Allora è importante far notare che questo nuovo governo di “tecnici” sta usando antichi moduli di bilancio che servivano per vita e successo di un Paese completamente diverso, dove la potenza contava più del benessere, le cose più dei cittadini, le armi più del lavoro. Era il modulo di bilancio di tempi in cui, per la salvaguardia dei confini e delle coste, non si poteva badare a spese. A questo modello, che in parte era imposto dalla necessità, in parte dall’errore culturale (immaginare il futuro come il presente) si è aggiunta l’influenza potente della riforma Reagan-Bush: privatizzare ogni aspetto della vita delle persone, dalla scuola di ogni livello alle malattie di ogni gravità e costo, e socializzare i benefici accordati alla ricchezza: tutti rinunceranno a qualcosa per tagliare le tasse alle imprese e ai milionari, uniche fonti di arricchimento per tutti. L’arricchimento per tutti, come è noto, non c’è stato. E il presidente Obama è stato rieletto per tentare di rimediare al disastro sociale Reagan-Bush nel suo Paese. Adesso, a quel disastro sociale, sembra avviata l’Italia, con tre cattivi risultati: spaventare i cittadini, smontare la fiducia sulla capacità dei “tecnici”; spingere, data la solitudine, alla ribellione. La somma di tali risultati è un costo ben più grande dei tagli gravissimi (e irrilevanti per la salvezza del Paese) che ci vengono continuamente annunciati.
Il Fatto Quotidiano, 29 novembre 2012