La Palestina entra ufficialmente nelle Nazioni Unite con lo stato di "paese osservatore non membro". L'Assemblea ha votato la risoluzione con 138 voti favorevoli, tra cui quello dell'Italia. 9 i paesi contrari, 41 gli astenuti. Abu Mazen: "Mi impegno a rianimare i negoziati con Israele". Ma la reazione di Tel Aviv è durissima: "Discorso ostile e velenoso. La risoluzione non cambierà nulla. I palestinesi hanno infranto gli accordi e Israele agirà di conseguenza"
“Siamo qui non per delegittimare uno stato, Israele, ma per legittimare uno stato: la Palestina. Mi impegno a rianimare i negoziati con Israele”. Queste le parole del presidente dell’Anp Abu Mazen al Palazzo di vetro, poco prima che l’Assemblea generale dell’Onu desse il via libera alla risoluzione che riconosce la Palestina come “Stato osservatore non membro dell’Onu”.
La risoluzione è stata votata con 138 voti favorevoli, tra cui l’Italia. La decisione di votare sì da parte del governo italiano era arrivata solo in giornata, dopo un lungo periodo di riflessione. I paesi che hanno votato contro sono stati 9, mentre 41 si sono astenuti. L’annuncio dell’Onu è stato accolto con scene di giubilo, canti, spari in aria e bandiere al vento nella piazza di Ramallah.
Dopo essere stato accolto da un lungo applauso, Abu Mazen ha chiesto all’Onu di dare alla Palestina “un certificato di nascita come stato“. “La Palestina partecipa all’Assemblea Generale oggi perché crede nella pace e la sua gente ne ha un disperato bisogno – ha continuato – il popolo palestinese in questi giorni bui guarda all’Onu con grande speranza per la fine delle ingiustizie e per un futuro di giustizia e di pace. Il voto è l’ultima chance per salvare la soluzione dei due stati”.
All’intervento di Abu Mazen ha fatto seguito quello dell’ambasciatore israeliano Ron Prosor, che ha detto che “per porre fine al conflitto una volte per tutte l’Anp deve esser pronta a riconoscere Israele come stato ebraico con Gerusalemme capitale. Questa risoluzione non riconosce l’Autorità Palestinese come Stato, perché non ha le caratteristiche per essere uno Stato”, ha aggiunto l’ambasciatore. “Perché si possa arrivare a una pace duratura bisogna garantire la sicurezza”, ha aggiunto Prosor, ribadendo che la risoluzione sull’ammissione della Palestina come stato osservatore non membro dell’Onu “allontana la pace”.
Il discorso di Abu Mazen ha scatenato l’immediata reazione del premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ha definito l’intervento del presidente dell’Anp “ostile e velenoso” e che le parole del leader palestinese non sono quelle di chi “cerca la pace”. ”Il mondo – secondo Netanyahu – ha visto un discorso sobillatore, di tono velenoso, pieno di propaganda menzognera verso le forze armate israeliane e i cittadini israeliani”. La risoluzione dell’Assemblea generale, per il premier israeliano è comunque priva di significato e non cambierà alcunché sul terreno. I palestinesi hanno infranto gli accordi con Israele, e Israele agirà di conseguenza”.
Tra i 9 paesi che hanno votato no alla risoluzione ci sono gli Stati Uniti. Secondo l’ambasciatrice Usa all’Onu, Susan Rice, “la risoluzione approvata oggi non sancisce la nascita di uno Stato della Palestina”. “Sfortunatamente oggi è stata approvata una risoluzione controproducente” ai fini del raggiungimento dell’obiettivo di “due Stati per due popoli”, ha aggiunto Rice motivando il no di Washington alla risoluzione. Dello stesso tenore le dichiarazioni del segretario di Stato statunitense Hillary Clinton, secondo la quale il voto “pone nuovi ostacoli sul cammino della pace”.