Giovedì 29 novembre 2012 (ore 21.00) nell’ambito della stagione TTTXTE, al Teatro Comunale Ferdinando Bibiena di Sant’Agata Bolognese (Via 2 Agosto 1980, 114) Eugenio Bennato presenta Profondo sud – sulla storia malata, negata e continuata della colonizzazione del Mezzogiorno di e con Pino Aprile ed Eugenio Bennato e con Ezio Lambiase (chitarra), con i testi di Pino Aprile e con la collaborazione di Raffaele Vescera, musiche di Eugenio Bennato.
Uno spettacolo dove si racconta come il Mezzogiorno d’Italia fu invaso, depredato, annesso e mai considerato parte davvero integrante del Paese così costruito. Così, l’Italia ha perso la più grande occasione per fare degli italiani un popolo unito e ricco delle sue differenze: la demolizione dell’economia del Sud (Consiglio Nazionale delle Ricerche e Ufficio studi della Banca d’Italia dimostrano che non era più povero del Nord); le sue aziende distrutte, anche a mano armata, per non fare concorrenza a quelle del Nord; l’oro delle banche razziato e portato via, come gli arredi e i beni di regge, chiese, case, residenze private. Si racconta del pregiudizio («Andiamo a fare esperienza d’Africa», «Questi sono peggio che beduini») che giustificò fucilazioni in massa, rappresaglie, lo sterminio della popolazione e la cancellazione di interi paesi, la libertà di stupro concessa ai bersaglieri. L’opposizione all’unificazione così condotta, sfociò in una guerra durata circa dieci anni e gabellata per “Brigantaggio”, anche se a combattere c’erano delinquenti (da una parte e dall’altra) e migliaia di soldati borbonici, fedeli al giuramento fatto.
Quando la sconfitta fu evidente, il Sud, per la prima volta nella sua storia plurimillenaria scoprì la via dell’emigrazione. L’unificazione così fatta, contro una parte del Paese, produsse la “Questione meridionale” che non esisteva e la fa durare ancora oggi. In tutto questo, il ministero dell’Istruzione cancella dai programmi dei licei per la letteratura del Novecento, cancellando di fatto un pezzo di storia nazionale, tutti i poeti e gli autori meridionali, inclusi i premi Nobel. Uno spettacolo per riportare il Mezzogiorno alla dignità violata. Per cercare di cominciare a fare, dopo 150 anni, l’Unità d’Italia, prima che l’Italia si spezzi.
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