Gli appartenenti a Giovane Italia hanno mantenuto il presidio, ma la protesta rimane fino a quando non "arriveranno risposte chiare". Quasi tutti sono schierati con la Meloni: "Il nostro obiettivo sono le primarie e lei è l'unica che le appoggia". Ecco quante firme hanno già depositato gli aspiranti candidati. I dubbi su Cattaneo, Proto e Samorì
Sono entrati sbattendo la porta, si sono seduti in sala conferenze e hanno annunciato che “la sede del Pdl di Bologna è presidiata”. Il motivo della protesta, condotta in via Santo Stefano proprio dai ragazzi della Giovane Italia, l’organizzazione giovanile del Popolo della Libertà, è uno solo: “Primarie subito”. “Ci hanno promesso una consultazione democratica per scegliere ‘dal basso’ la prossima classe dirigente del partito e ora non possono rimangiarsi la parola”. Il rischio è un clamoroso flop.
La critica, espressa dalle nuove leve del Pdl, è rivolta prima di tutto al segretario nazionale, Angelino Alfano. Che in questi giorni d’impasse ha oscillato tra il ‘si’ e il ‘no’ alla consultazione democratica in virtù di un’eventuale ritorno del cavaliere. “Se Berlusconi si candida, inutile fare le primarie del Pdl” ha detto Alfano, salvo poi cambiare idea poche ore dopo: “Le primarie sono attive ad oggi. Ci sono ancora, e sono in campo”, e annunciare, infine, che “deciderà l’ufficio di presidenza”. Le stesse parole pronunciate dal cavaliere di Arcore su Canale 5, intervistato dal giornalista Maurizio Belpietro, che non chiariscono affatto come si concluderà, infine, la vicenda.
E per i giovani emiliano romagnoli, che hanno organizzato un presidio in contemporanea sia a Bologna, sia a Modena, questo “teatrino” mette a rischio “la credibilità del partito”. 180.000 firme raccolte porta a porta “per convincere i delusi a concedere un’altra possibilità al Pdl”, la Giovane Italia ha quindi stabilito che piantonerà le due sedi regionali finché “non arriveranno risposte chiare”. L’Italia, dicono i giovani militanti, “ha bisogno di un partito forte, ma che credibilità può avere un movimento che non porta avanti le decisioni che provengono dal suo interno?”.
“Ci abbiamo messo la faccia – racconta Mattia Kolletzek, dirigente nazionale della Giovane Italia – ma non vogliamo prendere per il naso i nostri elettori. Il paese richiede un rinnovamento non necessariamente generazionale, ma nei contenuti e noi dobbiamo fornire una risposta”. Un’alternativa in “discontinuità con l’attuale governo Monti”, “forte”, in grado di dettare delle regole. A patto che queste “vengano rispettate da tutti. Dal primo militante all’ultimo dirigente”. Perché la vera base del Popolo della libertà, “sono proprio i militanti”.
Il problema, per la Giovane Italia, non è rappresentato solo da Berlusconi. “Silvio ha meriti storici innegabili, come quello di aver introdotto il bipolarismo in politica, che ha favorito la stabilità e innestato tanti meccanismi positivi”. Ma ora “è giusto che si faccia da parte e lasci il campo a volti nuovi, freschi. Ha governato vent’anni e quello che poteva fare l’ha fatto, serve qualcuno che sappia interpretare l’umore del centrodestra oggi”.
E la classe dirigente, che sembra bloccata, in attesa di un suo movimento per decidere che farne delle primarie già annunciate, “dovrebbe dire a Berlusconi che se avesse voluto candidarsi, avrebbe dovuto fare come tutti, raccogliere le firme”. Rispettare, insomma, una decisione, quella di consultare la popolazione, presa dal partito stesso, “perché le regole valgono per tutti”. Del resto, “se Berlusconi è così sicuro di vincere, perché non si è candidato alle primarie?”.
Il messaggio che i giovani pidiellini rivolgono ai vertici del partito è chiaro: “Ad Alfano, di cui avevamo apprezzato il coraggio nell’imporre le primarie anche a Berlusconi, diciamo che siamo basiti”. Quello che sta inviando oggi, all’Italia, “è un segnale di debolezza”. “Noi crediamo in questo modo di fare politica, evidentemente altri no”.
Senza appoggiare ufficialmente nessuno dei candidati alle primarie del Pdl, Angelino Alfano stesso, che ha già depositato 100 mila firme a sostegno della sua candidatura, Giorgia Meloni, a quota 70mila, Guido Crosetto, 200mila, Daniela Santanchè, 17.600, Michaela Biancofiore, 10.461, mentre si attendono riscontri da Alessandro Cattaneo, Alessandro Proto e dall’avvocato modenese Gianpiero Samorì, “molti di noi sosterranno l’ex ministro della Gioventù”. Già presidente della Giovane Italia, “è stata l’unica a dire chiaramente che le primarie vanno fatte”.
Il primo a parlare con i manifestanti è stato il consigliere regionale Galeazzo Bignami, che su Twitter ha scritto: “I giovani hanno occupato le sedi del PdL di Bologna e Modena per sostenere lo svolgimento delle primarie. Che dei ragazzi perdano il loro tempo e dedichino energie ad una battaglia politica nel centrodestra, credo dimostri come si tratti di un buona battaglia”. Subito dopo, su Facebook, è arrivato un messaggio anche dal capogruppo in Comune, Marco Lisei, che ha definito quella dei giovani “una reazione giusta ad una situazione delirante”. “Un primo segnale di interesse che ci fa piacere – commenta Stefano Cavedagna, presidente provinciale della Giovane Italia – ora aspettiamo anche altre dichiarazioni. Intanto ci prepariamo, se non dovessero arrivare passeremo qui la notte”.
Il presidio è continuato per diverse ore, e dopo aver parlato con Bignami e Sassone i manifestanti hanno detto: “Abbiamo accolto con soddisfazione l’attenzione che i due dirigenti del Pdl hanno espresso nei confronti della nostra iniziativa e delle nostre istanze e abbiamo ascoltato le loro spiegazioni. Sospendiamo quindi il presidio, ma non le nostre rivendicazioni, che continueremo a portare avanti in tutte le sedi e in tutti modi possibili”.