Era stato arrestato il 29 maggio. Nelle scorse settimane la Cassazione aveva annullato con rinvio al Riesame l'ordinanza d’arresto nella parte che riguarda i motivi dell’associazione a delinquere. Lunga la lista dei politici "beneficiati" con prestiti anomali
E’ tornato libero Massimo Ponzellini, l’ex presidente della Bpm arrestato il 29 maggio nell’ambito dell’inchiesta milanese su una serie di presunti finanziamenti sospetti concessi quando guidava l’istituto di credito e su un presunto giro di tangenti per circa 5,7 milioni di euro. Dopo sei mesi di arresti domiciliari sono scaduti i termini di custodia cautelare e Ponzellini, accusato di associazione per delinquere e corruzione, è tornato in libertà, così come Antonio Cannalire, suo ex braccio destro.
Secondo l’ipotesi della Procura di Milano sarebbero stati erogati ingentissimi finanziamenti, concessi anche grazie alla falsificazione dei procedimenti valutativi degli organi della Banca a diverse società, i cui amministratori avrebbero “corrisposto e promesso circa 5,7 milioni di euro”, per ricevere favori nei procedimenti di concessione e mantenimento del credito bancario. Mazzette pagate quindi per accedere a finanziamenti che non avrebbero potuto ottenere. Nella lista dei beneficiati ci sono l’ex deputato Daniela Santanché, l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa, l’ex ministro Paolo Romani e le pressioni per le pratiche di Paolo Berlusconi e un altro ex ministro della Repubblica Michela Vittoria Brambilla. Nelle carte dell’inchiesta era emersa anche una vicinanza, come negli altri casi senza nessun rilievo penale allo stato, con l’attuale ministro dell’Economia Vittorio Grilli.
Nelle scorse settimane, tra l’altro, la Cassazione aveva annullato con rinvio al Riesame l’ordinanza d’arresto nella parte che riguarda i motivi dell’associazione per delinquere. Nell’inchiesta milanese, coordinata dai pm Roberto Pellicano e Mauro Clerici, sono indagati, tra gli altri, il parlamentare del Pdl, Marco Milanese, e l’ex dg di Bpm Enzo Chiesa. Resta, invece, ancora latitante Francesco Corallo, titolare della Atlantis, società che, stando all’inchiesta, avrebbe usufruito di un finanziamento irregolare da parte della Bpm quando al vertice c’era Ponzellini.