Per il colosso inglese dell'energia, che detiene il 15% delle azioni dell'impianto, c'è troppa burocrazia da superare. La moderata esultanza dei comitati. Il dicastero dell'Ambiente: "Stravagante che l'Indipendent Resources, ora titolare unica del progetto possa ricorrere al Tar e al Consiglio di Stato"
Si avvia verso la conclusione la vicenda relativa alla costruzione del deposito di stoccaggio gas a Rivara, nel modenese. E ad assestare un colpo decisivo al fronte dei ‘favorevoli’, capitanato dal senatore Carlo Giovanardi, è proprio la Erg. Il colosso dell’energia, detentore di una quota di minoranza nella joint venture denominata Erg Rivara Storage srl, ha annunciato che “abbandonerà il progetto per la realizzazione dell’impianto”. La decisione, spiega l’azienda, al ilfattoquotidiano.it, è dovuta soprattutto alle “difficoltà riscontrate nel corso delle procedure autorizzative e amministrative” necessarie all’avvio dei lavori, “che nella costruzione di impianti industriali di questa tipologia seguono un iter locale e nazionale”. Nonché a una valutazione del contesto economico di riferimento e a una strategia di “posizionamento del gruppo” all’interno del panorama nazionale.
Pesanti sono risultati per la Erg i ‘no’ provenienti sia dalla Regione Emilia Romagna, sia dal ministero all’Ambiente, sia da quello allo Sviluppo Economico, che di fatto avevano bloccato il progetto nonostante il via libera della commissione Via, facente capo proprio al dicastero dell’Ambiente. I terremoti di maggio, avevano sottolineato i ministri, “hanno fornito nuovi dati sulla sismicità del territorio”, quindi le richieste di autorizzazione alle attività esplorative preliminari per valutare la fattibilità del progetto nel sito prescelto, 120 chilometri di bassa modenese tra i comuni di San Felice sul Panaro, Finale Emilia, Medolla, Mirandola e Camposanto, erano state respinte.
“Come già ampiamente comprovato da studi, le trivellazioni necessarie sono altamente pericolose in una zona sismica come quella del modenese – ha chiarito più volte anche l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli – e non c’è alcuna ragione per stoccare in acquifero visto che ci sono almeno cinque depositi di gas esauriti e in via di esaurimento che si adattano benissimo allo scopo”. Di più, “il rischio sismico non è sottovalutabile”, così come non è “quantificabile il pericolo insito nelle operazioni di immissione e estrazione del gas”.
Nondimeno il dietrofront di Erg, che dal 2008 deteneva il 15% dell’Erg Rivara Storage srl, mentre l’85% era dell’Indipendent Resources, è arrivato come un inaspettato colpo di scena. E potrebbe anche rappresentare l’ultimo capitolo prima dell’epilogo di una vicenda lunga anni. “La società ha semplicemente cambiato denominazione” ha fatto sapere l’Indipendent Resources, e potrebbe tentare la strada legale. Potrebbe, insomma, ricorrere al Tar contro la decisione del ministro Corrado Passera, così come ha fatto per il ‘no’ ricevuto dalla Regione Emilia Romagna. Inoltre, qualora il tribunale amministrativo regionale dovesse respingere la richiesta dell’azienda, potrebbe interpellare il Consiglio di Stato. E non è escluso che un tentativo lo faccia.
Per questo i comitati che in questi anni si sono mobilitati per ottenere la cancellazione del progetto, iniziato nel 2004 prima con il via libera del governo Prodi e poi con quello accordato dal successore Berlusconi, senza mai ottenere però l’approvazione della comunità locale, che anno dopo anno si è opposta trasversalmente alla realizzazione dell’impianto, attendono cauti prima di esultare. “Il passo indietro di Erg è un segnale positivo – commenta Lorenzo Preti di Ambiente e Salute di Rivara – ma per mettere la parola fine a questo marasma all’italiana vogliamo una garanzia. Certo è che la decisione dell’azienda rappresenta un altro passo verso la conclusione di questa vicenda”.
E’ invece il ministero all’Ambiente a non lasciare spazio per ulteriori dubbi sulla questione del deposito di Rivara. “Il caso è chiuso – comunica l’ufficio stampa di Clini – anzi, sarebbe alquanto stravagante che la vincesse eventuali ricorsi così da poter riprendere i lavori”. “Come si è detto, la commissione Via doveva necessariamente produrre una valutazione, tuttavia per il ministero la faccenda è conclusa, così come è conclusa per il ministero allo Sviluppo Economico – continua lo staff del dicastero all’Ambiente – del resto senza l’ok di Passera l’Indipendent Resources non può andare avanti”.