Alla rassegna Politicamente Scorretto di Casalecchio di Reno (Bo) con Carlo Lucarelli, la prima volta di un ministro dell'Interno a parlare di lotta alla criminalità organizzata: "Tolleranza zero e cultura cento. Noi dobbiamo contestare non il mafioso con la coppola, ma ragazzi in giacca e cravatta"
Si aspettavano contestazioni e polemiche, ed invece Anna Maria Cancellieri nella sua Bologna ha trovato solo mani da stringere e la platea rigorosa del festival Politicamente scorretto. La rassegna culturale organizzata dallo scrittore Carlo Lucarelli e iniziata una settimana fa, per l’incontro “Occhio alle mafie” ha scelto di chiamare le istituzioni per poter parlare in un dialogo franco e sincero di lotta alla mafia in Italia. È la poltrona più difficile da scaldare, cercando di dare risposte concrete su di una battaglia annosa che macchia la carta d’identità del nostro paese. Anna Maria Cancellieri, accettando l’invito alla Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno ha cercato di fare proposte, ammettendo limiti e necessità d’azione.
“La politica se ha buon senso capisce che la battaglia del contrasto alle mafie va fatta al più presto”. Da commissario prefettizio di Bologna, fino a ministro dell’Interno, Cancellieri è conosciuta per la sua praticità e anche sul tema mafia ci tiene ad essere chiara e decisa: “Dev’essere la prima delle nostre battaglie: il nostro è un paese sano, c’è un sacco di gente per bene e se riesce a liberarsi di questi lacci che rendono difficile la vita degli imprenditori e dei cittadini, l’Italia allora diventa un grande paese. Dobbiamo togliere l’idea nel mondo del fatto che siamo quelli con la coppola e la mafia. Dobbiamo far capire che siamo un’altra cosa”.
E il pensiero va automaticamente alle infiltrazioni in terra da ricostruire come l’Emilia, distrutta dal terremoto nel maggio scorso. “In questo caso sono stati presi tutti gli anticorpi possibili. Sono fenomeni che vanno arginati in tutti i modi. I tentativi ci sono e lo diamo per scontato: là dove ci sono investimenti è come il miele che attira le api. L’importante è far sì che ci siano i sistemi che possano impedire le infiltrazioni. Però non penso che il problema sia stato preso sotto gamba. L’avanzata è stata latente. Ora però è importante una presa di coscienza per permettere di continuare in questa lotta”.
E se fosse proprio Anna Maria Cancellieri il ministro dell’interno della prossima legislatura? A ipotizzarlo in un gioco di “fantapolitica” è proprio Carlo Lucarelli e la risposta è chiara: “Non parlo di politica e non ho nessun interesse a partecipare ad un Monti bis. Però se giochiamo per ipotesi, la prima cosa che farei in una nuova legislatura, sarebbe lavorare per contrastare riciclaggio e corruzione. Quello che è stato fatto con questo governo tecnico è un miracolo, ma si potrebbe cercare di fare di più”.
30 anni per dire che la mafia esiste, ricorda Carlo Lucarelli, 20 per dire che riguarda anche il Nord. Qual è il vero problema? Anna Maria Cancellieri ricorda l’omertà e la paura e propone una soluzione che parla il linguaggio della cultura: “Dobbiamo essere più bravi a dare fiducia e sicurezza. Tolleranza zero e cultura cento. Noi dobbiamo contestare non il mafioso con la coppola, ma ragazzi in giacca e cravatta che hanno studiato all’estero e dobbiamo formare la nostra Guardia di Finanza. Il nemico da combattere è un nemico bravissimo. E dobbiamo andare sia con un addestramento militare, ma anche culturale”.
Una mafia che evolve, cambia nome e cognome e che richiede mezzi e strumenti all’altezza della situazione. Il ministro punta il dito contro la mancanza di fondi, che permetterebbero di intervenire in modo più efficace nelle zone di sofferenza. E in una situazione di crisi economica, se viene a mancare la mafia spesso il risultato è una maggiore difficoltà per singoli e imprese. “Può lo Stato sostituirsi con efficacia al sistema mafioso?”, – chiede la giornalista Fiorenza Sarzanini. “Una sfida dura: non è facile perché spesso le imprese mafiose vivono in condizioni diverse e hanno la vita molto più facile. Soprattutto quando si tratta di imprese lo Stato fa fatica, perché le regole rendono tutto più macchinoso. È un tema sul quale stiamo lavorando e spero di riuscire a concluderlo prima della fine della legislatura per fare un salto di qualità”.
Carlo Lucarelli, lo scrittore padrone di casa della rassegna ricorda la più grande conquista dell’Italia, ovvero la capacità di essere stati maestri nella creazione di un’antimafia reale e consistente: “Quando vado in America mi chiedono di parlare di mafia e io gli parlo delle azioni di antimafia, dai ragazzi di Libera alle tante iniziative locali”. Un messaggio di forza dal basso al quale si associa lo stesso ministro dell’interno che ora vuole chiudere la sua esperienza politica portando a casa alcuni risultati concreti, dalle liste pulite ai provvedimenti.
Lucarelli, da voce narrante di tante delle vicende italiane degli ultimi anni, chiede a Anna Maria Cancellieri che cosa direbbe lei al ragazzo di Scampia che non sa se scegliere di essere un criminale o un bravo ragazzo: “Io gli direi mettiti il casco, – dice Lucarelli, – perché sei un soldato per una giusta battaglia. Ma le istituzioni farebbero lo stesso?”. È la sola domanda a cui il ministro non sa rispondere.