Quando frequentavo le scuole medie il professore di ginnastica conferiva ai due più prestanti della classe l’incarico di capi squadra per costruire due compagini di pallavolo. Loro sceglievano, alternandosi, fra gli altri ragazzi. Ricordo che essere selezionato fra i primi voleva dire che venivi ritenuto abbastanza bravo mentre rimanere fra gli ultimi significava che eri una schiappa. C’era un mio compagno di classe magrino, piccolo e assolutamente negato per la pallavolo che rimaneva sempre ultimo per cui capitava in sorte alla squadra che aveva esaurito le altre alternative. Io gli ero amico e soffrivo per lui perché mi pareva una grande umiliazione. Una volta ebbi io l’incarico di formare una squadra, forse perché uno dei due più prestanti era ammalato. Suscitando le protesta di quelli che stavano costituendo la mia compagine a metà selezione scelsi proprio lui per fare in modo che, almeno una volta, non fosse l’ultimo. Tra le altre cose quella volta giocò abbastanza bene e vincemmo.
Cito questo ricordo d’infanzia per affrontare il tema della scelta delle primarie del centrosinistra.
Si può pensare che gli elettori di centrosinistra scelgano il candidato che ha più probabilità di vincere nelle future elezioni. Se però il voto fosse esteso agli altri elettori è chiaro che costoro, secondo logica, dovrebbero scegliere il candidato peggiore. Quello che secondo loro ha meno probabilità di vincere e contrastare efficacemente il loro partito. Se per esempio stuoli di berlusconiani o grillini andassero a votare domenica ci si potrebbe aspettare, da parte loro, una scelta non per il bene ma per il male del centrosinistra.
Naturalmente in queste cose, fortunatamente, emerge l’ambivalenza che la psicologia ci insegna regnare sovrana nell’animo umano. Nessuno di noi è veramente solo in un modo ma ognuno ha in sé numerose sfaccettature che lo portano a comportamenti complessi e bizzarri rispetto a una logica elementare. Come capitò a me alle scuole medie che scelsi, per amicizia e per pena, quello che sulla carta risultava il peggiore per poi avere invece da lui un’ottima prestazione.