Ora ci si è messo anche il maltempo. Bisogna anzitutto pensare all’operaio disperso, ennesima vittima della protervia padronale (perché era lì a lavorare su una gru obsoleta e malmessa?) e della furia degli elementi scatenati anche a causa del degrado ambientale (e qui mi auguro davvero che non ci sia qualche imbecille pronto a contestare l’innegabile legame fra attuale modello di sviluppo e cambio climatico, aggravato dalla perdurante inazione della comunità internazionale, vedi l’ennesimo fallimento costituito dalla conferenza di Doha). E poi stringersi attorno ai lavoratori dell’Ilva che non si rassegnano alla chiusura della loro azienda. Tutto sembra cospirare contro di loro. Ma i danni della tromba d’aria sono certamente minori e meno preoccupanti di quelli del padronato cinico e truffaldino e di un sistema politico in buona misura imboscato alle sue spalle e incapace di articolare un progetto atto a salvare insieme, l’ambiente e la salute dei cittadini di Taranto, la produzione italiana di acciaio e il lavoro di migliaia e migliaia di persone in tutta Italia.
Ciò è possibile. Basta e avanza una precisa volontà politica volta a raggiungere queste finalità.
Occorre, di fronte all’atteggiamento irresponsabile dell’azienda, procedere all’immediato esproprio degli impianti, ai sensi dell’art. 43 della Costituzione, procedendo subito all’effettuazione dei lavori necessari al risanamento ambientale, come chiesto fra l’altro dalla Fiom.
Si tratta di vicenda per molti versi esemplare. In negativo e in positivo.
In negativo, intanto, se prendiamo in considerazione il comportamento padronale. Contrassegnato da un lato da assenteismo, mancanza di volontà di procedere agli investimenti necessari per ammodernare l’impianto dal punto di vista ambientale e non solo, desiderio unicamente di intascare, ad esempio attraverso il marchingegno delle false consulenze, i profitti prodotti dall’azienda a scapito di lavoratori e territorio. Caratterizzato dall’altro dalla menzogna e dalla corruzione, con fior di mazzette pagate per nascondere la realtà, e cioè gli effetti omicidi sulla popolazione della produzione così come attuata.
In negativo, ancora, analizzando l’atteggiamento del governo. Come sempre incapace o non interessato ad elaborare uno straccio di politica industriale, predisponendo un piano per la salvaguardia della protezione e dell’ambiente, rispetto a impianti che secondo la stessa Confindustria svolgono un ruolo strategico per tutta la struttura industriale italiana, al punto che secondo Squinzi si gioca all’Ilva l’eventualità che l’Italia esca dal novero dei Paesi avanzati. Di più, un governo come sempre espressione degli strati più arretrati e delle peggiori pulsioni del padronato, debole con i forti e forte con i deboli, rissoso con la magistratura, di cui contesta il ruolo istituzionale, di applicazione della legge per la tutela della salute e dell’ambiente.
In negativo, infine, per la funzione assolutamente di copertura del padronato Riva svolta da alcuni sindacati oggi del tutto sbugiardati da parte della classe operaia. Quegli stessi sindacati filopadronali che, in sede nazionale, come alla Fiat ed altrove, vengono illegittimamente ritenuti esponenti unici della rappresentanza dei lavoratori. Alla faccia della democrazia nei luoghi di lavoro. Altro che primarie!
Ma anche in positivo per l’occasione che viene offerta di ripartire con un modello di sviluppo diverso. Coniugare rispetto dell’ambiente e tutela del lavoro è possibile, come dimostra l’esperienza anche di altri Paesi capitalistici avanzati come la Germania, cui si guarda solo quando fa comodo.
E non ci dicano che mancano i soldi. Si cominci ad espropriare per intero il patrimonio degli sfruttatori. Si introduca una patrimoniale seria. Si risparmi sulle spese non necessarie come quelle per gli armamenti. Anche un bambino capisce che, mediante il risanamento ambientale si risparmia in termini di spesa sanitaria successiva. Ma Monti e il suo codazzo di “tecnici” amici del giaguaro non lo capiscono o meglio non vogliono capirlo. Del resto perché privare le assicurazioni private di un lucroso mercato riducendo le cause del cancro e di altre malattie?
E che ne dicono i due contendenti delle primarie? Che ne dice Beppe Grillo, che nel suo blog ha pubblicato sotto forma di favola una ricostruzione dei fatti per molti versi ineccepibile ma con un finale molto amaro che non andrebbe dato per scontato? Che dice il Movimento Cinque Stelle?
Dalla sfida dell’Ilva e di situazioni analoghe passa il futuro del nostro Paese. Per liberare il quale bisogna anzitutto liberarsi di un padronato irresponsabile, di questo governo composto dai suoi scudieri e dalla classe politica che gli fa ala.