Uno dei tormentoni di un passato lontano è stato, come molti ricorderanno, il seguente: ‘D’Alema, dì qualcosa di sinistra’. Mandata agli atti l’impossibilità del medesimo (al di là di qualche recente regressione senile) di adempiere a tale compito, quella frase-simbolo andrebbe oggi aggiornata e rivolta ad un nuovo personaggio: ‘Renzi, dì qualcosa’.

Non m’importa cosa o a chi, di destra o di sinistra, di centro o di una terra di mezzo: però ti prego Renzi, dì qualcosa. Non so se sono io a ad avere qualche problema di udito ma ogniqualvolta mi è successo di ascoltare l’ex concorrente di un quiz Mediaset (e questo proprio non riesco a togliermelo dalla mente, non so perché) arringare la folla ha dovuto registrare le seguenti reazioni del mio cervello:
1) l’assoluta incapacità di recepire un qualche punto fisso del suo programma, una svolta, una dichiarazione di campo, qualcosa, perfino un’idea (che diceva Gaber, se resta un’idea è solo un’astrazione: ma porco cane, almeno grazie alle astrazioni qualcosa si intuisce)
2) il desiderio impellente di andare da un’altra parte. Quando domenica sera (Don) Matteo ha scatenato l’applauso degli astanti dichiarando che le sue fortune erano arrivate da quelle regioni rosse dove gli apparatcik di Bersani avrebbero dovuto invece fare carne di porco di qualsivoglia avversario; e che dunque le tesi secondo cui lui, il Don, si sarebbe avvalso un po’ qui un po’ là dei voti della destra non aveva alcuna ragion d’essere, nessuno ha scorto che tale riflessione più che un’astrazione è una scemenza? Non è che in Emilia, in Umbria o in Toscana non ci siano elettori di destra e magari hanno pure votato per le primarie e magari pure per lui.

Se no si dovrebbe azzardare che l’Eur di Roma è diventato il quartiere più rosso della Capitale dopo San Lorenzo visto che lì ha vinto il Renzi: e non mi risulta proprio. Renzi dica qualcosa che non siano numeri, che non siano sorrisi da coro oratoriale, che non sia fuffa. Dica qualcosa di comprensibile che non sia la versione 2012 del ‘Penso questo, ma anche’ di veltroniana memoria. Che al limite è meglio l’originale.
Dai Matteo, ce la puoi fare.

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