Polemica vivace durante il Tg3 Linea Notte (Rai3) tra Alessandro Sallusti e Isabella Ferrari, diatriba che ha coinvolto anche Luca Telese. Il “casus belli” è il film “E la chiamano estate”, il lungometraggio che ha fatto tanto discutere la critica nostrana e che è valso due Premi all’attrice e al regista Paolo Franchi al Festival del Cinema di Roma. Il direttore de “Il Giornale” inizia la sua invettiva già con una prima grossolana inesattezza sul primo giorno di proiezione del film. “Mi risulta che nel weekend abbia fatto 10mila euro di incassi” – esordisce – “cioè alla gente non gliene frega nulla del film”. Peccato che, come fa notare la stessa Ferrari, “E la chiamano estate” sia uscito soltanto il giorno prima e quelle cifre riguardano l’incasso di un giorno. L’attrice quindi si difende: “Il cinema italiano sta vivendo un momento di grande crisi, dai film di Bertolucci a quelli di Bellocchio. Ma per fortuna” – aggiunge – “il film è stato proiettato in un Festival internazionale ed è stato giudicato da una giuria internazionale, non solo da una parte dei giornali italiani decisamente bigotti“. Sallusti, premettendo di non voler essere querelato, non demorde: “10mila euro li possiamo mettere insieme con una colletta. Il film è una boiata. Il suo corpo però non ha prezzo”. Non sono d’accordo il conduttore Maurizio Mannoni e Luca Telese, che fanno notare al direttore de “Il Giornale”  che la qualità di un film non può essere giudicata dai suoi incassi. “Anche se il film avesse incassato zero lire” – aggiunge il direttore di “Pubblico” – “avrei preferito che Sallusti avesse detto: ‘L’ho visto ma non mi piace‘. La verità è che questa polemica” – continua – “è dovuta al fatto che questo paese è sessuofobo, è rimasto sconvolto da un nudo di donna”. E sottolinea anche che la scelta di far proiettare la prima di un film in un giorno infrasettimanale come il giovedì è penalizzante. Sallusti ribatte che anche lui è giudicato dal numero di copie e il TG3 dagli ascolti. Isabella Ferrari gli ricorda che si sta parlando di cinema e quindi di arte. E ribadisce: “L’arte fa sempre bene, anche quando fa male” di Gisella Ruccia

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