Il presidente della Regione: "Noi ci siamo battuti perché l'Arpa diventasse indipendente: il governo ci è venuto contro e il Parlamento è stato indifferente". E le telefonate con i vertici dell'Ilva? "Io devo parlare o no con i dirigenti della più grande fabbrica d'Italia che si trova nella mia Regione?"
“Non ho mai esercitato pressioni di alcun genere”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, parlando oggi con i giornalisti delle inchieste giudiziarie sull’Ilva. “Ma, invece, per me è stato importante battermi perché – ha aggiunto – l’Arpa diventasse un organismo famoso per la propria indipendenza. Credo che questo genere di organismi debbano anche normativamente diventare organismi terzi autonomi, liberi da qualunque vincolo nei confronti del decisore politico”.
“Quando abbiamo varato queste normative siamo stati soli – prosegue Vendola – Il Governo ci è venuto contro, il Parlamento è stato abbastanza indifferente”. “Io sono il regista delle politiche pubbliche in Puglia, sono il presidente della Regione, quindi – ha continuato il presidente di Regione – immagino che la presidenza sia proprio la cabina di regia e in questa cabina di regia in questi anni abbiamo deciso di nominare Giorgio Assennato, direttore dell’Arpa e di confermarlo, cioè di chiamare uno degli scienziati più apprezzati e stimati per la propria autorevolezza e moralità a costruire una macchina che non c’era; una scatola vuota: l’Agenzia regionale per la protezione ambientale”. Vendola ha ricordato che “in questi anni abbiamo dotato l’Arpa di mezzi e risorse per poter operare, per esempio per poter cominciare a fare i monitoraggi che non erano mai stati fatti. Noi siamo l’unico ente pubblico, la Regione Puglia, che ha provato a forzare il limite delle proprie prerogative e abbiamo per tre volte normato la materia ambientale relativamente all’Ilva”.
A proposito di eventuali rassicurazioni ai vertici dell’Ilva che risulterebbero da stralci di intercettazioni telefoniche ha detto: “Io devo parlare o no con il responsabile delle relazioni istituzionali della più grande fabbrica d’Italia – ha aggiunto Vendola – che si trova nella mia Regione. Se incontro un amministratore delegato delle grandi multinazionali che sono sul mio territorio, sto facendo qualcosa di sbagliato? Mi incontro continuamente con amministratori delegati, con manager, o responsabili delle relazioni istituzionali. Devo difendere o no – ha ribadito – il patrimonio produttivo della Puglia? Per me che ho innescato la quarta per andare nella direzione della ambientalizzazione degli apparati produttivi dell’Ilva c’è o no un problemino chiamato difesa di una fabbrica che dà da vivere a 20mila famiglie ed è il polmone produttivo più importante del Sud d’Italia?”.
“Bisogna dire che hanno mancato tutti i Governi e tutti i Parlamenti su questa vicenda. Io non ho mancato”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, parlando con i giornalisti della vicenda Ilva. Parlando dei suoi rapporti con l’azienda Vendola ha aggiunto che “bisogna essere meno generici e dire in cosa ho mancato e quando”. In Puglia, “il tempo che intercorre dalle prime evidenze scientifiche alle prime leggi e’ di tre mesi. Noi operiamo con una tempestivita’ radicale”.
Vendola ha rivolto un appello al governo. “Piuttosto che agire una contesa brutale con la magistratura, è molto importante invece provare ad operare in positivo su quel tema che noi abbiamo recepito in una legge, la valutazione del danno sanitario“. Per Vendola, infatti, ”piuttosto di agire informe di conflitto tra organi dello Stato (governo e magistratura), vale la pena far convogliare su Taranto gli istituti scientifici, le autorità come l’Istituto superiore di sanità e l’Ispra che insieme all’Arpa ed all’Asl possano immediatamente lavorare sulla valutazione di danno sanitario per provare a far tutti gli interventi che possano consentire la compatibilità della produzione industriale con la vita e la salute della città di Taranto”. In sintesi, per il governatore pugliese l’obiettivo del governo deve essere quello di favorire la valutazione “qui e ora qual è attualità del rischio sanitario e su quello ordinare interventi immediati”.
Assennato (Arpa Puglia): “Mai subìto pressioni da Vendola”
Il direttore generale dell’Arpa della Regione Puglia respinge ogni sospetto di aver subito pressioni per “ammorbidire” le valutazioni ambientali sull’Ilva. “Non ho subito alcuna pressione né esplicita, né implicita dal Governatore o da alcun altro dell’amministrazione” ha detto Giorgio Assennato, epidemiologo e docente di Medicina del Lavoro. Assennato ha ribadito che “la linea dell’Arpa è molto solida, è la linea di un organo che mira a promuovere i comportamenti ecosostenibili – ricordo a tutti che non siamo i carabinieri del Noe – e siamo riusciti ad ottenere comportamenti migliori anche grazie alle leggi che la Regione Puglia ha approvato, tutte molto innovative”. “Dalla legge sulle diossine – ricorda Assennato – a quella sul benzoapirene a quella ultima sulla valutazione del danno sanitario le quali dimostrano come tutta la filiera tra organico tecnico, governo della Regione e organico legislativo in Puglia hanno funzionato all’unisono senza alcuna incertezza”.
Nell’ordinanza di circa 500 pagine del gip Patrizia Todisco si rivolge un’accusa pesantissima al presidente della Regione Puglia, che non è indagato, chiamando in causa anche funzionari e assessori, come l’ex capo di gabinetto di Vendola, Francesco Manna, e l’assessore e compagno di partito del presidente, Nicola Fratoianni, incaricati di “frantumare” il direttore dell’Arpa Assennato. Obiettivo dell’azienda è mandarlo via perché colpevole di aver prodotto una relazione nel giugno 2010 in cui si affermava la necessità di ridurre la produzione dello stabilimento di Taranto per ridurre le emissioni inquinanti.
Assennato annuncia che scriverà alla Procura di Taranto “nell’ordinanza io ravviso persino delle ipotesi di reato. Nonostante abbiamo fornito alla magistratura tarantina tutti e tre i custodi giudiziari, in particolare la mia più stretta collaboratrice, leggo che ‘al di là di ogni ragionevole dubbio la mia posizione si sarebbe ammorbidita dietro la fantomatica pressione del Presidente Vendola e questo per me è irricevibile. La mia storia personale documenta che non la avrei minimamente accettato, non si è verificata, probabilmente è un refuso ma in ogni caso comunicherò al procuratore Sebastio che in quel testo si ravvisano ipotesi di reato a mio carico e soltanto se riceverò un avviso di garanzia potrò chiarire la situazione”.
Alfano: “Chiusura è conclusione di ostinato comportamento giudiziario”
Anche il segretario del Pdl Angelino Alfano commenta duramente la decisione del gip che ha portato alla rappresaglia del gruppo Riva. “La chiusura dell’ area a freddo nei diversi siti italiani è la logica conclusione di un ostinato comportamento giudiziario che ha da sempre perseguito questo scopo – ha detto l’ex Guardasigilli – L’Italia perderebbe non solo una parte importante della ricchezza nazionale e un consistente numero di occupati, spesso collocati in aree a bassa occupazione, ma perderebbe ancor di più la credibilità di Paese capace di attrarre e di mantenere produzioni manifatturiere”. Per questo, Alfano ha chiesto un immediato intervento del governo: “Se questo processo non viene fermato – ha sottolineato – è ragionevole prevedere l’abbandono dell’Italia da parte di compagnie multinazionali e la rinuncia di altre a investire in Italia. Chiediamo pertanto al Governo un intervento tempestivo che affermi il primato delle istituzioni democratico-rappresentative e persegua la possibile conciliazione tra le esigenze di tutela della salute e quelle di continuità delle attività produttive”.
Bonelli: “Serve il sequestro dei beni dell’azienda e dalla famiglia Riva per le bonifiche”
“E’ necessario che si provveda immediatamente al sequestro dei beni dell’Ilva e della famiglia Riva perché esiste il pericolo concreto che nessuno paghi il conto delle bonifiche che vanno fatte partire immediatamente”. Lo ribadisce in una nota il presidente dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: “A Taranto non si combatte una battaglia fra la magistratura (che fa il proprio dovere difendendo la salute) e il governo o l’azienda. Non c’è una battaglia fra chi vuole tenere aperta una industria o chi la vuole chiudere. A Taranto c’è un’emergenza sanitaria e ambientale enorme che irresponsabilmente la politica non ha voluto affrontare girandosi colpevolmente dall’altra parte”.
Il presidente dei Verdi rileva che “il governo, che a oggi non è riuscito nemmeno a nominare un commissario per spendere quelle quattro lire messe a disposizione dal decreto per Taranto non ha fatto nulla. Non ha predisposto un piano di conversione industriale, non ha dichiarato l’area no tax, che chiediamo da più di un anno, per far crescere centinaia di nuove aziende e non ha predisposto un piano sanitario straordinario per affrontare l’emergenza sanitaria. A oggi – conclude Bonelli – quelli dei vari ministri si sono rivelati solo degli annunci a uso mediatico”.
Presidente Confindustria Squinzi: “A rischio tutta industria pesante d’Italia”
”E’ una situazione di estrema gravità, perché sulla base di ciò che succederà all’Ilva si giocherà il futuro dell’industria pesante in Italia”. Parola del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, secondo cui con la chiusura dell’Ilva “l’Italia rischia di uscire dal novero dei paesi industriali avanzati”. A sentire Squinzi, inoltre, quella del siderurgico di Taranto, “è una vicenda complessa che deve essere risolto con punti chiari perché altrimenti gli investitori esteri non verranno più in Italia e quelli italiani prenderanno la via dell’estero”.