Ci sono parti d’Italia che, a dispetto del procedere dei secoli, dell’incalzare del progresso, debbono la loro connotazione presente a quel che furono nel passato. Centri piccoli e grandi, angoli di territori per i quali gli splendori antichi continuano a costituire un segno distintivo. Così è per Arpinova, nel territorio comunale di Foggia. Ora un modestissimo borgo rurale.
Nel 279 a. C., durante la guerra contro Pirro, centro di circa 30.000 abitanti. Intorno al quale si trovano importantissimi siti archeologici. Anche di grande estensione, come il Villaggio Neolitico di Passo di Corvo, risalente al VI-IV millennio a.C. e i resti della grande città dauna di Arpi, databile al III-II millennio a.C. Oltre che realmente più circoscritti, come l’Ipogeo della Medusa, l’ipogeo dei Cavalieri e le Necropoli. Gli uni e gli altri parti significative di una cultura diffusa anche per quel che riguarda la cronologia. Scavi, ricerche e nascita di parchi archeologici. Insomma la sensazione che ci si trovi di fronte ad una storia quasi inconsueta per il devastato panorama italiano. Una storia felice. Ma così non è. Sfortunatamente. Almeno per la Tomba della Medusa.
Una delle tombe a camera, di III-II secolo a. C., che insieme alle case aristocratiche attestano le condizioni di grande ricchezza della città di Arpi. Interrata a più di 5 metri dal piano di calpestio, la Tomba della Medusa era una tomba funeraria del tipo ipogeico, con un dromos a scivolo che permetteva l’ingresso ai familiari dei defunti. Una tomba abbellita da decorazioni pittoriche di straordinaria bellezza.
Anche per questo un monumento da valorizzare attraverso una adeguata fruibilità. Senza alcun dubbio. Considerando anche la sua posizione quasi privilegiata. Visibile dagli automobilisti che percorrono l’A14 a nord di Foggia, a metà strada con San Severo.
Eppure visitando quel luogo della valorizzazione non c’è alcuna traccia. Anzi con molto stupore si assiste all’esemplificazione di quanto anche nel settore dei Beni Culturali, per il quale si lamentano a ragione maggiori risorse, gli sprechi siano tutt’altro che episodici. La struttura progettata per la musealizzazione della tomba e l’accoglienza dei visitatori, quasi completata. Ma in stato di abbandono. Da tempo. Come dimostrano le sterpaglia presenti ovunque. Divelta la recinzione che perimetrava l’area, buttato giù il cancello d’ingresso. Vetri rotti e porta d’ingresso forzata per la piccola struttura con funzione di biglietteria e di guardiania, in coincidenza dell’entrata. Accessibile e danneggiata in più parti la grande struttura circolare, in cemento armato, realizzata al di sopra della tomba. Con la copertura che in occasione delle piogge non costituisce che inadeguato riparo, lasciando filtrare le acque, abbondantemente all’interno. Impianti elettrici e servizi depredati per quel che è stato possibile.
Il lungo abbandono non ha favorito soltanto atti di vandalismo sul moderno. A farne le spese anche la struttura antica. Le colonne del vestibolo sono state abbattute. Mentre una base è stata addirittura rubata. Senza contare che gli affreschi, dei mosaici a ciottoli, restaurati per un costo di 588 milioni di lire, risultano gravemente compromessi. L’area è diventata una “terra di nessuno” sulla quale l’illegalità spadroneggia. Così negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli scavi clandestini dei tombaroli che continuano a garantire profitti “sicuri”.
Lo squallore del presente indegno della sua storia. Neppure tanto recente. Oltre che per niente “facile”. Individuata nel 1980 dai “tombaroli”, la tomba della Medusa fu completamente saccheggiata del suo corredo. Gli scavatori clandestini, dopo averla svuotata dei ricchi corredi, finiti in qualche collezione privata o museo straniero, tornarono all’opera nel 1984. Questa volta con un escavatore meccanico, distruggendo la copertura del vestibolo e riuscendo a trafugare il frontone con la raffigurazione della Medusa, che ha dato il nome all’ipogeo, e i capitelli figurati. Materiali che, casualmente, in seguito sono stati recuperati.
Dal 1989 iniziarono, a cura della Soprintendenza Archeologica della Puglia, i lavori di scavo e di recupero. Che riguardarono anche le vicine Tombe del Ganimede e delle Anfore.
La Tomba della Medusa, per la sua eccezionalità, conquistò l’interesse degli studiosi a livello internazionale e anche degli appassionati, con una mostra a Foggia, visitata da migliaia di persone. Contemporaneamente all’indagine archeologica si avviarono le procedure di tutela e valorizzazione. Nel 1998 la Regione Puglia stanziò 3 miliardi di lire, ai quali si aggiunse un contributo di 555 milioni del Comune. Risorse importanti. Rimaste a lungo inutilizzate per motivi burocratici. Al punto che nel luglio 2002 si arrivò alla sospensione dei lavori. Tra rescissioni tentate (dal Comune), fallimenti (della Ditta incaricata dell’opera), si giunge all’assegnazione al parco archeologico della Medusa di oltre un milione e mezzo di euro nel quadro dell’Accordo di Programma tra Regione Puglia e Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Ora, l’abbandono, come detto, come visibile e come denunciano senza avere alcuna risposta, anche alcune associazioni locali.
Così la tomba della Medusa continua, lentamente, a morire. Senza clamore. Dopo essere stata scavata e aver tentato di farne un luogo della conoscenza. Con l’impegno di grandi risorse finanziarie. Muore perché non si è stati capaci di regalargli una nuova vita. La musealizzazione che avrebbe dovuto assicurargli maggiore visibilità è rimasta incompleta. Finendo per accelerarne quel degrado dal quale avrebbe dovuto difenderla.
Mentre, intorno, continua il saccheggio, impunito, del patrimonio archeologico mobile di Arpi. Migliaia e migliaia di capolavori che attraverso il mercato antiquario vanno ad arricchire collezioni pubbliche e private di musei e magnati europei e statunitensi. Insomma continuiamo, quasi sempre, a dare il meglio di noi stessi fuori dai confini nazionali. Certamente in tema di beni archeologici.
Manlio Lilli
Archeologo e giornalista
Cultura - 26 Novembre 2012
Arpi, all’Ipogeo della Medusa scavano i “tombaroli”
Ci sono parti d’Italia che, a dispetto del procedere dei secoli, dell’incalzare del progresso, debbono la loro connotazione presente a quel che furono nel passato. Centri piccoli e grandi, angoli di territori per i quali gli splendori antichi continuano a costituire un segno distintivo. Così è per Arpinova, nel territorio comunale di Foggia. Ora un modestissimo borgo rurale.
Nel 279 a. C., durante la guerra contro Pirro, centro di circa 30.000 abitanti. Intorno al quale si trovano importantissimi siti archeologici. Anche di grande estensione, come il Villaggio Neolitico di Passo di Corvo, risalente al VI-IV millennio a.C. e i resti della grande città dauna di Arpi, databile al III-II millennio a.C. Oltre che realmente più circoscritti, come l’Ipogeo della Medusa, l’ipogeo dei Cavalieri e le Necropoli. Gli uni e gli altri parti significative di una cultura diffusa anche per quel che riguarda la cronologia. Scavi, ricerche e nascita di parchi archeologici. Insomma la sensazione che ci si trovi di fronte ad una storia quasi inconsueta per il devastato panorama italiano. Una storia felice. Ma così non è. Sfortunatamente. Almeno per la Tomba della Medusa.
Una delle tombe a camera, di III-II secolo a. C., che insieme alle case aristocratiche attestano le condizioni di grande ricchezza della città di Arpi. Interrata a più di 5 metri dal piano di calpestio, la Tomba della Medusa era una tomba funeraria del tipo ipogeico, con un dromos a scivolo che permetteva l’ingresso ai familiari dei defunti. Una tomba abbellita da decorazioni pittoriche di straordinaria bellezza.
Anche per questo un monumento da valorizzare attraverso una adeguata fruibilità. Senza alcun dubbio. Considerando anche la sua posizione quasi privilegiata. Visibile dagli automobilisti che percorrono l’A14 a nord di Foggia, a metà strada con San Severo.
Eppure visitando quel luogo della valorizzazione non c’è alcuna traccia. Anzi con molto stupore si assiste all’esemplificazione di quanto anche nel settore dei Beni Culturali, per il quale si lamentano a ragione maggiori risorse, gli sprechi siano tutt’altro che episodici. La struttura progettata per la musealizzazione della tomba e l’accoglienza dei visitatori, quasi completata. Ma in stato di abbandono. Da tempo. Come dimostrano le sterpaglia presenti ovunque. Divelta la recinzione che perimetrava l’area, buttato giù il cancello d’ingresso. Vetri rotti e porta d’ingresso forzata per la piccola struttura con funzione di biglietteria e di guardiania, in coincidenza dell’entrata. Accessibile e danneggiata in più parti la grande struttura circolare, in cemento armato, realizzata al di sopra della tomba. Con la copertura che in occasione delle piogge non costituisce che inadeguato riparo, lasciando filtrare le acque, abbondantemente all’interno. Impianti elettrici e servizi depredati per quel che è stato possibile.
Il lungo abbandono non ha favorito soltanto atti di vandalismo sul moderno. A farne le spese anche la struttura antica. Le colonne del vestibolo sono state abbattute. Mentre una base è stata addirittura rubata. Senza contare che gli affreschi, dei mosaici a ciottoli, restaurati per un costo di 588 milioni di lire, risultano gravemente compromessi. L’area è diventata una “terra di nessuno” sulla quale l’illegalità spadroneggia. Così negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli scavi clandestini dei tombaroli che continuano a garantire profitti “sicuri”.
Lo squallore del presente indegno della sua storia. Neppure tanto recente. Oltre che per niente “facile”. Individuata nel 1980 dai “tombaroli”, la tomba della Medusa fu completamente saccheggiata del suo corredo. Gli scavatori clandestini, dopo averla svuotata dei ricchi corredi, finiti in qualche collezione privata o museo straniero, tornarono all’opera nel 1984. Questa volta con un escavatore meccanico, distruggendo la copertura del vestibolo e riuscendo a trafugare il frontone con la raffigurazione della Medusa, che ha dato il nome all’ipogeo, e i capitelli figurati. Materiali che, casualmente, in seguito sono stati recuperati.
Dal 1989 iniziarono, a cura della Soprintendenza Archeologica della Puglia, i lavori di scavo e di recupero. Che riguardarono anche le vicine Tombe del Ganimede e delle Anfore.
La Tomba della Medusa, per la sua eccezionalità, conquistò l’interesse degli studiosi a livello internazionale e anche degli appassionati, con una mostra a Foggia, visitata da migliaia di persone. Contemporaneamente all’indagine archeologica si avviarono le procedure di tutela e valorizzazione. Nel 1998 la Regione Puglia stanziò 3 miliardi di lire, ai quali si aggiunse un contributo di 555 milioni del Comune. Risorse importanti. Rimaste a lungo inutilizzate per motivi burocratici. Al punto che nel luglio 2002 si arrivò alla sospensione dei lavori. Tra rescissioni tentate (dal Comune), fallimenti (della Ditta incaricata dell’opera), si giunge all’assegnazione al parco archeologico della Medusa di oltre un milione e mezzo di euro nel quadro dell’Accordo di Programma tra Regione Puglia e Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Ora, l’abbandono, come detto, come visibile e come denunciano senza avere alcuna risposta, anche alcune associazioni locali.
Così la tomba della Medusa continua, lentamente, a morire. Senza clamore. Dopo essere stata scavata e aver tentato di farne un luogo della conoscenza. Con l’impegno di grandi risorse finanziarie. Muore perché non si è stati capaci di regalargli una nuova vita. La musealizzazione che avrebbe dovuto assicurargli maggiore visibilità è rimasta incompleta. Finendo per accelerarne quel degrado dal quale avrebbe dovuto difenderla.
Mentre, intorno, continua il saccheggio, impunito, del patrimonio archeologico mobile di Arpi. Migliaia e migliaia di capolavori che attraverso il mercato antiquario vanno ad arricchire collezioni pubbliche e private di musei e magnati europei e statunitensi. Insomma continuiamo, quasi sempre, a dare il meglio di noi stessi fuori dai confini nazionali. Certamente in tema di beni archeologici.
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Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - "Penso che l'Europa non possa rimanere indietro" sulla guida autonoma. L'esortazione è dell'ad di A2a Renato Mazzoncini, nel giorno in cui la multiutility, insieme a Politecnico di Milano e Most ha lanciato a Brescia la prima sperimentazione europea di car sharing a guida autonoma.
"Il tema geopolitico è chiaro: poche ore fa negli Stati Uniti hanno annunciato che mai un'auto cinese a guida autonoma circolerà sul territorio americano, perché temono che una tecnologia di questo genere possa essere pericolosa e penso che lo stesso tema lo abbia l'Europa, che quindi - ha evidenziato Mazzoncini - "deve decidere cosa fare: o ci sviluppiamo la nostra piattaforma oppure prima o poi dovremo aderire a quelle degli altri". Il suggerimento dell'ad, "vista l'importanza anche per la nostra industria e per la nostra ricerca" è di "lavorare su una nostra piattaforma. Negli Stati Uniti hanno deciso di partire da due play ground, Phoenix e San Francisco. Oggi noi lanciamo questo progetto da Brescia, domani in Europa potrebbero essercene altre. Da qualche parte bisogna partire".
E Brescia è un buon posto per farlo. "E' una città dove sapevamo che c'era terreno fertile per la sperimentazione, è sempre successo così. E' successo così con il teleriscaldamento nel 1973, nel 1999 con il grande termovalorizzatore e poi con la metropolitana automatica, la prima in Italia. Una città che recepisce bene e poi ha una dimensione che da laboratorio funziona bene", ha detto Mazzoncini, assicurando che "la sperimentazione rimane a Brescia, anche perché le strade vanno mappate e abbiamo bisogno di un livello di dettaglio molto maggiore". Al termine della sperimentazione, a fine novembre, bisognerà capire cosa fare. La scelta dipende anche dalla risposta che darà la politica. Su questo "siamo confidenti", ha detto l'ad.
Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - Parte da Brescia il primo servizio di car sharing a guida autonoma d'Europa: un'automobile che raggiunge da sola il potenziale cliente, gli permette poi di guidare fino a destinazione e riparte in autonomia verso un parcheggio, una stazione di ricarica o un nuovo utente. E' questo il futuro della mobilità urbana immaginato da A2a e Politecnico di Milano, che oggi a Brescia hanno fatto percorrere il primo chilometro a una Fiat 500 elettrica a guida autonoma.
Il progetto, che è parte del programma di ricerca del Most (centro nazionale per la mobilità sostenibile), punta ad affrontare al tempo stesso il problema della congestione del traffico e la sfida della decarbonizzazione. La sperimentazione su strada pubblica è stata autorizzata dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dal Comune di Brescia in base alle direttive del decreto ministeriale 'Smart Road'. Si tratta del primo test, da qui a fine novembre 2025 ne verranno effettuati altri uno/due al mese, su una vasta porzione del Comune di Brescia, che include il centro storico e i quartieri limitrofi. Ogni test sarà monitorato da un supervisore a bordo del veicolo - come previsto dal Dm70/2018 (Smart Road) - in grado di intervenire tempestivamente in caso di necessità, e da una control room dedicata, situata presso la sede A2a di via Lamarmora, che garantirà il monitoraggio delle operazioni in tempo reale. Una safety car inoltre accompagnerà i veicoli durante la circolazione per segnalare agli utenti della strada la sperimentazione di guida autonoma su strada pubblica in corso.
“Crediamo che il progetto presentato oggi a Brescia rappresenti un passo importante nella definizione della mobilità urbana del futuro", ha detto l’ad di A2a Renato Mazzoncini, sottolineando che "le potenzialità della guida autonoma combinate a quelle del car sharing, possono favorire l’efficientamento degli spostamenti, la fluidità del traffico, un trasporto più sicuro e sostenibile e un progresso nella decarbonizzazione delle città". Dal momento che "nei centri urbani italiani vive oltre il 70% della popolazione, percentuale destinata a superare l’80% nei prossimi anni. Per una Life Company come A2a è dunque importante studiare soluzioni innovative e sostenibili, per contribuire a raggiungere la neutralità climatica, una partita che si gioca e si vince proprio nelle città. La nostra adesione al partenariato Most, uno dei cinque centri nazionali per la ricerca nato con fondi Pnrr e dedicato alla mobilità sostenibile, è stata fondamentale per la nascita di questa iniziativa".
“Brescia si conferma terreno fertile per progetti pilota di rilevanza non solo nazionale. Lo siamo stati oltre cinquant'anni fa con il teleriscaldamento, poi con il termoutilizzatore e con la metropolitana leggera automatica. Oggi proseguiamo su questa strada con un’innovazione che pone Brescia come modello europeo per il futuro della mobilità urbana", ha dichiarato la sindaca Laura Castelletti. "Un’innovazione - ha aggiunto - che ha l’obiettivo di dar vita ad un servizio per i cittadini ampliando la gamma delle proposte per la mobilità sostenibile. Questo progetto è anche una leva straordinaria per la nostra candidatura a Green Capital europea: Brescia è una città che non smette di innovare e di investire in sostenibilità, è la nostra città europea.”
“Questa sperimentazione rappresenta un fondamentale passo in avanti verso nuovi modelli di mobilità sostenibile, raccogliendo e mettendo a frutto anni di esperienze fatte dal Politecnico di Milano nell’ambito delle competizioni su pista di auto autonome, della 1000 Miglia edizione 2023 e 2024 e anche nell'ambito della ricarica wireless dei veicoli elettrici”, ha evidenziato il professor Sergio Matteo Savaresi del Politecnico di Milano.
Per il presidente del Most Ferruccio Resta “questo progetto non è solo un esempio di eccellenza tecnologica, ma un’espressione delle potenzialità generate dall’integrazione di competenze multidisciplinari. Most rappresenta un modello di valore grazie a un approccio collaborativo che supera i confini tradizionali tra pubblico e privato nell’affrontare le sfide della mobilità. Questa capacità di mettere a sistema conoscenze eterogenee permette di accelerare il cambiamento, sviluppando soluzioni concrete che migliorino le città e la vita dei cittadini. È attraverso piattaforme come Most che l’Italia afferma il suo ruolo di laboratorio d’innovazione nella mobilità sostenibile a livello europeo”.
L’iniziativa è stata promossa all’interno del partenariato Most, grazie alla collaborazione tra il team di ricerca e sviluppo di A2a e il gruppo di lavoro Aida (Artificial Intelligence Driving Autonomous) del Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano. Parallelamente, insieme a Dipartimento di energia – sezione elettrica del Politecnico di Milano, è in corso lo sviluppo di una soluzione che completi l’esperienza di autonomous driving attraverso un sistema di ricarica wireless (Wpt) per veicoli elettrici. Il prototipo, con una potenza pari a 7 kW, è progettato per aumentare l’efficienza del servizio, eliminando la necessità dell’intervento umano anche durante la fase di ricarica della batteria.
La soluzione integra un setup di hardware avanzato, composto da sensori di ultima generazione, attuatori, servizi di networking e unità di calcolo, con algoritmi di intelligenza artificiale progettati per imitare il comportamento di un conducente umano, garantendo elevati standard di precisione e sicurezza durante la guida. I veicoli possono operare a bassa velocità (fino a 30 km/h), consegnarsi agli utenti, parcheggiarsi autonomamente o dirigersi verso un altro cliente o una stazione di ricarica, riducendo significativamente i rischi e semplificando la gestione del servizio.
Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - "Penso che l'Europa non possa rimanere indietro" sulla guida autonoma. L'esortazione è dell'ad di A2a Renato Mazzoncini, nel giorno in cui la multiutility, insieme a Politecnico di Milano e Most ha lanciato a Brescia la prima sperimentazione europea di car sharing a guida autonoma.
"Il tema geopolitico è chiaro: poche ore fa negli Stati Uniti hanno annunciato che mai un'auto cinese a guida autonoma circolerà sul territorio americano, perché temono che una tecnologia di questo genere possa essere pericolosa e penso che lo stesso tema lo abbia l'Europa, che quindi - ha evidenziato Mazzoncini - "deve decidere cosa fare: o ci sviluppiamo la nostra piattaforma oppure prima o poi dovremo aderire a quelle degli altri". Il suggerimento dell'ad, "vista l'importanza anche per la nostra industria e per la nostra ricerca" è di "lavorare su una nostra piattaforma. Negli Stati Uniti hanno deciso di partire da due play ground, Phoenix e San Francisco. Oggi noi lanciamo questo progetto da Brescia, domani in Europa potrebbero essercene altre. Da qualche parte bisogna partire".
E Brescia è un buon posto per farlo. "E' una città dove sapevamo che c'era terreno fertile per la sperimentazione, è sempre successo così. E' successo così con il teleriscaldamento nel 1973, nel 1999 con il grande termovalorizzatore e poi con la metropolitana automatica, la prima in Italia. Una città che recepisce bene e poi ha una dimensione che da laboratorio funziona bene", ha detto Mazzoncini, assicurando che "la sperimentazione rimane a Brescia, anche perché le strade vanno mappate e abbiamo bisogno di un livello di dettaglio molto maggiore". Al termine della sperimentazione, a fine novembre, bisognerà capire cosa fare. La scelta dipende anche dalla risposta che darà la politica. Su questo "siamo confidenti", ha detto l'ad.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - Le opposizioni unite chiamano la premier Giorgia Meloni in aula a chiarire come sia possibile che un libico, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra, dopo essere stato arrestato a Torino, sia stato rilasciato e accompagnato in Libia con un volo di Stato. Leader e capigruppo di tutte le forze di opposizione hanno convocato una conferenza stampa alla Camera. Presenti i leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, i capigruppo di M5S, Riccardo Ricciardi, e quello di Azione, Matteo Richetti, il leader di Più Europa, Riccardo Magi, Maria Elena Boschi di Iv e la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Ed è proprio Schlein a chiudere la carrellata di interventi, rivolgendosi direttamente alla premier: "Meloni la smetta di nascondersi dietro ai suoi ministri. Chiediamo massima trasparenza su una vicenda estremamente opaca. Meloni dichiarava guerra ai trafficanti in tutto il globo terracqueo, ne arrestano uno e lo riaccompagna a casa... Chiediamo che la presidente del Consiglio venga a riferire in aula. Non ci fermeremo finché non avremo chiarezza. Meloni smetta di nascondersi nel Palazzo, chiarisca in Parlamento davanti al Paese". Una chiarezza che, dicono all'unisono le opposizioni, va fatta in Parlamento e non nelle sedute secretate del Copasir e sulla quale, dicono, non sono consentite le "solite scuse".
"Che non ci si nasconda dietro un chiodo, un giudice comunista, qualcosa che possa far gridare a un complotto contro la Meloni, qui la responsabilità è la sua", incalza il pentastellato Ricciardi. "L'unico rimpatrio che è riuscito a fare il Governo di destra è quello di un criminale di guerra con in volo di Stato mentre i pendolari non si riescono a muovere in questo Paese".
Ed ancora Nicola Fratoianni: la vicenda del rilascio di Almasri è "qualcosa di inaudito e che non può passare sotto silenzio. C'è una complicità del nostro governo, del ministro Nordio e della premier Meloni con una persona su cui pende l'accusa di reati gravissimi. Ne va della dignità del nostro Paese che ancora una volta oggi viene calpestata". Il 'collega' Angelo Bonelli invoca le dimissioni di Nordio: "C'era una volta una presidente del Consiglio che aveva dichiarato guerra ai trafficanti di esseri umani per tutto il globo terracqueo. Ora li libera".
"Il Falcon può volare solo con l'autorizzazione di Palazzo Chigi, che ha autorizzato il decollo e riportato questo criminale in Libia. E' un fatto di una gravità inaudita. Il ministro Nordio non ci venga a raccontare sciocchezze su cavilli giudiziari, per quanto riguarda Nordio, con la copertura di palazzo Chigi, è responsabile di questa vicenda e si deve dimettere". E poi Maria Elena Boschi di Iv: "Questo è un governo che fa la voce forte con i deboli, che manda in carcere le donne incinta o con bimbi di pochi mesi e poi accompagna un torturatore, trafficanti di essere umani e autore di violenze sessuali, addirittura con un volo di Stato in Libia".
Per Matteo Richetti di Azione "il punto è politico e Meloni deve spiegare cosa è successo". La questione ora potrebbe avere uno strascico in aula alla Camera dove sta parlando proprio il ministro Nordio. "Su questa vicenda esigiamo una risposta. La chiederemo al ministro Nordio tra poco in aula", dice Riccardo Magi. "Siamo davanti a un qualcosa di scandaloso e inaccettabile sul quale le opposizioni esigono una risposta".
Brescia, 22 gen. (Adnkronos) - Parte da Brescia il primo servizio di car sharing a guida autonoma d'Europa: un'automobile che raggiunge da sola il potenziale cliente, gli permette poi di guidare fino a destinazione e riparte in autonomia verso un parcheggio, una stazione di ricarica o un nuovo utente. E' questo il futuro della mobilità urbana immaginato da A2a e Politecnico di Milano, che oggi a Brescia hanno fatto percorrere il primo chilometro a una Fiat 500 elettrica a guida autonoma.
Il progetto, che è parte del programma di ricerca del Most (centro nazionale per la mobilità sostenibile), punta ad affrontare al tempo stesso il problema della congestione del traffico e la sfida della decarbonizzazione. La sperimentazione su strada pubblica è stata autorizzata dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dal Comune di Brescia in base alle direttive del decreto ministeriale 'Smart Road'. Si tratta del primo test, da qui a fine novembre 2025 ne verranno effettuati altri uno/due al mese, su una vasta porzione del Comune di Brescia, che include il centro storico e i quartieri limitrofi. Ogni test sarà monitorato da un supervisore a bordo del veicolo - come previsto dal Dm70/2018 (Smart Road) - in grado di intervenire tempestivamente in caso di necessità, e da una control room dedicata, situata presso la sede A2a di via Lamarmora, che garantirà il monitoraggio delle operazioni in tempo reale. Una safety car inoltre accompagnerà i veicoli durante la circolazione per segnalare agli utenti della strada la sperimentazione di guida autonoma su strada pubblica in corso.
“Crediamo che il progetto presentato oggi a Brescia rappresenti un passo importante nella definizione della mobilità urbana del futuro", ha detto l’ad di A2a Renato Mazzoncini, sottolineando che "le potenzialità della guida autonoma combinate a quelle del car sharing, possono favorire l’efficientamento degli spostamenti, la fluidità del traffico, un trasporto più sicuro e sostenibile e un progresso nella decarbonizzazione delle città". Dal momento che "nei centri urbani italiani vive oltre il 70% della popolazione, percentuale destinata a superare l’80% nei prossimi anni. Per una Life Company come A2a è dunque importante studiare soluzioni innovative e sostenibili, per contribuire a raggiungere la neutralità climatica, una partita che si gioca e si vince proprio nelle città. La nostra adesione al partenariato Most, uno dei cinque centri nazionali per la ricerca nato con fondi Pnrr e dedicato alla mobilità sostenibile, è stata fondamentale per la nascita di questa iniziativa".
“Brescia si conferma terreno fertile per progetti pilota di rilevanza non solo nazionale. Lo siamo stati oltre cinquant'anni fa con il teleriscaldamento, poi con il termoutilizzatore e con la metropolitana leggera automatica. Oggi proseguiamo su questa strada con un’innovazione che pone Brescia come modello europeo per il futuro della mobilità urbana", ha dichiarato la sindaca Laura Castelletti. "Un’innovazione - ha aggiunto - che ha l’obiettivo di dar vita ad un servizio per i cittadini ampliando la gamma delle proposte per la mobilità sostenibile. Questo progetto è anche una leva straordinaria per la nostra candidatura a Green Capital europea: Brescia è una città che non smette di innovare e di investire in sostenibilità, è la nostra città europea.”
“Questa sperimentazione rappresenta un fondamentale passo in avanti verso nuovi modelli di mobilità sostenibile, raccogliendo e mettendo a frutto anni di esperienze fatte dal Politecnico di Milano nell’ambito delle competizioni su pista di auto autonome, della 1000 Miglia edizione 2023 e 2024 e anche nell'ambito della ricarica wireless dei veicoli elettrici”, ha evidenziato il professor Sergio Matteo Savaresi del Politecnico di Milano.
Per il presidente del Most Ferruccio Resta “questo progetto non è solo un esempio di eccellenza tecnologica, ma un’espressione delle potenzialità generate dall’integrazione di competenze multidisciplinari. Most rappresenta un modello di valore grazie a un approccio collaborativo che supera i confini tradizionali tra pubblico e privato nell’affrontare le sfide della mobilità. Questa capacità di mettere a sistema conoscenze eterogenee permette di accelerare il cambiamento, sviluppando soluzioni concrete che migliorino le città e la vita dei cittadini. È attraverso piattaforme come Most che l’Italia afferma il suo ruolo di laboratorio d’innovazione nella mobilità sostenibile a livello europeo”.
L’iniziativa è stata promossa all’interno del partenariato Most, grazie alla collaborazione tra il team di ricerca e sviluppo di A2a e il gruppo di lavoro Aida (Artificial Intelligence Driving Autonomous) del Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano. Parallelamente, insieme a Dipartimento di energia – sezione elettrica del Politecnico di Milano, è in corso lo sviluppo di una soluzione che completi l’esperienza di autonomous driving attraverso un sistema di ricarica wireless (Wpt) per veicoli elettrici. Il prototipo, con una potenza pari a 7 kW, è progettato per aumentare l’efficienza del servizio, eliminando la necessità dell’intervento umano anche durante la fase di ricarica della batteria.
La soluzione integra un setup di hardware avanzato, composto da sensori di ultima generazione, attuatori, servizi di networking e unità di calcolo, con algoritmi di intelligenza artificiale progettati per imitare il comportamento di un conducente umano, garantendo elevati standard di precisione e sicurezza durante la guida. I veicoli possono operare a bassa velocità (fino a 30 km/h), consegnarsi agli utenti, parcheggiarsi autonomamente o dirigersi verso un altro cliente o una stazione di ricarica, riducendo significativamente i rischi e semplificando la gestione del servizio.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Vedere il video con cui Almarsi viene accolto in Libia è uno schiaffo in faccia alle persone perbene. Il ministro Nordio non ci venga a raccontare sciocchezze su cavilli giudiziari, per quanto riguarda Nordio, con la copertura di palazzo Chigi, è responsabile di questa vicenda e si deve dimettere". Così Angelo Bonelli alla conferenza stampa delle opposizioni alla Camera.
Roma, 22 gen. (Adnkronos) - "Oggi registriamo è che l'unico rimpatrio fatto dal governo è quello di un criminale di guerra con un areo di Stato. Mentre i cittadini devono fronteggiare i ritardi dei treni, il governo usa i voli di Stato per riportare un criminale in Libia". Così Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S, alla conferenza stampa delle opposizioni alla Camera. "Su questa vicenda la responsabilità totale è di Giorgia Meloni".