I giudici si sono riservati di decidere entro pochi giorni sulla confisca dell'impianto di Uguzzolo, portata in udienza d'appello dalla Procura di Parma. Poi l'accusa di alcuni avvocati dei 12 indagati: "Caso politico non giuridico. Nella sua requisitoria il procuratore si è richiamato alla relazione esplicativa consegnata dal sindaco"
La questione inceneritore di Parma rimane ancora in sospeso. I giudici riuniti in collegio nella prima udienza di appello contro il rigetto della richiesta di sequestro del cantiere di Ugozzolo si sono riservati sul caso che da mesi fa sospirare l’amministrazione Cinque Stelle e il sindaco Federico Pizzarotti, che in campagna elettorale aveva promesso di bloccare il forno.
La decisione dei giudici Paolo Scippa, Luca Agostini e del presidente del collegio Pasquale Pantalone arriverà nei prossimi giorni. Durante l’udienza, durata oltre quattro ore, il procuratore capo Gerardo Laguardia ha presentato la sua requisitoria di fronte agli avvocati difensori dei tredici indagati nell’inchiesta aperta dalla Procura di Parma sull’inceneritore. Quindi ha chiesto di mettere agli atti altri due documenti che sono stati respinti.
Uno riguarda la delibera della giunta provinciale di Modena del 26 ottobre 2004 con cui è stato dato il via libera all’inceneritore di Modena, in cui veniva indicato il procedimento di autorizzazione corretto che invece secondo l’accusa non è stato seguito a Parma. L’altro documento respinto è una lettera del 2010 firmata dall’ex dirigente comunale Emanuele Moruzzi riguardante il progetto esecutivo di Iren, che però era già contenuta nel fascicolo del pm.
L’avvocato Enrico Vigorito, che difende l’ex presidente di Ato Roberto Bianchi, ha puntato il dito sulla collaborazione tra il sindaco Pizzarotti e il procuratore. “Ho fatto presente al tribunale che Pizzarotti è di fatto il consulente del procuratore, visto che ai difensori è stato dato avviso di una relazione esplicativa consegnata dal sindaco a ottobre 2012, a cui il procuratore si è richiamato nella sua requisitoria”. L’avvocato si è anche espresso sulla questione: “Abbiamo capito che è unicamente un caso politico e mediatico, e non ha nessuna valenza giuridica”.
“A me interessa soprattutto che vengano riconosciuti i reati” ha commentato il procuratore Laguardia all’uscita, riferendosi all’ipotesi di abuso d’ufficio e di abuso edilizio sostenuta dall’accusa, per cui sono indagate tredici persone tra i vertici di Provincia, multiutility Iren e Comune. La Procura di Parma a fine settembre aveva impugnato il provvedimento del gip Maria Cristina Sarli che aveva respinto la richiesta di sequestro preventivo del cantiere presentata a luglio. Il gip aveva accolto il reato di abuso d’ufficio riguardante l’affidamento diretto ad Amps (diventata poi Enìa e oggi Iren) del servizio di gestione rifiuti e a Hera della realizzazione del Polo ambientale integrato, ma aveva giudicato l’illecito già consumato, ritenendo quindi inutile il sequestro del cantiere di Ugozzolo.
Il procuratore Laguardia aveva presentato appello contro la decisione, visto che l’impianto è ancora in fase di costruzione. Sul reato di abuso edilizio e quindi sul presunto mancato permesso a costruire invece, Sarli si era allineata con la sentenza del Tar, che a gennaio aveva dato ragione a Iren, considerando che l’autorizzazione ai lavori fosse contenuta nell’approvazione della Via (Valutazione d’Impatto Ambientale).
Nell’impugnare il provvedimento, la Procura aveva riproposto anche il reato di abuso edilizio, a cui si collegano altri reati, tra cui il mancato versamento di oneri di costruzione da parte di Iren (420mila euro) in base al fatto che l’inceneritore fosse considerato “opera pubblica”. Ci sono poi i pagamenti da parte di Iren a Comune e Provincia per le attività di monitoraggio del Polo ambientale integrato, per cui è indagato per peculato Moruzzi, dirigente comunale già coinvolto nell’inchiesta Green Money 2 per cui è stato disposto il sequestro dei beni. Tutte questioni al vaglio della Procura, che sta proseguendo le indagini anche in collaborazione con l’amministrazione Cinque stelle, che ha consegnato agli inquirenti nuovi documenti riguardanti il fascicolo sull’impianto.
Ci vorranno ancora giorni, forse settimane, prima che i giudici si esprimano definitivamente sul caso, ma intanto il braccio di ferro tra Cinque stelle e Iren prosegue. La multiutility ha dichiarato che l’impianto entrerà in funzione i primi mesi del 2013, dopo le fasi di collaudo. D’altra parte, il Comune ha dalla sua il fatto che la convenzione con Iren per la gestione dei rifiuti a Parma risulta scaduta da quasi un anno. La scoperta l’aveva fatta Paolo Rabitti, il consulente esterno arruolato da Pizzarotti, e pochi giorni fa dalla Regione è arrivata la conferma.
Secondo il direttore del Servizio Ambiente Giuseppe Bortone, la convenzione non è più valida dal 19 dicembre 2011, e inoltre essa riguardava solo spazzamento, raccolta e avvio a smaltimento dei rifiuti, e non lo smaltimento stesso, escludendo quindi l’inceneritore. Ora quindi il Comune dovrà aspettare una nuova gara, che dovrà essere indetta dall’ente regionale Atersir, per affidare il servizio. E non è detto che a vincerla sarà Iren, che comunque fino a un nuovo affidamento è obbligata a garantire il servizio, come già sta avvenendo nei Comuni di Reggio e di Piacenza. Secondo Rabitti e i Cinque stelle inoltre, le tariffe imposte da Iren ai cittadini di Parma sforano i limiti imposti dalla legge regionale del 1999 che non dovrebbero superare il 20% del costo medio di quelle della Regione. Per il Comune di Parma si potrebbe perfino ipotizzare un rimborso, ma si tratterebbe di una magra consolazione: a quel punto infatti, come da programmi della multiutility, l’inceneritore potrebbe già essere in funzione.