Lo scontro senza precedenti tra azionisti, il Comune guidato da Giuliano Pisapia e il fondo F2i partecipato dalla Cassa Depositi e Prestiti, fa scappare gli investitori. Il Pd: "Patto di stabilità a rischio. Il presidente Guido Podestà non abbandoni la nave. Sarebbe un gesto negativo e dalle conseguenze politiche non immaginabili"
Lo scontro tra Roma e Milano fa saltare la quotazione in Borsa della Sea e, quindi, lascia a bocca asciutta il Comune di Giuliano Pisapia e la Provincia di Guido Podestà, che si preparano ad alzare il tiro con azioni legali. L’offerta dei titoli della società che gestisce gli scali lombardi di Linate e Malpensa, com’era nell’aria da qualche giorno, è stata ritirata oggi pomeriggio, dopo che l’operazione non aveva riscosso sufficiente interesse da parte degli investitori.
Benché previsto, si tratta di un brutto colpo soprattutto per Podestà, che ha bisogno di risorse fresche per far quadrare il bilancio 2012 dell’ente locale, ma che sta ancora facendo i conti con il flop dell’asta per la vendita della partecipazione di maggioranza nella società autostradale Serravalle a sua volta alle prese con i debiti della controllata Pedemontana. Una boccata d’ossigeno per la Provincia, sarebbe dovuta arrivare appunto dalla vendita del 14,6 per cento delle azioni Sea, con un incasso complessivo compreso tra 109 e 145 milioni di euro.
Ora, invece, “si apre sicuramente un problema economico per la Provincia di Milano. Vi è un rischio di non rispettare il patto di stabilità, visti anche i tagli operati dal governo”, come ha detto il vicecapogruppo del Pd in Provincia, Roberto Caputo, aggiungendo “il presidente Guido Podestà non abbandoni la nave. Sarebbe un gesto negativo e dalle conseguenze politiche non immaginabili”. La risposta è arrivata in serata sotto forma di delibera di cessione della quota in Sea attraverso un’asta pubblica.
La quotazione, inoltre, avrebbe dovuto portare nelle casse di Sea una somma compresa tra 78 e 105 milioni attraverso la vendita di nuove azioni e l’incasso avrebbe contribuito al pagamento del dividendo straordinario destinato a Comune e Provincia da oltre un anno. A questo punto bisognerà vedere se, al di là degli ottimismi dichiarati, le casse della società saranno in grado di far fronte agli impegni che, d’altro canto, vengono incontro alle esigenze economiche del Comune di Milano, che di Sea è il primo azionista e che è ancora alle prese con i buchi di bilancio lasciati dal predecessore di Pisapia, Letizia Moratti.
Niente da fare, a far scattare il dietrofront del gruppo presieduto da Giuseppe Bonomi, è stata la bassa domanda di adesione in fase di collocamento. Alla chiusura della raccolta degli ordini, oggi alle quattro, l’offerta non sarebbe stata coperta nemmeno al 50 per cento. Inoltre, il prezzo individuato sarebbe nella parte bassa della forchetta, che esprimeva un valore minimo della società tra gli 800 milioni e un massimo di 1 miliardo e 75 milioni di euro. A pesare, sicuramente, lo scontro al vertice dell’azienda col socio di minoranza, F2i.
Ovvero il fondo di Vito Gamberale, il cui principale azionista è la Cassa Depositi e Prestiti, la società controllata dal ministero del Tesoro che gestisce il risparmio postale degli italiani, che aveva votato contro la quotazione a un prezzo che nella migliore delle ipotesi sarebbe stato di 1 euro per azione inferiore al valore pagato da F2i un anno fa per il 30% della Sea nell’ambito della gara che gli era valsa un avviso di garanzia per turbativa d’asta. Non solo. Il 20 novembre scorso due consiglieri d’amministrazione di Sea espressi dal fondo avevano scritto al presidente della società, l’ex deputato leghista Giuseppe Bonomi, muovendo accuse gravissime. Lettera che è stata trasmessa alla Consob, l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari e che sostiene proprio che nel prospetto informativo di 662 pagine che ha accompagnato l’offerta delle azioni della società agli investitori, i vertici aziendali non hanno “comunicato al mercato dati sensibili sull’andamento della società”.
Pochi giorni dopo, direttamente in Consob, era arrivato un esposto analogo da parte dei vertici lombardi di Legambiente. A condire il tutto, poi, è arrivata l’apertura di un fascicolo per un ipotetico danno erariale da parte della Corte dei Conti a carico del Comune e proprio per la delibera di settembre per la vendita congiunta con la Provincia della Serravalle e la ripresa del processo di quotazione di Sea. Anche qui sulla base di un esposto, questa volta depositato dal gruppo Pdl. Ma la cosa non sembra destinata a finire qui.
“Se le notizie apparse sui giornali corrispondono a realtà credo che chi ha tentato di turbare il mercato e ha fatto ricorsi infondati, se ne assumerà la responsabilità in caso di insuccesso. Se ci sarà una marcia indietro bisognerà scoprire le cause, che credo siano evidenti a tutti, e chi è responsabile pagherà le conseguenze”, aveva detto questa mattina Pisapia in riferimento alle ipotesi di annullamento della quotazione. Tradotto: non sono escluse azioni di responsabilità nei confronti del socio di minoranza. E, passando dal dire al fare, in queste ore il cda di Sea sta valutando un esposto alla Consob contro il fondo di Gamberale per aver ostacolato il piano di quotazione in Borsa.
Sul tema della magistratura contabile è invece intervenuto Podestà. ”La Corte dei Conti farà ovviamente le proprie indagini. Credo che questo ricorso riguardi il Comune di Milano più che la Provincia”, ha commentato per poi aggiungere che “per quello che è il grado di conoscenza della procedura da parte nostra mi sembra che ci sia stata una regolarità assoluta. Se invece il ricorso riguarda anche la precedente vendita di quasi il 30 per cento di Sea a F2i, allora non mi esprimo e la magistratura farà la sua parte”.