Ancora respinta una richiesta di revoca del provvedimento sull'impianto. Il giudice: "La produzione dello stabilimento è tuttora altamente pericolosa". Per il magistrato i tempi di realizzazione della nuova Aia sono “incompatibili con le improcrastinabili esigenze di tutela della salute" di cittadini e lavoratori
La nuova Aia per l’Ilva non è fondata su “specifici studi o accertamenti di tipo tecnico-scientifico” in grado di “confutare le evidenze probatorie” che denunciano “l’esistenza, nella zona del Tarantino, di una grave ed attualissima situazione di emergenza ambientale e sanitaria” imputabile alle emissioni dell’Ilva. Per questo il gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha respinto l’ennesima istanza di dissequestro dell’area a caldo dell’Ilva da parte della società guidata dalla famiglia Riva. L’istanza era stata presentata dai legali del’Ilva di Taranto dopo che già nei mesi scorsi una prima richiesta era stata bocciata dallo stesso gip, sempre con parere negativo della Procura. Per il gip la nuova Aia per l’Ilva “non si preoccupa affatto della attualità del pericolo e della attualità delle gravi conseguenze dannose per la salute e l’ambiente”. L’attività produttiva dell’Ilva è “tuttora, allo stato attuale degli impianti e delle aree in sequestro, altamente pericolosa”.
I tempi di realizzazione della nuova Aia, insomma, sono “incompatibili con le improcrastinabili esigenze di tutela della salute della popolazione locale e dei lavoratori del Siderurgico” scrive il gip. Tutela che “non può essere sospesa senza incorrere in una inammissibile violazione dei principi costituzionali” (articoli 32 e 41). Come è possibile, sulla base di quanto emerso dalle indagini, “autorizzare comunque l’Ilva alle attuali condizioni e nell’attuale stato degli impianti in sequestro, a continuare da subito l’attività produttiva”, senza “prima pretendere” gli interventi di risanamento?
Il 6 dicembre prossimo invece, dinanzi al tribunale del riesame di Taranto, sarà discussa l’istanza di dissequestro del prodotto finito e semilavorato giacente sulle banchine dell’area portuale del siderurgico. Al prodotto sono stati apposti i sigilli il 26 novembre scorso, sempre nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale, poichè secondo l’accusa il prodotto giacente è stato ottenuto utilizzando gli impianti dell’area a caldo sotto sequestro senza facoltà d’uso del 26 luglio scorso.
L’Ilva questa sera ha inoltre annunciato oggi ai sindacati il ricorso alla cassa integrazione per 1.031 persone sino al 3 dicembre prossimo in conseguenza dei danni agli impianti provocati dal tornado che si è abbattuto sullo stabilimento siderurgico lo scorso mercoledì. I reparti interessati sono le acciaierie 1 e 2, i pontili a mare, la gestione rottami ferrosi piu’ altri impianti minori. Il numero maggiore di addetti è concentrato all’acciaieria 2 dove operano 550 unità. In queste aree si sta effettuando una verifica delle condizioni di sicurezza e di agibilità visto che il tornado ha sollevato le coperture dei capannoni e messo a rischio le stesse strutture. Il 3 dicembre le parti si reincontreranno per fare il punto della situazione ma i sindacati non escludono che già il 3 dicembre alcuni di questi impianti possano ripartire concludendo i lavori di ripristino e di messa in sicurezza.