Di “green economy” sono pieni i programmi elettorali e le fiere di settore, non c’è politico (o tecnico-politico), che non parli della necessità di coniugare economia e tutela dell’ambiente.

Sono state emanate anche buone leggi, come il conto energia, che incentiva la produzione di energia da fonti rinnovabili e le detrazioni d’imposta per interventi di efficienza energetica nelle abitazioni. Leggi che spesso sono state svuotate da interventi speculativi di gruppi di potenti investitori che hanno divorato ettari di terra nel nostro Paese coprendoli con grandi impianti fotovoltaici, sottraendo così risorse che dovevano essere destinate all’autoproduzione energetica di cittadini e imprese.

I cittadini sono spesso disorientati da queste norme di cui pure vorrebbero approfittare, perché frenati dalla complessità delle procedure necessarie a ottenere gli incentivi e perché, trattandosi di questioni tecniche, non sanno bene a chi rivolgersi per avere informazioni attendibili e soprattutto “terze”, rispetto al mercato.

Un gruppo di 9 comuni bellunesi, capofila Ponte nelle Alpi – il comune più riciclone d’Italia – da tre anni promuove, in collaborazione con la Coop. Arianova, il progetto Pubblichenergie, azioni di economia responsabile che informa i cittadini e organizza gruppi di acquisto per aiutare le famiglie a realizzare gli interventi nelle proprie abitazioni.

I percorsi guidati che accompagnano il cittadino sono azioni che partono dal basso: dagli incontri informativi, ai minicorsi di formazione, all’incessante attività di relazione e feed-back mediante lo sportello comunale dislocato sul territorio, realizzata da operatori formati, motivati e coinvolti nei temi trattati.

criteri di scelta che producano benefici a cascata sono quelli che valorizzano le forniture e il lavoro a chilometri zero, i materiali e le tecnologie di qualità ed ecocompatibili, il prezzo equo che non transige sul rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro e garantisce il giusto reddito alle maestranze.

Insomma, si risparmia acquistando insieme senza comprimere i diritti dei lavoratori.

In tre anni Pubblichenergie ha incontrato 3500 cittadini, realizzato 270 impianti fotovoltaici di piccole dimensioni su tetti di case e piccole aziende in 32 comuni bellunesi per un totale di 1.400.000 kwh di energia prodotta all’anno, dando lavoro per 4 milioni di euro a una ventina di imprese, tecnici e artigiani locali.

Ora Pubblichenergie affronta concretamente il tema del risparmio energetico nelle abitazioni, come sempre informando e organizzando gruppi di acquisto su analisi termografiche, serramenti in legno ad elevate prestazioni, cappotti termici, impianti solari termici, pompe di calore elettriche per acqua calda sanitaria.

Acquistando assieme, i cittadini possono contare sull’assistenza dei comuni e risparmiare (circa il 15% rispetto ai prezzi di mercato). Cittadini e imprese versano, in modo molto trasparente, un piccolo contributo per ogni intervento realizzato a Pubblichenergie, che così si sostiene economicamente e non pesa sulle casse dei comuni.

Semplice no? 

Carta d’identità di Pubblichenergie
 
Pubblichenergie è un servizio pubblico rivolto a tutti i cittadini bellunesi che si occupa di promuovere il risparmio energetico e le energie rinnovabili presso cittadini e piccole imprese, con l’obiettivo di dimostrare che è possibile rispettare l’ambiente, creare nuovi posti di lavoro e stimolare una economia responsabile nel territorio.

Pubblichenergie – azioni di economia responsabile” è un “ufficio comune” promosso dai Comuni bellunesi di Ponte nelle alpi, Lentiai, Trichiana, Mel, Alano di Piave, Pedavena, Agordo, La Valle Agordina, Valle di Cadore.

Il progetto è sostenuto dalla Comunità Montana Belluno Ponte nelle Alpi, dall’Associazione di comuni alpini Alleanza nelle Alpi.

Pubblichenergie, collabora con l’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi e con Arianova Sostenibile s.c.s. Onlus.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Petrolio, raccolti 300 milioni per non trivellare un parco naturale in Ecuador

next
Articolo Successivo

Quando la fabbrica uccide e inquina dopo 28 anni

next