Vi ricordate quella manifestazione dell’11 settembre di quest’anno in cui 1 milione e mezzo di catalani erano scesi in strada per chiedere pacificamente che la Catalogna fosse un Stato indipendente dalla Spagna?
Da allora non avevo mai parlato di questo argomento, ma nel giro di soli due mesi e mezzo siamo andati avanti abbastanza. O no, dipende dalla lente attraverso al quale la si vede.
Da quella manifestazione, convocata dalla piattaforma cittadina “Assemblea Nazionale Catalana”, Artur Mas, attuale presidente della Catalogna, si incontrò con il presidente spagnolo Mariano Rajoy, per dirgli che il popolo catalano voleva il “patto fiscale”, vale a dire, che ci venisse concesso di amministrare le nostre tasse. Visto che Rajoy archiviò la questione, Artur Mas decise di giocarsela e anticipò di due anni le elezioni catalane. Volle “sparare tutte le cartucce” con l’intenzione di essere rieletto con la maggioranza assoluta e portarci al referendum, al quale ci saremmo pronunciati a favore del Si o del No per l’indipendenza catalana.
Fin qui il contesto…
Non vogliamo la maggioranza assoluta – Ciu, il partito di Artur Mas ha perso 12 scanni. Siamo più di sinistra che di destra – 5 partiti rappresentati e Erc si è posizionata al secondo posto, guadagnando 11 scanni. Il discorso del socialismo/federalismo non ce lo beviamo Psc ha perso 8 scanni. La destra catalana, Pp, si mantiene alla ricerca di uno scanno in più al Parlamento Catalano. E continuiamo a confidare nel partito ecologista, Icv-Euia, che propone il “diritto di decidere” – attraverso un referendum. Significativo è stato il gran numero di votanti catalani che non vogliono l’indipendenza e che hanno fatto crescere il partito Ciutadans da 3 a 9 scanni.
O vedere come è sparito il partito di sinistra “Solidaritat Catalana per la Independencia” e è spuntata “Candidatura d’Unitat Popular”, senza rappresentata da due anni, che è riuscito ad ottenere questa volta tre scanni. Questa nuova formazione politica di sinistra, propone l’indipendenza per l’unione dei Paesi catalani (Catalogna, Comunità Valenzana e le Isole Baleari).
Cosi è chiaro: “Catalonia is not America” e qui non ci accontentiamo di essere di destra o di sinistra, ma contempliamo tutta la gamma dei colori.
Se siamo coscenti di qualcosa a questo punto, è che questo nostro tema ormai non è unicamente una questione interna. I media internazionali di maggior diffusione si sono fatti eco del nostro desiderio di secessione dalla Spagna e hanno diffuso ampiamente i risultati delle elezioni. E’ d’esempio questo post scritto per Il Fatto Quotidiano.
Saremo indipendenti?
“Qui le sait?” direbbero i francesi. Credo che nessun catalano oggi possa rispondere a meno che non abbia una sfera di cristallo o si avventuri nel fare pronostici superficiali. Artur Mas non convocherà un referendum almeno fino al 2014. Di mezzo abbiamo un anno difficile con molti tagli sociali, sfratti, licenziamenti, aumento del tasso di disoccupazione, ecc. Noi che abbiamo manifestato a settembre, dobbiamo avere fede per un anno, la fede che la Catalogna sarà uno stato indipendente.
A presto!
(Traduzione dallo spagnolo di Alessia Grossi)