Menu da gourmet a prezzi stracciati per i dipendenti dell'Assemblea regionale. L'insalata costa un euro, il caffè 45 centesimi (15 in meno di quanto pagano gli studenti dell'università di Palermo). Ogni mese l'ente "ripiana" alla società di gestione 31mila euro più iva. La denuncia on line dei Consiglieri 5 Stelle
Un frittura mista di triglie o calamari costa 3 euro e 38 centesimi. Lo stesso prezzo di un vasto assortimento di ottimo pesce locale alla griglia. Per la mitica pasta al forno bastano invece 2 euro e 25 centesimi, ma in alternativa si può optare per un ottimo piatto di cannelloni. A prezzi stracciati antipasti e contorni: un’insalata mista costa un euro e tredici centesimi, per un euro e cinquanta si può invece chiedere una caprese o una squisita parmigiana. Poco più di un euro infine il prezzo delle bibite, dall’acqua al vino bianco. Costo totale dell’ottimo e abbondante pasto? Undici euro, molto meno di una pizza e una birra in una qualsiasi pizzeria media.
Basta un rapido confronto con i menù degli altri ristoranti per sciogliere ogni dubbio: in Sicilia il posto in cui si mangia meglio in cambio di pochi spiccioli è la mensa dell’Assemblea regionale siciliana. Dove per consumare simili leccornie si usano piatti di ceramica e posate d’argento. Un ristorante dei sogni in cui perfino il caffè o i pezzi di rosticceria sono sottocosto: per un espresso i deputati del parlamento più antico d’Europa pagano infatti 45 centesimi, 38 per un cornetto, 90 per un’arancina. Prezzi davvero stracciati, soprattutto se si pensa che a poche centinaia di metri da Palazzo dei Normanni, gli studenti dell’università di Palermo fanno colazione alla mensa universitaria pagando il caffè ben 60 centesimi.
Ma all’Assemblea regionale siciliana non vogliono farsi mancare nulla: almeno una volta al mese è servito un menù tipico siciliano, mentre su richiesta è possibile anche farsi preparare pietanze etniche e aperitivi rinforzati. Ma come fanno alla mensa dell’Ars a praticare prezzi così irrisori, senza fallire in meno di un mese, avendo anche l’obbligo contrattuale di servire “vini di prima qualità” e “pesce esclusivamente fresco del Mediterraneo”? Il pranzo completo, che ai deputati costa appena 11 euro, ha infatti un valore che oscilla dai 35 ai 45 euro. E infatti per i dipendenti dell’Ars i prezzi sono un po’ superiori rispetto a quelli praticati agli onorevoli. La differenza però non è così ampia.
Chi paga il resto? “I prezzi cambiano improvvisamente quando a pagare sono i cittadini” rispondono gli attivisti siciliani del Movimento Cinque Stelle. I ragazzi di Beppe Grillo, che alle ultime elezioni regionali hanno eletto ben quindici deputati all’Ars, hanno pubblicato sul loro sito il menù della buvette del parlamento più ricco d’Europa. E spulciando nel capitolato della gara d’appalto bandita dall’Ars per il servizio di bar e ristorante si sono accorti che i prezzi irrisori pagati dagli onorevoli per pranzi luculliani sono stabiliti da contratto. “La ditta – si legge nel bando – dovrà praticare la percentuale di ribasso del 35% rispetto alla media dei prezzi di listino, consigliati dalle associazioni di categoria più rappresentative operanti nella piazza di Palermo”.
Come fa dunque la ditta che gestisce la buvette dell’Ars a rientrare del maxi sconto praticato agli onorevoli? Semplice, ogni mese l’Ars provvede a integrare il prezzo dei menù degli onorevoli con 31 mila euro ( più Iva) che elargisce direttamente all’azienda. Ma non è finita. Perché un capitolo del bando di gestione del ristorante più conveniente di Sicilia è dedicato anche allo staff che dovrà servire i pasti agli onorevoli. Uno staff d’eccellenza che dovrà avere “il gradimento dell’Assemblea”. Un gradimento tutto particolare. Perché all’Ars, anche i camerieri e i cuochi possono accedere a privilegi che altrove semplicemente non esistono. Per esempio ai lavoratori della buvette che hanno raggiunto “una continuità lavorativa di almeno 10 anni, ancorché con diversi appaltatori” spetta un “premio di gradimento” che equivale praticamente ad un benefit mensile di mille e cento euro in più in busta paga. In pratica un secondo stipendio che viene sommato al primo, ogni mese, per ben 14 mensilità. Una “mancia” facilmente raggiungibile dato che il contratto che l’Ars stipula per appaltare la gestione del ristorante obbliga la società di catering a riassumere tutto il personale già impiegato precedentemente alla buvette.
Come dire: squadra di camerieri che vince, non si cambia. Anche lì, chi paga questa mancia contrattuale a cuochi e camerieri? “Ovviamente i cittadini (a loro insaputa)” scrivono sempre gli attivisti del Movimento Cinque Stelle. Che poi si chiedono: “Un momento in cui la disoccupazione nazionale ha raggiunto livelli record sfiorando l’11% (aumentata del 25% rispetto al 2011), come si può giustificare una svista di tale entità da parte di tutte le forze politiche che hanno permesso un doppio stipendio a delle figure gradite?”.