“Il Fatto Quotidiano è indubbiamente di destra e fascista. Anzi, i fascisti sono persone brave e normali, direi piuttosto che quel giornale è manganellatore“. E’ l’opinione espressa da Fabrizio Rondolino, che, dopo il suo scontro con Ferruccio Sansa ad “Agorà”, su Rai Tre (video), infierisce nuovamente sul Fatto Quotidiano ai microfoni de “La Zanzara”, su Radio 24. “Questi amici del Fatto hanno la tendenza a prenderti di mira, a “corcarti” di botte e poi andarsene dall’altra parte per prendere di mira un altro” – continua il giornalista – “La Russa, a confronto, è indubbiamente più liberale, lui al massimo tira un calcione alla telecamera. Il Fatto invece prepara dossier“. Ma poi Rondolino tenta di correggere il tiro: “Non intendo dossier di servizi segreti, ma giornalistici. Altrimenti vengo querelato“. L’ex spin doctor di Massimo D’Alema e attuale consulente di Daniela Santanchè parla anche della pasionaria del Pdl. “La nostra collaborazione è cominciata già prima dell’estate” – rivela – “Cosa hanno in comune D’Alema e la Santanchè? Hanno le palle“. Il giornalista de “Il Giornale” ammette che la definizione di “mercenario” a lui attribuita è corretta e ne va fiero. Passa poi a difendere appassionatamente il suo direttore, definendolo “un guerriero solitario”: “Oggi i giornali sarebbero dovuti tutti uscire listati a lutto per gli arresti domiciliari a Sallusti e invece no, la buttano in barzelletta sulla casa della Santanchè”. E svela: “Tra l’altro quella è casa loro. I due sono una coppia di fatto, convivono in quella casa da un paio di anni“. Il giornalista attacca quindi “La Stampa”, rea di aver pubblicato un articolo sulla lussuosa magione della Santanchè, e il direttore Mario Calabresi. “E’ un articolo abbastanza vergognoso” – tuona – “forse perchè Sallusti per tutti è brutto, sporco e cattivo, mentre tutti gli altri direttori non avranno mai il suo destino”. Strali anche contro Vauro e Marco Travaglio: “Lui non fa mai ridere. Non so cosa direbbero tutti se la stessa cosa fosse successa a De Bortoli o a Ezio Mauro o a Mario Calabresi, che non vivono certamente nelle bicocche” di Gisella Ruccia