Ma cosa ha detto sulla Sanità il buon Monti? Ha detto una cosa ovvia, che chiunque non sia obnubilato da ragioni ideologiche ha ben impresso in testa. Ha detto che la spesa è in costante aumento e che le risorse disponibili non riusciranno a coprire questo aumento (per l’esattezza già adesso accumuliamo disavanzo). L’invecchiamento della popolazione, la ricerca e l’evoluzione delle tecnologie biomediche, una percezione della salute diversa rispetto a ieri, incidono su tale aumento e su quello relativo alla domanda.
E’ un problema di tutti i paesi occidentali ma per l’Italia e per i suoi disastrati conti un problema in più.
Alcuni anni or sono un servizio pubblico ci interpellò per un ingresso urgente in una delle nostre comunità. La persona interessata proveniva da famiglia agiata e la retta venne coperta da nulla osta firmato dal dirigente sanitario della azienda sanitaria competente. Negli stessi giorni, bussò alla nostra porta un ragazzo, giovane, tossicodipendente che viveva in strada. Ci chiese di entrare in comunità e noi attivammo subito le procedure di invio al servizio pubblico affinché potesse avere la copertura della retta e demmo il nostro placet per l’accoglienza nella struttura residenziale. Il servizio ci rispose che copertura non ce ne era perché avevano finito il budget. La storia non ha un lieto fine perché il ragazzo, ad una settimana da queste comunicazioni, morì, per strada, di overdose.
Una sanità, a parole, universale ma che nella realtà concreta sta diventando sempre più inaccessibile alle fasce più deboli , intendendo, tale debolezza, in termini sia economici che relazionali. E se questa sanità mantiene una sua dimensione di sufficiente equità e universalità in merito alle patologie acute, tale dimensione rischia (causa penuria di risorse) di dissolversi a livello di diagnostica e di riabilitazione.
In questi due settori il rischio di navigare già oggi in una zona grigia dove la differenza la fanno i soldi o le relazioni è altissimo.
L’ovvietà montiana sta in questo paradosso. E di soluzioni ce ne sono per tutte le tasche, competendo ad ognuno di noi optare per quella più equa. Dirottare spese sulla sanità da altri capitoli come ha detto, tra il lusco e il brusco ieri il comico Crozza) oppure riorganizzare la sanità oppure ed ancora, ipotizzare che ci sia, a partire dai redditi più alti, una compartecipazione robusta alle spese.
Ognuna di queste soluzioni ha la sua naturale controindicazione, chiaramente. Ma una soluzione va trovata, confidando che, per una volta, si voglia individuare quella che maggiormente tuteli chi, di suo, non ha altre tutele se non l’offerta di un corpo o di una psiche martoriata da una malattia e la speranza di vivere in un mondo la cui attenzione all’altro, almeno durante la sofferenza, prescinda dal ceto e dal portafoglio.