L’estate del 2012 è stata veramente un punto di svolta nel dibattito sul cambiamento climatico. Abbiamo visto il susseguirsi di eventi clamorosi e preoccupanti: la fusione del ghiaccio dell’Oceano Artico, la siccità negli Stati Uniti e in molte altre regioni del mondo, gli incendi in Siberia e, per finire, l’uragano Sandy che ha colpito New York. Tutti questi eventi hanno dato una spinta drammatica alla percezione della necessità di fare qualcosa per fermare il riscaldamento e i suoi effetti collaterali prima che sia troppo tardi.

Certo, non tutti hanno ancora connesso i puntini per scoprire la figura che questi eventi stanno rivelando. Ma l’opinione pubblica sta cominciando a rendersi conto che c’è qualcosa di cui preoccuparsi e – fra le altre cose – stiamo vedendo l’esaurirsi dell’effetto della campagna propagandistica che va sotto il nome di “climategate”. Così, dopo la terribile Estate del 2012, la preoccupazione sta diventando palpabile e molte forze si stanno muovendo per portare la questione climatica al vertice delle priorità globali. Un primo intervento in questo senso è arrivato dalla Banca Mondiale che ha pubblicato il 19 Novembre un rapporto preparato dal Postdam Institute Climate Impact Research intitolato “Abbassare il termostato; le ragioni della necessità di evitare un mondo più caldo di 4° C.

Il titolo dice un po’ tutto: 4 gradi di riscaldamento in più non sono qualcosa che può essere “mitigato”. Sono un disastro senza precedenti nella storia umana: ondate di calore che renderebbero molte zone tropicali inabitabili, inondazioni nelle città costiere, scarsità di acqua, uragani violentissimi, per non parlare del disastro che causerebbe all’agricoltura e – di conseguenza – alla produzione alimentare. Eppure, siamo sulla strada per arrivare a qualcosa del genere.

Ora, la Banca Mondiale è un’istituzione che esiste dal 1944, quando venne fondata in parallelo al Piano Marshall per la ricostruzione Europea. E’ un’organizzazione che gestisce parecchi miliardi di dollari ogni anno e non la potete certamente definire come una banda di ecologisti sognatori. Se interviene così pesantemente sulla questione climatica è perché evidentemente ai vertici si sono resi conto della gravità del problema.

E’ probabile che nel prossimo futuro vedremo interventi altrettanto “pesanti” sulla questione climatica da parte di altre istituzioni. Sembra che, finalmente, qualcosa si stia muovendo. Siamo ancora in tempo a salvarci da 4 gradi di riscaldamento in più? Ce la possiamo fare, ma dobbiamo cominciare a lavorarci subito.

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