La due giorni di summit europeo conclusasi venerdì pomeriggio ha portato ad una sola conclusione: le donne restano fuori dalla Banca centrale europea. Vista l’impossibilità di trovare un minimo di accordo sul quadro finanziario pluriennale Ue 2014-2020, l’unica decisione presa dai capi di Stato e di governo arrivati a Bruxelles sotto lo sguardo di tutta Europa è stata quella della nomina del membro mancante del comitato esecutivo della Bce.eurotower
Nominato il lussemburghese Yves Mersch, raccomandato da Juncker, caro a Berlino e alla faccia dell’esplicita opposizione del Parlamento europeo, che a Francoforte avrebbe voluto una donna, almeno una. Si perché nelle scorse settimane la nomina di Mersch aveva innescato un’accesa polemica a Bruxelles sulle quote rosa all’interno delle istituzioni europee. Se infatti le tre istituzioni europee (Commissione, Consiglio e Parlamento) sono già a maggioranza maschile, l’apoteosi la si raggiunge con la Banca centrale europea, dove nel comitato esecutivo diretto da Mario Draghi non siede nemmeno una donna. Ecco che il posto vacante lasciato il 31 maggio scorso dallo spagnolo José Gonzalez Paramo rappresentava l’occasione perfetta per evitare che il board Bce fosse al cento per cento al maschile. Occasione mancata alla grande dai capi di Stato e di governo, che giovedì in nottata hanno approvato a maggioranza qualificata il candidato lussemburghese Yves Mersch. Solo la Spagna ha votato contro, ma non tanto per una questione di genere quanto di peso nazionale, visto che il membro uscente era proprio spagnolo e che Madrid, da qualche mese a questa parte, guarda con particolare attenzione alle decisioni prese all’Eurotower.
“Solo la Spagna ha votato contro”, ha confermato il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, “il premier Rajoy ha affermato che non era una posizione contro Mersch, ma che riteneva non fosse rispettato l’equilibrio geografico e demografico”. Uno schiaffo al Parlamento europeo. Il dato forse più significativo di questa nomina, infatti, è la palese indifferenza all’obiezione esplicita degli eurodeputati che a fine ottobre avevano votato No a Merch proprio per una questione di equilibri di genere. Durissima la reazione di Sharon Bowles, eurodeputata britannica, lib-dem, e presidente della Commissione economico-finanziaria del Parlamento (commissione che in precedenza aveva già detto no a Mersch) nonché candidata a governatore della Banca d’Inghilterra. “La Bce ha ora un membro del suo organo più alto privo di un mandato democratico”, ha detto, sottolineando che i governi nazionali “hanno dato un chiaro segnale di quale sia la loro idea di democrazia”. Proprio la Bowles, insieme alla francese e liberale Sylvie Goulard, aveva prima ritardato l’audizione parlamentare di Mersch e poi proposto un voto contrario di protesta. In seguito il Parlamento aveva chiesto a Juncker di cambiare candidato proponendo una donna. Il presidente del Parlamento Martin Schulz ha palato di un “passo che non va nella direzione della buona cooperazione tra istituzioni”.
Anche se il parere del Parlamento nella nomina dei membri del comitato esecutivo della Bce è soltanto consultivo (questi sono nominati dal Consiglio europeo, ovvero dai governi nazionali, che delibera a maggioranza qualificata su raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea, ovvero dei ministri competenti in questo caso dell’economia), non prenderlo del tutto in considerazione non è di certo “politically correct”, soprattutto in un momento in cui si sta negoziando per l’intero quadro finanziario pluriennale Ue 2014-2020. “Non è possibile che non ci sia almeno una donna in tutta Europa in possesso dei titoli, dell’esperienza e delle competenze necessarie a ricoprire l’incarico di membro del comitato esecutivo della Bce”, ha tuonato la vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli (Pdl), secondo la quale “non è un problema di quote, è un problema di chiusura in termini culturali e di merito”. Proprio la Angelilli aveva fatto notare, in concomitanza con il voto dell’aula su Mersch a fine ottobre, come le istituzioni europee dovrebbero dare l’esempio. Prendiamo il Parlamento stesso: se è vero che più della metà del personale è donna, salendo lungo la gerarchia di potere questa percentuale crolla drasticamente, basti pensare che nella sua storia il Parlamento ha avuto solo 2 donne presidenti su 29 totali. Peggio ancora alla Commissione europea, dove 9 commissari Ue su 27 sono donna. Non male si penserà, ma attenzione: i portafogli più importanti sono saldamente in mano agli uomini (la Presidenza, Affari Monetari, Mercato Interno, Energia, Industria, Trasporti). Sta di fatto che da giovedì il record di “mascolinità” spetta alla Bce, composta al cento per cento da uomini. Ma c’era davvero bisogno di Mersch (già membro del Consiglio dei governatori della Bce in quanto a capo della Banca del Lussemburgo sin dalla sua formazione nel 1998) nel consiglio direttivo dell’Eurotower? Sicuramente sì per Berlino, che aveva sponsorizzato la sua candidatura (proposta da Juncker) sin dall’inizio, in quanto Mersch è ritenuto un “falco” nella politica dei tassi d’interesse bancari e avvezzo agli interventi ammonitori nei confronti della gestione dell’attuale crisi bancaria.