativa pubblica al grido di “Duce! Duce!”.
Così, recitando slogan, da “siamo tutti antifascisti”, a “contro Casapound” e slogan contro l’ex leades del Msi Pino Rauti scomparso recentemente, i militanti, partiti da piazza Carducci, hanno percorso il quartiere Santo Stefano, blindato in via precauzionale, fino al centro sociale Lunetta Gamberini per chiedere alle istituzioni di “vietare la presenza in città di gruppi che, in evidente spregio della nostra storia e della Costituzione, rievocano un’ideologia illegale e inaccettabile”.
“Bologna – racconta Sara, studentessa universitaria – è una città medaglia doro alla resistenza e noi qui quelli di Casapound non li vogliamo”. Anzi, “ci aspettiamo che il sindaco Virginio Merola si pronunci in merito – continua Laura Veronesi, segretaria bolognese di Rifondazione Comunista – è una questione di dignità istituzionale. Sotto le due torri si stanno verificando sin troppi fatti preoccupanti che richiedono un intervento, come il caso dello striscione appeso davanti al Cassero e firmato Forza Nuova, fortemente omofobo e anticulturale”.
Donne, uomini, giovani e meno giovani, oltre 35 sigle hanno aderito alla manifestazione organizzata dal Coordinamento antifascista Murri, tra cui Tpo, Bartleby, Vag61, il Coordinamento migranti e i collettivi femministi. Accolta con preoccupazione dai commercianti della zona, blindati dentro i loro negozi nel timore che scoppiassero disordini, ma con calore dai residenti. Che a decine si sono affacciati alla finestra per applaudire i manifestanti. “Ci hanno detto che in Italia ci sono problemi più gravi della presenza di Casapound a Bologna – spiegano gli organizzatori della manifestazione – ma la loro presenza qui, come in tutto il paese, le loro sedi che prolificano e gli evidenti richiami al partito di Mussolini, è il sintomo dei problemi che il nostro paese sta vivendo”.
E il corteo, continuano, “è un modo per far capire che l’antifascismo c’è, è vivo, ed è sentito dalla popolazione”. Non dimenticano, gli emiliani, “coloro che diedero la vita per liberare l’Italia, e in un paese civile ricordarlo è ancora più importante”, e per farlo “ci mettiamo la faccia”.
Non solo in strada, con la manifestazione, ma anche attraverso un esposto-denuncia in Procura che il coordinamento antifascista Murri presenterà nei prossimi giorni, per chiedere che la sede di via Malvolta, aperta a giugno, venga chiusa. “Questi insediamenti sono inaccettabili e devono essere chiusi. E’ ora che lo Stato intervenga, hanno condannato la manifestazione degli studenti che si è tenuta pochi giorni fa, ma ciò che è veramente grave, ciò che il ministro Anna Maria Cancellieri dovrebbe criticare sono i cortei come quello palesemente fascista che si è verificato a Roma”.